Il pianto curativo esiste davvero?
Una storia d’amore tragicamente interrotta, la sconfitta in finale della vostra squadra del cuore o la morte del vostro pesciolino rosso.
Tutti noi ci siamo trovati, almeno una volta nella vita, ad affrontare situazioni del genere e la reazione a caldo, che accompagna la nostra infinita tristezza, è spesso un lungo pianto liberatorio.
Ma perché accade questo?
Prima di partire, c’è da specificare che le precise cause fisiche che portano il nostro corpo a produrre le lacrime non sono ancora ben chiare agli scienziati, dato che le motivazioni per cui avviene questa reazione possono essere veramente tantissime.
Così tante che il nostro corpo può produrre tre diverse tipologie di lacrime: le basali, che lubrificano i nostri occhi e li liberano dai batteri; le lacrime fisiologiche, che vengono prodotte di riflesso, istintivamente, di risposta ad un’irritazione – come quando si tagliano le cipolle, per intenderci; e in ultimo troviamo le lacrime emotive, prodotte in risposta dal sistema nervoso in seguito a delle forti emozioni. Sono così diverse tra di loro, che anche nella composizione chimica differiscono l’una dall’altra.
Quando siamo in preda al dolore, quasi di conseguenza il pianto accompagna il nostro sconforto, ma vi siete mai sentiti molto meglio dopo una piagnucolata? Questo perché le lacrime emotive hanno, nella loro composizione, l’encefaline, un vero e proprio antidolorifico del tutto naturale!
Anche le lacrime di felicità vengono espulse con gli stessi meccanismi di quelle del dolore, anche se si è dimostrato, tramite alcune fotografie al microscopio, come tra di loro differiscano nella composizione.
Ti sarà sicuramente capitato di pensare di avere un’espressione terribile durante un pianto liberatorio, ma se ti dicessi che sono espressioni che assumi quasi quotidianamente quando sei arrabbiato o perplesso?
Un esperimento con Photoshop ha dimostrato come togliendo le lacrime ad alcune persone atte a piangere, l’espressione di desolazione si trasformava in una semplice espressione di dissenso.
Data la situazione in cui versa il nostro paese, sono sicuro non vi stupirete a sapere che l’Italia è il secondo paese– dopo gli Stati Uniti – dove si piange più spesso.
Dalla Germania, inoltre, ci giunge la notizia appresa da uno studio, che le donne, in un anno, piangano circa 40 volte in più, rispetto agli uomini – anche se una settimana ogni mese gliela abboniamo tranquillamente. Le lacrime delle donne sono una vera e propria arma per gli uomini; contengono infatti alcune sostanze capaci di ridurre l’eccitazione maschile e addirittura la produzione di testosterone– complimenti alle lacrime, non è cosa da tutti.
È il famoso potere empatico del pianto! Non è raro che infatti, guardando una persona piangere, saremo più inclini a fare lo stesso. Ma quest’empatia è ancor più evidente nei bambini, che, per ottenere ciò che vogliono, ricorrono ad un lungo ed insopportabile piagnisteo, placabile soltanto assecondando la loro richiesta.
Insomma, piangere è un atto estremamente intimo che non dimostra affatto fragilità, anzi è sintomo di colui che stringe i denti ed affronta il problema. E poi il pianto è seriamente curativo: un esperimento parigino ha dimostrato che, su una platea di spettatori che guardavano un film commovente, la parte di pubblico che ha pianto, nella prima parte risultava più triste degli altri, mentre dopo aver pianto il loro umore era più stabile rispetto a quello degli altri spettatori.
Chi piange davanti a voi è come se si mettesse a nudo, mostrandosi così com’è, tra le sue sofferenze e le sue insicurezze, il che è solo da apprezzare.
Giovanni Perna
Vedi anche: Demisessualità: una vita a metà tra emozione e desiderio