Oggi ricordiamo la tragica vicenda che segue come un’ombra il nome Titanic: chi non è a conoscenza del suo nefasto destino?
Destino che sembra essere stato scritto fin dall’inizio tra le pagine del lussuoso progetto del transatlantico. Infatti vi sono diverse ipotesi sul motivo del suo naufragio, ma solo alcune di esse sembrano maggiormente attendibili rispetto ad altre.
Una prima ipotesi, considerabile certezza, sembra addossare la colpa della tragedia su William McMaster Murdoch, imbarcato in qualità di primo ufficiale di coperta.
Egli fu uno dei pochi che vide l’iceberg contro il quale il Titanic impattò.
Infatti secondo alcune fonti, fu Murdoch a preferire un tentativo di eludere l’iceberg.
Il sogno di gloria per un riconoscimento alla nave in qualità, oltre che per grandezza anche per velocità, prevalse sulla prudenza e la ragione.
Lo scopo era quello di approdare a New York in anticipo così da ricevere elogi per la rapidità del viaggio affrontato dal Titanic.
Ma il sogno andò in frantumi: infatti una collisione diretta avrebbe causato dei piccoli guasti e una diminuzione della velocità, ma non l’affondamento del Titanic.
Nonostante l’errore di congettura, Murdoch non è designato come un vero e proprio colpevole, anzi. Durante l’annegamento, fu l’unico a imbarcare sulle scialuppe di salvataggio sia uomini sia donne, ricchi e poveri, senza fare distinzioni contrariamente a quanto fecero gli altri ufficiali.
Infine il povero Murdoch avvertendo il peso dell’errore commesso, si gettò nelle acque dell’oceano.
Altra ipotesi è attribuibile ad una questione progettuale ed economica.
Infatti oltre che ridurre i tempi di costruzione si badò bene di risparmiare anche sui costi.
I rivetti, ovvero dei chiodi molto grandi che hanno il compito di mantenere salda la nave, furono realizzati con una lega metallica, anziché con l’acciaio che era ovviamente più dispendioso. Quei rivetti dunque a contatto con le acque gelide dell’oceano, non erano altro che del burro al sole.
Queste due più che attendibili ipotesi, che sono da considerare delle vere e proprie certezze, bastano ed avanzano per credere che una nave, considerata paradossalmente l’inaffondabile, sia potuta giungere ad una sorte simile.
Durante l’affondamento la nave giunse al punto di spezzarsi in due parti.
Questo accadde a causa di una pressione assurda pari a tre tonnellata per centimetro cubo.
Insomma, un bel po’.
Tra la notte del 14 e il 15 aprile 1912, il Titanic si inabissò nelle gelide acque dell’Oceano Atlantico a 3.810 metri di profondità, trascinando con sé più di 1.500 vittime.
Si pensa che seguendo le medesime coordinate del Titanic, si possano udire i lamenti e le urla delle anime dei passeggeri annegati.
Enza Galiano
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