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La vita straordinaria di Ippolito Nievo

Relegato per anni ad un posticino in seconda fila nei libri di letteratura, Ippolito Nievo è spesso ignorato dai programmi scolastici.

Per chi ha abbandonato i manuali di antologia dopo il liceo, il nome di questo letterato potrebbe apparire del tutto (o quasi) sconosciuto.

È un vero peccato, perché l’autore de Le confessioni di un italiano è degno di una fama ben più estesa. Innanzitutto per il suo vissuto.

Ippolito Nievo nacque a Padova nel 1831 da una duchessa friulana e da un patrizio veneziano. Le sue origini benestanti non gli impedirono di sviluppare il seme della ribellione.

Sopportava a malapena gli anni di collegio, dai quali trovava sollievo solo nelle rare visite del nonno Carlo – probabile fonte di ispirazione (già nel nome) per il protagonista della sua opera più nota – il quale era un amante della letteratura ed era sempre disponibile a narrargli le sue memorie.

Nel periodo del liceo, Nievo si trasferì a Mantova, dove si innamorò delle idee democratiche e liberali di Mazzini e di Cattaneo e provò perciò (ad appena 17 anni!) a mettersi in gioco nei moti del ’48.

 Il tentativo fallì, ma il giovane trovò consolazione in altri moti: quelli delle prime farfalle nello stomaco. Infatti, avviò una frequentazione con una nobildonna mantovana, Matilde Ferrari.

La famiglia Nievo, spaventata dalle idee sovversive del figlio, decise di allontanarlo dalla Lombardia, trasferendolo per qualche tempo in Toscana. Tuttavia, Ippolito non era tipo da restare con le mani in mano: sfruttò anzi l’occasione per avvicinarsi alla fazione popolare di Guerrazzi e impugnare le armi contro gli austriaci nella rivolta di Livorno. Fu solo grazie ad alcune conoscenze che riuscì ad avere salva la pelle! 

Dopo quest’altra esperienza (tranquilla eh!), lo scapestrato Nievo venne iscritto dalla famiglia alla facoltà di legge, tra Padova e Pavia.

Ma in tutto ciò, la relazione con la Ferrari?

Diciamo che peggio di così non poteva andare. Era terribilmente naufragata e il fuoco che divampava in Ippolito si era rapidamente consumato, lasciando il posto ad un non proprio sobrio ed elegante risentimento. Addirittura, per sfogare l’astio nei confronti dell’ex scrisse un intero manoscritto di invettive (mascherate sotto forma filosofica e metafisica) contro Matilde e la famiglia Ferrari, raccolte ne L’antiafrodisiaco per l’amor platonico.

Da bravo letterato, accantonò gli studi giurisprudenziali per dedicarsi alla scrittura di raccolte poetiche oltre che per collaborare con un diversi periodici e quotidiani sparsi per il Friuli e la Lombardia.

Il talento e la precocità di Nievo erano straordinari. Nel giro di pochi anni, scrisse un oceano di testi, sbizzarrendosi tra i più disparati generi.

Pensate che a causa di un suo racconto breve, L’avvocatino, in cui era chiaro il messaggio politico anti-austriaco, Nievo mise di nuovo a rischio la sua incolumità. Durante il processo al quale fu sottoposto, lo scrittore ribelle, contravvenendo ai consigli dei familiari, decise di difendersi da sé in tribunale. D’altronde aveva studiato legge… e infatti, con grande sorpresa di tutti, riscosse ottimi risultati!

Cosa poteva mancare in una biografia così turbolenta? Un amore impossibile. Tale fu il sentimento provato (e probabilmente ricambiato) da Nievo per Bice Melzi D’Eril, moglie di un cugino con la quale intrattenne una fitta corrispondenza, durata fino ai suoi ultimi giorni.

Dal 1855 al 1858, Nievo portò a compimento ben tre romanzi (Il conte pecorajo, Angelo di bontà e Il barone di Nicastro) prima di dedicarsi alla stesura della sua opera magna: Le confessioni di un italiano.

Si tratta di un romanzo storico e di formazione che racconta gli avvenimenti politici, a cavallo tra la fine dell’Ancien Régime e l’inizio dei moti risorgimentali, attraverso gli occhi e le vicende personali del protagonista: Carlo Altoviti, il quale giunto all’età di ottantré anni ripercorre a ritroso la storia sua e del Regno d’Italia.

L’opera fu aspramente criticata e rimaneggiata perché giudicata troppo pesante e troppo politicamente impegnata per un pubblico che ancora guardava con sospetto il movimento risorgimentale. Le confessioni vedranno la loro pubblicazione solo nel 1867, 6 anni dopo la morte del suo autore.

Malasorte volle che Nievo morisse prematuramente. Il 4 marzo 1861 il piroscafo sul quale si era imbarcato, di ritorno dalla spedizione dei Mille, naufragò stroncando la sua ancora giovane vita. 

Ippolito non voleva farsi sfuggire niente,per cui il 5 maggio 1860 era salpato da Quarto a bordo del Lombardo, alla volta della Sicilia insieme ai garibaldini. Si era distinto tra le camice rosse ottenendo il ruolo di vice-intendente generale dell’Esercito Meridionale nell’isola del sud. Ma la conquista del Regno delle Due Sicilie fu la sua ultima avventura (e mica da poco!).

In seguito, il nipote Stanislao Nievo – scrittore e attivo mecenate in campo culturale – indagò sulla sua morte, facendosi sostenitore di una tesi secondo la quale la causa del naufragio sarebbe stata dolosa, cioè legata alle forze segrete britanniche. Se siete incuriositi da questa storia, Nievo junior vi ha scritto sopra un romanzo!

Troppo tempo è passato per giungere ad una conclusione inconfutabile. Ciò di cui però è impossibile dubitare è la straordinarietà dell’esistenza di Ippolito Nievo: in appena trent’anni di vita vanta cinque differenti raccolte poetiche, numerose collane di racconti, cinque romanzi, un’immensità di lettere, articoli giornalistici, interventi e saggi politici, la consapevolezza di aver contribuito a “fare l’Italia” e chissà quante altre cose avrebbe potuto fare ancora se fosse vissuto più a lungo!

Davvero non male come”curriculum”, per un personaggio che solitamente occupa un mezzo paragrafetto nei testi di letteratura!   

Giusy D’Elia

Fonte immagine: cremonasera.it

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Giusy D'Elia

Disordinata, ansiosa, testarda, logorroica… ma ho anche dei difetti. I pregi scoprili leggendo i miei articoli! Sono Giusy D’Elia, classe 1997. Studio Filologia moderna perché credo nel valore della cultura umanistica. Ho un mondo dentro che ha paura di uscire, ma La Testata mi sta aiutando a farlo esplodere! Sono la responsabile di Tiktok.

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