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Intervista a Iena Cruz: quando l’arte comunica per davvero

Da molti anni interessato alla questione ambientale, Iena Cruz è uno di quegli artisti che fa della sua arte un potentissimo messaggio comunicativo.

Federico Massa, in arte Iena Cruz, è un artista milanese, classe 1981. L’artista vive a New York city dal 2010. 

Nelle sue opere è evidente l’interesse per i temi caldi dell’estinzione degli animali, dell’innalzamento del livello del mare, di tutto ciò che concerne il problematico rapporto essere umano-pianeta. 

Ho avuto il privilegio di intervistarlo: conosciamo meglio Iena Cruz!

Iena Cruz, lei è un artista affermato e conosciuto da molto tempo. Ma com’è iniziato il suo percorso artistico? 

«Sin da piccolo sono sempre stato affascinato ed attratto dalle scritte sui muri della mia città natale, Milano. Ho iniziato a fare graffiti nel 1997 con lo pseudonimo Cruz. Dopo un viaggio a San Francisco nel 2005 ho scoperto il mondo della streetart, che mi ha ispirato a creare un logo tipo, una siluette grafica di una “iena Ridens”. Questo logo tipo mi ha seguito e caratterizzato nella produzione ed evoluzione pittorica delle mie opera prime. Nel 2010 con il mio arrivo a NYC, i due nomi si sono fusi. Iena Cruz è il risultato della mia evoluzione artistica e personale, partendo dai graffiti classici per poi passare alla street art per arrivare a NY realizzando murales di grosso formato». 

Il suo trasferimento a New York city risale al 2010 e lì ha condiviso uno spazio creativo con dei ragazzi messicani. Quanto sono state importanti le influenze artistiche statunitensi e messicane? Sono ancora presenti nei suoi ultimi lavori?

«Quando sono arrivato a NYC nel 2010, senza aspettarmelo sono stato catapultato in terra messicana. La prima casa in cui sono andato ad abitare era un grande loft in una vecchia factory a Brooklyn. Una casa studio di nome Leonard Codex, originariamente creata e gestita da due artisti messicani Carlos Pez e Carlos Rodriguez. Al mio arrivo ho condiviso lo spazio con due video-maker messicani, Chompy e Linsday. Loro sono diventati la mia famiglia a NY, trasmettendomi la passione per la loro cultura, la lingua, la musica, il cibo, influenzando così anche la mia persona e la mia arte fino ai giorni d’oggi.

Per otto anni ho portato avanti quello che Carlos e Carlos avevano cominciato, facendo vivere lo spazio creando opere, installazioni, sculture, organizzando mostre, feste, cene, cucinando pasta fresca a volte per più di trenta persone.

Leonard Codex era una vera e propria fucina di artisti internazionali, un incontro di culture, una fusione di comunità principalmente messicana, italiana, ovviamente americana ed un po’ di tutto il resto del mondo. Del resto, questo è il bello di vivere in una città cosmopolita ed unica nel suo genere come NYC».

New York city è il sogno di molti. Un turista che visita anche Brooklyn, zona in cui vive e lavora, in quali luoghi in particolare potrebbe vedere le sue opere?

«La maggior parte delle mie opere a NYC si possono trovare nei quartieri di Williamsburg e Bushwich a Brooklyn, un po’ piu’ difficili da scovare sono quelle realizzate sui rooftop e nei cortili privati di palazzi in giro per Manhattan».

L’interesse per la conservazione ambientale è evidente in molte sue opere. Citando solo due dei suoi lavori in Italia, ho letto che il più grande murale ecologico d’Europa si trova a Roma ed è proprio ad opera sua! Ha anche realizzato Anthropoceano, a Lambrate, nella sua Milano, per sensibilizzare le persone sull’impatto che abbiamo tutti noi sul mare. Crede che si stia facendo abbastanza per combattere la crisi climatica? O si potrebbe fare molto di più?

«È diverso tempo ormai che utilizzo tematiche per me rilevanti come: l’estinzione degli animali, l’innalzamento del livello del mare a causa dello scioglimento dei ghiacciai causato dal riscaldamento globale, la lotta alla sopravvivenza animale versus l’essere umano e l’impatto sempre più invasivo che abbiamo sulla natura ed il suo ecosistema.

L’esigenza di trattare alcune tematiche è una reazione alla società contemporanea e alla causa effetto delle nostre azioni. Le grosse catastrofi ambientali che ci vedono responsabili dalla rivoluzione industriale in avanti ha avuto un grosso impatto sulla mia sensibilità come persona e come artista, trasformandosi in una vera e propria esigenza espressiva. 


Unire la tecnologia all’arte ha reso il mio messaggio ancora più forte e la mia opera ancora più completa.
Mi reputo fortunato di poter usare la mia visione espressiva per sensibilizzarmi e sensibilizzare. 

In questo momento mi sembra più adatto dire che sarebbe meglio fare meno, ma farlo meglio».

Ha anche realizzato un grande murale per la scuola media dell’istituto comprensivo Cuneo-Oltrestura. Per fare ciò, è stato invitato dall’associazione culturale “Arthur”, la quale ha vinto il bando della Fondazione CRC. L’intenzione del bando è quella di riqualificare territori grazie alla bellezza dell’arte. Per realizzare il suo murale, gli studenti hanno collaborato con lei. Com’è stato collaborare con i ragazzi?

«L’esperienza presso la scuola media di Madonna Dell’olmo è stata sicuramente una delle più emozionanti e coinvolgenti a livello umano. 

Un progetto partecipato, una didattica durata diversi mesi tra i banchi di scuola, dove piu’ di 400 studenti attraverso la loro creatività hanno voluto raccontarmi la loro cultura territoriale, traslandola in disegni che rappresentassero, i loro luoghi del cuore e animali del territorio, attraverso l’uso di un bestiario. I più piccoli hanno colorato il disegno del mio simbolo, il mandala

È stata sicuramente una grande sfida quella di avere l’occasione e responsabilità di dover assorbire gli spunti creativi dei ragazzi, ispirandomi a loro proprio come loro si sono ispirati a me e potergli rendere, attraverso il mio stile,  visione, creatività, un’opera che omaggiasse  il loro lavoro, il territorio, e che aprisse un dialogo e riflessione sulle problematiche ambientali che affliggono sempre di più  il nostro pianeta. 

La didattica non è finita tra i banchi di scuola. Durante tutto il tempo della realizzazione del murale, le professoresse portavano le classi a conoscermi contingentandole nei diversi giorni. Passioni, sogni, viaggi, esperienze, paure, cibo o colore preferito, un sacco di curiosità e domande da parte degli studenti ignari di quello che avrei realizzato. Le conversazioni evolvevano con l’evolversi dell’opera, affrontando, approfondendo e scambiando pensieri sull’importanza di parlare e trasmettere la conoscenza sui comportamenti della nostra società, le azioni sempre più invasive dell’uomo sulla natura ed il nostro ecosistema, tutto attraverso la chiave di lettura della creatività.

Attraverso il linguaggio dell’arte siamo riusciti a creare forti sinergie in grado di trasmettersi anche al di fuori della scuola, non solo coinvolgendo i passanti, ma sopratutto entrando in casa di tutti gli studenti, coinvolgendone anche i genitori stessi.

L’intervallo e l’uscita di scuola degli studenti erano sicuramente tra i momenti più divertenti ed emozionanti, quando in quei 5 minuti rimbombavano i saluti: “Ciao iena cruz”, di più’ di 600 studenti tra la scuola media e quella elementare limitrofa.  

Tutto questo non poteva succedere senza il grandissimo supporto ed apprezzamento di tutte le persone che hanno partecipato al progetto, la Giunta comunale, la fondazione CRC, l’associazione culturale Arthur, gli alunni, gli insegnanti, i bidelli. È stata veramente un’esperienza unica».

La lascio con una domanda forse retorica, forse no. L’arte può davvero cambiare il mondo?

«L’arte ha il potere di trasmettere emozioni, ragionamenti, fantasia, storia, cultura, innovazione, assorbe ed impara per educare e sensibilizzare, con l’impatto che le appartiene. L’arte può rendere le persone migliori. Sono le persone stesse a cambiare il mondo».

Aurora Scarnera

Foto concesse da Iena Cruz, credit @Francesco Doglio

Aurora Scarnera

Classe 1998, frequenta il primo anno di Filologia Moderna presso l’Università di Napoli Federico II. Giornalista pubblicista dal 2020 e cantante occasionale, scrive articoli dai tempi del liceo. Curiosa del mondo, crede fermamente nel valore dell’informazione e nella forza del suo veicolo trasmissivo.

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