Nudi in copertina e non hai sentito ancora niente!
La nudità del corpo umano ha sempre suscitato l’interesse degli artisti, desiderosi di catturare e riprodurne la purezza primordiale.
Se oggi è la norma vedere dei nudi sulle cover degli album, in passato ci sono stati non pochi casi di censura con polemiche annesse e questo succede quando tiri fuori quegli album che non dovresti mai mostrare in casa durante il thè con le zie perbeniste.
La musica non solo si ascolta, ma si vede anche.
La copertina è il biglietto da visita e inevitabilmente una presentazione, sia dell’album che dell’artista/band, è quella che spinge a comprare e che suscita interesse, molte volte anche non conoscendo affatto quello che si sta acquistando.
Alcune copertine di dischi sono entrate nella storia della musica e si sono trasformate in veri e propri simboli di riconoscimento, basti pensare ad Aladdin Sane di David Bowie, alla banana di Andy Warhol per The Velvet Underground & Nico, Paul Simonon per London Calling o ancora Abbey Road dei Beatles.
Ancor di più sono stati gli scandali.
Il caso più lampante di nudità è anche quello più famoso: Unifinished Music No. 1 Two Virgins, primo album di John Lennon e Yoko Ono.
La copertina venne realizzata all’interno dell’appartamento londinese di Montagu Square affittato alla coppia da Ringo Star. Fu Tony Bramwell a scattare la foto dei due amanti nudi in piedi davanti alla macchina fotografica. Stessa posa sulla retrocopertina ma con i due ripresi da dietro. Two Virgins fu rifiutato dalla Emi che decise di non distribuirlo in Inghilterra. Una volta trovato il modo di lanciarlo in Europa e negli Stati Uniti, il disco non ebbe comunque il successo sperato e il pubblico non sembrò apprezzarlo particolarmente.
Oggi viene ricordato proprio per la copertina.
Nevermind, invece, ha segnato un’epoca con i suoi 25 milioni di copie vendute.
Kurt Cobain e Dave Grohl (attuale frontman dei Foo Fighters all’epoca batterista dei Nirvana) erano rimasti colpiti da un documentario in cui venivano mostrati dei parti assistiti in piscina e pensarono di sfruttare la cosa per il loro disco.
Ma la scelta ricadde su un’idea più semplice: fotografare un bambino nudo che nuotava in piscina. La casa discografica non fu entusiasta e propose di coprire almeno le parti intime, ma Kurt Cobain è un rockstar e si sa: le rockstar hanno sempre la meglio!
L’idea di aggiungere l’amo da pesca con la banconota da un dollaro è arrivata dopo, per sottolineare la critica alla società assoggettata alla cultura del denaro. “Il bambino nudo rappresenta l’innocenza di Kurt” spiega Fisher, l’autore dell’artwork, “l’acqua l’ambiente alieno, l’amo e il dollaro la sua vita creativa che entra nell’industria della musica”.
Un adulto che non ha mai temuto o evitato lo scandalo è stato Prince, infatti sono pochi a stupirsi quando appare nudo sulla copertina del suo album Lovesexy.
Per l’album Prince si servì dell’aiuto di Jean Baptiste Mondino, fotografo e regista francese che ha lavorato nella moda, nella pubblicità e ha diretto numerosi videoclip per artisti come Madonna, David Bowie e Björk.
Un Prince sdraiato semi-nudo su un fiore gigante doveva simboleggiare la rinascita spirituale, ma tutto fu erroneamente frainteso.
Molti negozianti si rifiutarono di promuovere il disco e di esporlo in vetrina e in generale l’album non ebbe il successo dei precedenti.
Vent’anni fa veniva pubblicato This Is Hardcore, l’album più tormentato mai uscito dalla penna e dagli strumenti dei Pulp.
Concepito per turbare e scioccare i fan che si erano avvicinati alla band di Sheffield dopo aver sentito Common People e che ormai consideravano Jarvis Cocker uno di quei pochi artisti che rappresentavano una generazione.
This Is Hardcore era destinato a far parlare di sè fin dalla copertina. L’immagine di Ksenia, modella russa diciottenne, ritratta in posizione equivoca era opera del fotografo Horst Diekgerdes, del pittore John Currin e dell’artista Peter Saville e il suo significato è stato ampiamente dibattuto, tra accuse di sessismo e un sacco di pubblicità gratuita per i Pulp che ancora una volta si dimostravano maestri nel confondere le idee, creando un album che poteva essere interpretato in mille modi diversi.
Tra i particolari di nudo più recenti c’è stato Is This It, primo album degli Strokes.
La cover ritraeva il profilo di un fondoschiena femminile su cui poggiava una mano guantata di nero. Solo alcuni anni dopo si venne a sapere che quel corpo apparteneva alla fidanzata del fotografo Colin Lane, nonché autore dello scatto. “La mia ex era euforica” raccontò Lane, “essendo una tipa molto rock ‘n’ roll, era orgogliosa d’avere il suo culo sulla copertina degli Strokes”.
Il leader del gruppo, Julian Casablancas, prevedendo la censura aveva pronta una copertina alternativa da mostrare al mercato statunitense nel caso in cui la proposta non sarebbe andata a buon fine.
A prescindere dai gusti e dalle opinioni personali, una cosa è certa: l’azione della censura alla fine ottiene l’effetto opposto, così sono proprio le opere oscurate a diventare più famose e poi ricordate.
Non importa che se ne parli bene o male, l’importante è che se ne parli!
Serena Palmese
Vedi anche: Fammi una cover… ma solo se è indie