Educare alla morte con la tanatologia
Morte: non solo l’interruzione delle funzioni biologiche di un organismo vivente, ma anche perdita e dolore.
Un pensiero che accompagna l’essere umano dalla notte dei tempi e che è difficile da gestire, soprattutto quando coinvolge una persona cara.
La religione può aiutare, ma come si affronta la morte se il credo non basta?
Ci pensa la scienza.
Branca poco nota della medicina legale è la tanatologia, che studia non soltanto il trapasso e il conseguente modificarsi del corpo, ma anche la morte da un punto di vista antropologico, psicologico e filosofico.
Quello che si definisce psicotanatologia – o tanatologia psicologica – è un settore sviluppatosi presso i luoghi di ricovero e le lungodegenze per fornire un supporto emotivo ai malati terminali e ai loro familiari.
Si tratta di una vera e propria “death education”, un’educazione alla morte che insegna alle persone i metodi per gestire il lutto con consapevolezza e, per quanto possibile, serenità. Un tipo di istruzione che già si insegna in molti paesi esteri ai dottori e agli infermieri e a chiunque sia a contatto con la morte costantemente, e che forse andrebbe tramandata anche alle persone comuni.
Malattie degenerative, aborti, incidenti, trapianti: sono tantissimi i modi in cui ci si può trovare ad affrontare la morte, propria o degli altri. È un pensiero poco felice, ma umano, e soprattutto inevitabile. Prima o poi tutti affrontano una perdita. Ed è giusto richiedere un supporto psicologico per prepararsi o sostenere il lutto.
Educarsi alla morte può essere utile per sopportarla, ma anche per aiutare un amico o un conoscente che sta accudendo una persona malata. Saper essere un buon supporto emotivo può alleviare il senso di solitudine che in prossimità di malattia e morte si può provare. E un buon supporto, di fronte al dolore, può fare tutta la differenza del mondo.
Claudia Moschetti
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