Fammi una cover… ma solo se è indie
Esistono due tipi di categorie nella musica: chi ama le cover e chi si strapperebbe le orecchie pur di non sentire I giardini di marzo cantata da Gigi D’Alessio.
Reinterpretare i mostri sacri della musica è possibile, ma stravolgere un brano non sempre è la strada giusta, come pensare che più la cover sia uguale all’originale più sia credibile.
Non esiste una legge assoluta, l’unica regola è saper comunicare una personalità, che in quel momento deve essere in stretta connessione con il brano: far trasparire i propri pensieri nella voce, trasportare il proprio concetto di musica, con le proprie imprecisioni e imperfezioni, in una storia già esistente.
Potrei dirvi di aver selezionato sei brani famosissimi cantati da alcuni artisti della scena indie italiana e se fate parte della prima categoria, sono sicura che non vedrete l’ora di mettervi a cantare.
Ma se siete tra quelli che odiano le cover, come ve lo dico che si può amare la musica anche divertendosi un po’? Ogni tanto, mica sempre.
Insomma anche un po’ meno.
Estate – Giorgio Poi
Per i più deboli di cuore e per gli amanti delle storie adolescenziali da Netflix, nella colonna sonora della serie Summertime, i più attenti avranno notato la presenza della cover di Estate di Bruno Martino cantata da Giorgio Poi.
Aldilà del gusto prettamente soggettivo riguardante la storia d’amore romagnola, Giorgio Poi cura l’intera selezione musicale (la trovate anche su Spotify) del teen drama.
La musica di Giorgio incarna perfettamente lo spirito di quei posti: toni caldi e malinconici, felici, ma non superficiali, quasi provenienti da un altro pianeta per quanto è elettronica, ma allo stesso tempo naturale, la sua voce.
Lui che canta “Estate, sei calda come i baci che ho perduto” e noi ancora aspettiamo di vedere i fenicotteri in amore.
Mare mare – Colapesce e Cosmo
A quattro mani, a distanza. Sicilia e Piemonte. Ivrea e Solarino.
Cosmo e Colapesce.
Due dei più interessanti musicisti dell’attuale scena italiana rifanno Mare mare di Luca Carboni in versione elettronica e la mettono in free download sul Bandcamp della loro etichetta, la 42records.
Conosciamo ormai tutti Colapesce per la sua musica leggera, anzi leggerissima, ma chi lo segue da anni sa di cosa sia capace Lorenzo. La sua è una penna senza eguali e mentre gli altri strimpellano canzonette, lui scrive “Oddio se mi piace vederti legare i capelli con quella matita, se me la presti ci scrivo un racconto soltanto per te”.
Immaginatelo con Cosmo al suo fianco, il mago dei synth.
Direi che possiamo anche chiudere l’internet.
Amore che vieni, amore che vai – Ex Otago
Faber nostrum è il progetto che ha visto sedici artisti della scena indie italiana rileggere alcuni classici dell’intramontabile – e quelli della seconda categoria direbbero anche inimitabile – De Andrè.
Dal crescente interesse per la figura di Fabrizio De André anche tra i più giovani, come i grandi numeri dello streaming dimostrano, è nata l’idea di un progetto tributo, considerando che i temi trattati nei brani di Fabrizio sono davvero attuali e, grazie a questa iniziativa, è possibile raccontarti ai giovani di oggi attraverso artisti contemporanei molto più vicini.
Lo stesso De Andrè sentiva l’esigenza di sperimentare cercando di non ripetersi mai. Questo tipo di cover ci confermano che c’è sempre un forte legame tra le varie generazioni.
Amore che vieni, amore che vai cantata dagli Ex Otago resta molto fedele alla versione del cantautore genovese e il nuovo sound non dispiace affatto.
Alcuni direbbero più piacevole dell’originale?!
Summer on a solitary beach – Le luci della centrale elettrica
Ogni volta il titolo inglese mi rimanda alla mente le spiagge degli anni 90, la dimensione spensierata della stagione estiva che però contrasta con l’interiorità tormentata del brano. Ho sempre amato la leggerezza profondissima di Battiato e il suo globale sguardo nell’affrontare la musica ma questa canzone sembra fatta apposta per le corde di Vasco Brondi.
Completamente stravolta rispetto all’originale, quella de Le Luci manca completamente della serenità di Battiato e quelle onde iniziali che aprono il brano sono necessarie per trasportarci altrove.
E la luna bussò – La rappresentante di lista
Una rilettura splendidamente riuscita di un brano che tutti almeno una volta abbiamo cantato sotto la doccia, è la versione di E la luna bussò de La Rappresentante di Lista – sarà l’arrangiamento, che toglie l’impronta reggae dell’originale e restituisce una versione intima, molto sentita del brano, sarà la voce esplosiva di Veronica – che valorizza il testo enfatizzando ogni aspetto di questa storia di delusione, fallimenti e rifiuti.
La luna ha bussato, io personalmente la farei entrare.
Brava La Rappresentante di lista!
Via con me – L’officina della camomilla
Ai meno attenti riguardo gli sviluppi della musica indie italiana, il nome di Francesco De Leo potrebbe non dire molto. In proposito è utile ricordare come sia stato dal 2008 al 2017 la voce, la penna e la mente dietro L’Officina della Camomilla, un progetto che possiamo definire tra i più infelici e tristi per argomenti e melodie, ma ci ha fatto ballicchiare a volte, e questo è importante.
De Leo e la sua band riescono abilmente a trasportarci nel loro immaginario sognante e allucinato con soffici sinth e influenze latine-sudamericane, e non ce ne vogliate ma un po’ di mood da sana adolescenza a volte fa bene.
Serena Palmese
Vedi anche: Musica Indie: guida all’ascolto