SocialePrimo Piano

Cyberpunk, steampunk e altri misteri

Un’avventura nel vocabolario della fantascienza tra cyberpunk, steampunk e tanti altri generi affini!

Che sia la volta buona che ne impariamo il significato?

Nel mondo iper-veloce e a reti unificate di oggi, è difficile tenersi al passo con le evoluzioni del linguaggio.

In particolare, è evidente come il nostro vocabolario sia ormai zeppo di anglicismi.

Computer, smartphone, smart working.

Tantissimi sono i termini presi in prestito dai nostri amici anglofoni.

 Una tra le parole più utilizzate, con significati molto diversi, è “punk” che spesso si presta a formare composti.

A voi cosa viene in mente sentendo pronunciare questo lemma?

Sì, probabilmente la prima cosa che vi passa per la testa sono le capigliature eccentriche e i vestiti stracciati dei punkabbestia.

Ma cosa vuol dire effettivamente questo termine?

Ebbene, punk è una parola che viene per la prima volta utilizzata negli anni 70’ del XX secolo per indicare un movimento giovanile di protesta, nativo degli Stati Uniti, che si lanciava contro le ingiustizie del capitalismo occidentale. In traduzione dall’inglese, il suo significato è “da due soldi, di scarsa qualità”.

 Fin da subito si impone come un termine multitasking.

 Punk passò ad indicare anche un tipo particolare di musica: il punk rock, contraddistinto da ritmi semplici e indiavolati e da testi provocatori e ribelli, spesso proprio da un punto di vista politico. David Bowie, The Clash, Sex Pistols vi dicono niente?

Ma il punk non si ferma qui. Ha influenzato anche la moda degli ultimi 30 anni: piercing, tatuaggi, vestiti laceri, accessori eccessivi e preferenza per colorazioni tendenti al nero e per un trucco ostentato.

Il punk ha lasciato il suo segno soprattutto da un punto di vista culturale. Dalle sue caratteristiche originarie hanno preso piede filoni letterari, cinematografici e legati alle arti visive.

Insomma, ci mancava soltanto che questa voce tuttofare venisse impiegata anche per costruire qualche proverbio e non si era fatta mancare davvero nulla. Qualcosa del tipo: sopra la punk-a la capra campa, sotto la punk-a la capra crepa.

Avete ragione, non faceva ridere. Torniamo a noi. 

La letteratura degli anni 80’ si è servita del termine punk per creare diversi generi del fantasy. Infatti, quando sentite parlare in ambito artistico di punk, sappiate che ci stiamo muovendo di sicuro nel mondo della fantascienza.

Il cyberpunk è il genere più in voga tra quelli che discendono da questa famiglia lessicale. Tale categoria nasce dall’incontro con il termine cibernetica.

Con cyberpunk si indicano quelle rappresentazioni di futuri distopici e critici verso la società consumista, in cui l’essere umano si avvia verso una tecnologizzazione selvaggia che spesso porta alla nascita di cyborg. Ambientazioni e fotografia sono sovente ispirate alle idee della psichedelia e alla creazione di mondi sotto effetto di sostanze stupefacenti o creati dall’inconscio.

Cyberpunk comparve per la prima volta come titolo di un racconto di Bethke nel 1983 che riscosse un certo successo di pubblico. La letteratura cyberpunk si è poi sviluppata germinando dalla penna di molti autori famosissimi: Gibson con il suo Neuromante fu uno degli apripista, seguito dal genio multiforme di James Ballard e dai romanzi di Philip Dick.

L’ultimo autore in particolare ha segnato la storia contemporanea dell’editoria e dell’audiovisivo: il capolavoro di Ridley Scott, Blade Runner del 1982 si ispira proprio ad un suo romanzo Ma gli androidi sognano pecore elettriche?

Per chi non avesse visto questo film, considerato un po’ il capostipite dei lungometraggi cyberpunk, recuperarlo è l’unico modo per evitare la gogna social.

Facciamo un breve punto della situazione per capire alcuni dei principi chiave del genere: siamo in un mondo distopico (anno 2019, cioè ben 37 anni dopo la realizzazione dell’opera) dove alcuni corpi di polizia umana (i blade runner) si occupano di eliminare i cyborg che hanno maturato una propria volontà senza rispondere più agli ordini dei loro padroni. Tutto ciò ovviamente capita in una città futuristica dove automobili volanti e edifici colossali si accompagnano ad una periferia underground poverissima e sovrappopolata. 

Nell’universo cyberpunk  rientrano una miriade di capolavori appartenenti ai media più svariati: come i celebri film Tron, Minority Report, Matrix e Ready Player One; oltre alle serie tv Altered Carbon e Mr. Robot.

 Il cyberpunk non è comunque una corrente tutta occidentale. In Giappone in particolare, molti anime vertono su tematiche che rientrano a pieno titolo nel genere. Un esempio è Paprika – Sognando un sogno.

Quest’opera del 2006 potrebbe essere la vera musa ispiratrice di Inception, film campione di incassidi Nolan. Anche qui viviamo in un universo narrativo in cui è possibile entrare nei sogni altrui (dreampunk). Questa possibilità viene sfruttata inizialmente nel tentativo di curare patologie psicologiche, ma non tutti hanno buone intenzioni…

Punk, punk, punk.

Ancora non ne avete avuto abbastanza? Bene, perché non abbiamo finito, il cyberpunk è solo la punta dell’iceberg.

Ecco una veloce carrellata di suoi sottogeneri e di loro comparse nei diversi media.

Lo steampunk: caratterizzato dalla creazione di ucronie in cui i caratteri dell’Inghilterra vittoriana vengono catapultati in un futuro dove il progresso si basa sulla forza del vapore (Il pianeta del tesoro, Il castello errante di Howl, La bussola d’oro).

Questa corrente ha punti in comune con il dieselpunk, in cui si immagina di “infuturare” estetica e tecnologie degli anni delle due guerre mondiali (The man in the High Castle, Mad Max).

Il biopunk si incentra sugli sviluppi della biologia, con la possibilità di creare nuove entità modellandone le informazioni genetiche (pensiamo alla collana di videogiochi Bioshock).

Ricordate i I Flinstones? Dunque, anche lororientrano in una delle famiglie –punk . Per essere precisi, nello stonepunk: sottogenere in cui invenzioni moderne vengono inserite anacronisticamente nell’era del neolitico.

Bene, adesso dovreste essere ben preparati! La prossima volta che qualcuno chiederà «che diavolo è ‘sto cyberpunk?» non sarete costretti a restare in punkina!

Giusy D’Elia

Vedi anche: Ipotesi che rendono il futuro più futuristico

Giusy D'Elia

Disordinata, ansiosa, testarda, logorroica… ma ho anche dei difetti. I pregi scoprili leggendo i miei articoli! Sono Giusy D’Elia, classe 1997. Studio Filologia moderna perché credo nel valore della cultura umanistica. Ho un mondo dentro che ha paura di uscire, ma La Testata mi sta aiutando a farlo esplodere! Sono la responsabile di Tiktok.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button