Mindhunter, la serie incompleta
Diretta da David Fincher per il colosso Netflix, Mindhunter si è inserita nel solco dei crime d’atmosfera come un fulmine a ciel sereno, facendo della fedeltà ai fatti il suo maggiore punto di forza raccontando la storia di serial killer realmente esistiti.
Nonostante il successo conclamato, le riprese della terza stagione sono al momento sospese e molti tra attori e tecnici hanno intrapreso nuovi progetti: sedotti e abbandonati da un potenziale capolavoro del genere?
Dalla capostipite True Detective, le serie crime di nuova generazione ci hanno abituato ad un approfondimento psicologico dei personaggi quasi maniacale. In questo filone, nel 2017 si è inserita in modo irruento Mindhunter.
La serie, prodotta dallo stesso Fincher e da Charlize Theron, racconta la nascita e lo sviluppo del reparto profiler dell’FBI e di come i due agenti speciali Holden Ford e Bill Tench abbiano iniziato ad intervistare serial killer tracciandone il profilo psicologico per comprendere meglio la mente degli assassini seriali.
Mindhunter è un thriller glaciale costruito meticolosamente: riproduce fedelmente le conversazioni con alcuni veri pluriomicidi degli anni ’70, da Edmund Kemper a Charles Manson.
Il comportamento di questi pluriomicidi è la naturale conseguenza dell’influsso di fattori economici e culturali della società in cui viviamo: la linea che divide il bene dal male a volte è più sottile di quanto pensiamo.
«Sono sempre stato il tuo riflesso. Quello che vuoi è un demonio, perché è quello che sei tu. Non ho mai avuto voce in capitolo nel tuo mondo, lo hai creato tu. Che ne pensi tu di quegli omicidi? È questo che conta. È successo nel tuo mondo, non nel mio. Ora vuoi addossare la colpa a me e puoi rinchiudermi nel tuo penitenziario e puoi dire che il tuo mondo è migliore. Ma la prigione è uno schema mentale: siamo le nostre stesse prigioni, le nostre guardie e scontiamo le nostre pene. La prigione è nella tua mente».
Fincher non lascia nulla al caso: colonna sonora, primi piani claustrofobici, dialoghi freddi e una ricostruzione minuziosa delle ambientazioni degli USA degli anni ‘70 fanno di questa serie un gioiello da preservare.
Al momento l’uscita della terza stagione è in standby con più di un rumors su una possibile cancellazione. Il direttore della fotografia, Erik Messerschmidt ha dichiarato qualche mese fa: «Non so quando arriverà la terza stagione. Abbiamo appena finito questo film (Mank) e ho sentito che le cose sono state messe in sospeso per un po’. Vedremo. Sarebbe un onore tornare a lavorarci. Adoro lavorare con David, è stato sicuramente un periodo incredibile della mia vita. Ma non lo so. Non so cosa stia succedendo».
Tutto questo è Mindhunter. Una serie tanto meravigliosa quanto incompleta.
Simone Passaro
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