Obiezione di coscienza, la tua opinione contro la mia libertà
In Italia l’obiezione di coscienza è un problema che calpesta la libertà di tante donne. L’aborto è un diritto che non viene tutelato abbastanza.
È stato Massimiliano di Tebessa il primo obiettore di coscienza che, per motivi religiosi, si oppose al suo dovere di arruolarsi nell’esercito: nel 295 fu condannato e giustiziato a morte. Per questo è ricordato come santo patrono di coloro che si rifiutano di obbedire a un obbligo che non sposa le proprie convinzioni.
L’obiezione di conoscenza è un diritto dal 1972, quando si introdusse la possibilità di rifiutare il servizio militare sostituendolo con uno non armato. Ma quando oggi si parla di obiettori, si fa tendenzialmente riferimento ai medici e a quel loro mondo fatto di scelte tanto delicate da decidere il destino di un uomo.
L’obiezione di coscienza si qualifica come garanzia di libertà di opinione, tutela a lavorare uniformemente ai principi etici, morali, religiosi.
È l’ambito ginecologico a generare problematiche più spinose, che soprattutto in Italia non sono da sottovalutare. Il numero di medici che non sostengono l’IVG, l’interruzione volontaria di gravidanza, è in aumento nel nostro paese. Sempre più spesso si sentono storie di donne cui è negata la facoltà di abortire, e dunque la capacità di esercitare un diritto legittimo: un diritto conquistato con le unghie e con i denti, come si legge anche qui.
Nonostante la legge italiana garantisca l’aborto da decenni, alcune donne non accedono facilmente agli interventi per interrompere la gestazione. Le malcapitate si trovano a fare i conti con medici obiettori che, in nome di ideali e dottrine, si professano contrari alla pratica. Almeno il 69% degli specialisti si dichiara obiettore, percentuale a cui vanno aggiunti gli anestetisti e tutto il personale non strettamente medico, ma che opera nell’ambiente sanitario.
Il dato quantitativo si fa raccapricciante quando ricondotto a luoghi geografici delimitati: a Bolzano, per esempio, più dell’80% dei medici è contrario all’aborto, mentre i ginecologi obiettori del Molise superano il 92% del totale. Di conseguenza a crescere sono anche gli aborti clandestini tramite pratiche obsolete e pericolose.
Dunque, da un lato abbiamo lavoratori la cui libertà viene tutelata dal diritto all’obiezione, dall’altro abbiamo donne la cui libertà viene limitata e i cui diritti vengono calpestati. Diritti contro diritti, libertà contro libertà: qual è il confine?
Il fatto è che chi fa obiezione per l’aborto non propone un’alternativa, non soddisfa le esigenze della paziente: è solo sottrazione di un diritto fondamentale. I motivi, poi, dell’obiezione sono tanti e diversi. Il più nobile è probabilmente quello religioso, per cui il feto è una vita e l’IVG è un omicidio.
Ma accanto a considerazioni più astratte, ci soni alcune motivazioni a dir poco frivole. Innanzitutto, pare che l’intervento di interruzione della gravidanza sia così semplice e sbrigativo da risultare poco gratificante per chi lo effettua. Un buon numero di specializzandi e medici alle prime armi, invece, si dichiara obiettore per non scontentare il primario di riferimento: scelte strategiche di carriera, come in azienda! E per concludere, dulcis in fundo arriva la questione economica: l’IVG non può essere praticata in libera professione sotto pagamento delle pazienti, quindi dall’aborto non si guadagna!
In questo coacervo di interessi personali la coscienza non c’entra un bel niente.
La legge 194 che disciplina le modalità di accesso all’aborto deve essere aggiornata in favore di una maggiore tutela delle donne e del loro diritti. Analoghi provvedimenti andrebbero presi in direzione opposta, cioè contro i ginecologi, i veri nemici della situazione, che scelti per curare e salvare, agiscono giocando con la volontà e la vita delle donne che incontrano.
Cari obiettori, siete diventati medici perché il benessere dell’altro vi dovrebbe stare a cuore più del vostro: alla vostra pretesa di libertà sostituite la dedizione al paziente e alle sue richieste, fate un passo indietro. Vi interessi di più il benestare di chi avete di fronte e non i vostri interessi professionali.
Siate veri medici, come avete giurato “…di perseguire con la persona assistita una relazione di cura fondata sulla fiducia e sul rispetto dei valori e dei diritti di ciascuno…”
Maria Paola Buonomo
Vedi anche: In Argentina l’aborto sarà legale (forse), una buona notizia