Dove ogni tuo passo si confonde col mio. Your name e il filo rosso del destino
“Vitam regit fortuna, non sapientia”
(Marco Tullio Cicerone)
Sono sempre stata fatalista, è vero.
E, anche se cerco di reprimere questa mia parte, sono in fondo un po’ romantica.
Non parlo di gesti estremi o dichiarazioni eclatanti, credo però nell’anima gemella e che ognuno di noi sia destinato a qualcuno. Trovarlo, questo è il problema.
Tante volte nella vita ho giocato la carta del “per il destino doveva andare così” non per giustificarmi ma perché ci credo davvero: tutto quello che succede fa parte di un piano ben preciso con tappe sistematiche e un gran finale esplosivo. Speriamo solo che non sia io ad esplodere.
E se questo fatalismo vale nelle situazioni normali, perché non dovrebbe valere anche in amore?
Tutte le delusioni, le storie sbagliate, i cuori spezzati non sono altro che tappe da fare prima di vincere il premio finale.
Perché, che lo vogliamo o no, siamo tutti legati a qualcuno.
Quella a cui mi riferisco è un’antica leggenda cinese molto nota in Giappone: la leggenda del filo rosso del destino (運命の赤い糸) secondo la quale ogni persona porta legato al mignolo un filo rosso che lo collega alla propria anima gemella.
Il filo non può essere spezzato e le due anime sono destinate ad incontrarsi.
Ora immaginate la gioia che questa leggenda ha suscitato in me, grande fatalista e inguaribile romantica! Basta trovare l’altro capo del filo!
Ma tra il dire e il fare ci sono di mezzo innumerevoli amori sbagliati che, volente o nolente ti ammaccano il cuore.
Ma la speranza è l’ultima a morire e se la mia fiducia nell’umanità e nelle leggende popolari stava venendo meno, ci ha pensato Makoto Shinkai a tirarmi su.
No, Shinkai non è il mio amico giapponese che sta facendo l’Erasmus a Napoli, è il regista di uno dei film più belli che io abbia visto ultimamente: Your Name.
Chi lo ha visto sa di cosa parlo, chi non lo conosceva nemmeno andasse su Netflix ora, di corsa, perché tanto lo so che tutti avete l’account.
Your Name è un gioiellino non solo dal punto di vista scenografico e musicale ma è un film in toto così bello che in due mesi l’ho visto tre volte. Conto di guardarlo almeno altre tre.
Cito questa pellicola proprio perché il tema dominante all’interno del film è quello dell’ Unmei no akai ito e i due protagonisti, inconsapevolmente legati non solo non vivono nella stessa città, non frequentano gli stessi ambienti e luoghi ma vivono in un arco temporale diverso.
Taki e Mitshua infatti non si incontrano mai se non… no vabbè, non vi spoilero la trama.
All’inizio vi sembrerà un film leggero, in molti punti divertente, poi vi colpirà con un pugno dritto nello stomaco e inizierete ad annaspare.
Quando lo avrete finito, vi sentirete turbati ma ne sarà valsa la pena
Vi basterà sapere che il filo è così forte che neanche il tempo può spezzarlo.
Ho meditato a lungo su questa storia, a volte la mia sicurezza nei suoi riguardi è venuta meno soprattutto quando mi è capitato di pensare che a volte, forse, l’anima gemella la troviamo ma la perdiamo.
Canta Venditti “certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano”.
Forse ha ragione lui, bisogna imparare ad aspettare.
Se è destino, ci rincontreremo.
Maria Rosaria Corsino