La lancetta del “ barometro della libertà” punta verso il pericolo
Articolo 10 della CEDU: “Ogni persona ha diritto alla libertà d’espressione. Tale diritto include la libertà d’opinione e la libertà di ricevere o di comunicare informazioni o idee senza che vi possa essere ingerenza da parte delle autorità pubbliche e senza limiti di frontiera.”
Apprendiamo con sconcerto e profonda costernazione quanto in questi ultimi giorni sta accadendo in Ungheria.
La libertà di stampa è uno dei capisaldi della democrazia, far parte dell’Unione Europea significa rispettare questo credo fondamentale.
Molti paesi in questi ultimi anni hanno visto una rapida avanzata della destra nazionalista che sta progressivamente cancellando i diritti e le libertà fondamentali degli uomini.
La libertà di stampa e di opinione è sicuramente uno dei diritti più avversati dai nuovi despoti che sono venuti alla ribalta in questi tempi.
Viktor Orbán, primo ministro dell’Ungheria e leader della Fidesz partito conservatore e populista, in carica dal 2010, ha in questi anni inflitto gravi colpi alla democrazia del paese trasformandolo lentamente in uno stato autoritario.
Ha abilmente ridotto i principali media indipendenti del paese, attraverso pressioni e minacce, ad organi di informazione filo-governativa e di propaganda del partito propinando alla popolazione false notizie volte a far apparire questi mutamenti apportati come un miglioramento della condizione del paese e non come una deriva autoritaria.
Ha avuto successo in questa operazione utilizzando una serie di oligarchi fedeli che hanno comprato quote considerevoli di giornali, radio e televisioni, svuotandoli poi dei giornalisti che vi lavoravano e sostituendoli con altri fedeli al partito, cambiando così l’orientamento politico di questi media e riducendoli a semplici portavoce del partito.
Secondo Reporter senza frontiere l’Ungheria è velocemente retrocessa all’89esimo posto per libertà di informazione su 180 paesi analizzati.
Nel 2016 lo storico giornale di sinistra Népszabadság era stato chiuso tra le più vive proteste che però a nulla hanno portato ed ora la stessa tragica sorte sta toccando anche a Index.hu il principale sito di notizie del paese che è stato travolto dalla furia liberticida di Orban e dei suoi pretoriani.
Un mese fa il direttore Szabolcs Dull denunciava che le interferenze della politica all’Intero del giornale erano sempre più profonde e che l’indipendenza poteva essere compromessa.
Il sito aveva creato il cosiddetto “ barometro delle libertà” per segnalare l’autonomia del giornale, diviso in tre sezioni, verde-indipendente, giallo- in pericolo e rosso- non indipendente.
La lancetta qualche settimana fa si è inesorabilmente spostata dal verde al giallo quando un imprenditore molto vicino al premier Orban Miklos Vaszily, già editore di una televisione vicina al governo la TV2 e di un sito Origó, ha comprato il 50 % delle azioni del giornale.
Il sito uno degli ultimi indipendenti rimasti aveva svolto molte inchieste contro Orban e il governo e per questo era entrato nel mirino.
Il direttore aveva, in numerosi editoriali, denunciato la grave situazione in cui stava precipitando il giornale al quale era stata imposta una “ riorganizzazione interna” che avrebbe minato definitivamente la libertà e con la quale Dull e la redazione non erano d’accordo.
A Dull era stata offerta una buonuscita affinché se ne andasse senza far rumore al suo rifiuto è seguito il licenziamento. La redazione in segno di protesta ha lasciato il giornale, 80 tra giornalisti e membri dello staff hanno rassegnato le dimissioni dopo aver ricevuto un secco no alle loro richieste di reintegro del direttore.
Dopo questo episodio il partito liberale di opposizione Momentum ha organizzato una manifestazione difronte al palazzo della presidenza a Budapest, in migliaia hanno protestato con forza contro il governo in favore della libertà di stampa.
La reazione della redazione di Index.hu è stata coraggiosa e leale, fedeli ai loro ideali di libertà e libero pensiero questi giornalisti hanno abbandonato il loro posto di lavoro preferendo una precaria vita economica ma dignitosa ad un tranquillo posto di lavoro piegato però al regime. Questa scelta deve essere stata dolorosa ed esprimiamo tutta la nostra solidarietà a questi eroi che si sono battuti per un’informazione onesta, scevra da ogni ingerenza politica volta a mutarne la sostanza a proprio favore distorcendo la verità. Ci fa rabbrividire il pensiero di questa involuzione che sta avvenendo in molti paesi in cui si assiste ad un ritorno all’autoritarismo grazie al quale la popolazione è privata di un giornalismo chiaro che possa rendere consapevoli di ciò che accade.
Ammiriamo questi giornalisti ultimo baluardo contro la repressione della cultura operata da quanti vogliono spegnere le menti delle persone per poter poi costruire sull’ignoranza quella impalcatura di consenso fatta di bugie e paura che rende possibile al regime di sopravvivere. Sostenere con tanta fermezza ciò in cui si crede non è semplice e ci si scontra contro l’egoismo e gli interessi personali, spesso perdendo, ma loro ci hanno dimostrato che nonostante il risultato andare avanti sempre, non perdendo se stessi e cedendo alle pressioni dei potenti è condizione fondamentale per poter avere una vita libera.
Quando ad un giornalista è impedito di svolgere il proprio compito a perderci è tutta la comunità.
L’Unione Europea in tutto questo bailame è stata pressoché a guardare impotente non intervenendo in modo serio per frenare la trasformazione dell’Ungheria da stato democratico a dittatura. È triste vedere che uno dei membri di questa Unione muti per opera di un gruppo di prepotenti, senza particolari difficoltà, la sua costituzione e i suoi ideali senza che nessun organo costituzionale ufficiale ristabilisca l’ordine. Speriamo che questa Europa rinsavisca e come deus ex machina ritorni sulla scena a prendere una chiara decisione alla quale seguano fatti concreti.
L’unico segno di vita è arrivato qualche mese fa da Vera Jourova vicepresidente della Commissione Europea che in una lettera al giornale Index ha espresso la sua vicinanza e solidarietà ai giornalisti: “ Quello che state facendo e i valori per cui combattete, libertà e pluralismo, sono essenziali per la democrazia.”
Concludiamo riportando le parole dello stesso direttore di Index Szabolcs Dull, esse sono indicative della preoccupazione e della tristezza che questi giornalisti hanno provato: “Index è sottoposto a una tale pressione esterna che potrebbe precisare la fine della nostra redazione così come la conosciamo. Siamo preoccupati che con la revisione organizzativa proposta, perderemo quei valori che hanno reso Index.hu il sito di notizie più grande e più letto in Ungheria”, ha aggiunto.
“Non è stato senza motivo che il personale di Index si è sentito in pericolo, e non è stato senza ragione che ho deciso di spostare il nostro barometro dell’indipendenza. Per tutto questo tempo ho avuto i valori che il personale di Index ha davanti ai miei occhi, così come il mio dovere di editor-in-chief. Ciò che è accaduto nelle ultime settimane mi ha convinto ancora di più che l’Ungheria ha bisogno di un sito di notizie in cui il contenuto e chi fa parte del personale non sono determinati da poteri esterni furtivi, una fonte di notizie in cui l’unico obiettivo è informare i lettori, dove non vi è alcun intento politico o economico superiore inconoscibile in background. Dove il nostro lavoro è libero e indipendente.”
Beatrice Gargiulo
Vedi anche: Myanmar: colpo alla libertà ma non alla resistenza