Walt Disney, non solo cartoni ma opere d’arte
I film Disney hanno fatto sognare intere generazioni di adulti e bambini, facendoci emozionare con le loro storie e credere nell’impossibile, con i protagonisti che incarnano tutti il motto disneyano “if you can dream it, you can do it”.
E Walt Disney il suo sogno l’ha raggiunto eccome…
Grazie al suo genio e alla sua fantasia, il film d’animazione è diventato una vera e propria opera d’arte, dischiudendo un universo nuovo di immagini, significati, storie, disegni e personaggi che hanno segnato il cinema d’animazione, lasciando una traccia indelebile nella storia del cinema e dell’arte.
Per farlo il Signor Disney, assieme ai suoi collaboratori, svolse durante tutto l’arco della sua vita e della sua carriera ricerche in ambito artistico, che sarebbero state funzionali alla creazione dei suoi film.
Ma andiamo a capire nello specifico di cosa parliamo.
Dietro i film c’è un attento e scrupoloso studio della letteratura, dell’arte e dell’illustrazione favolistica, congeniale agli intenti di Walt Disney. Egli recuperò e prese ispirazione da alcuni capolavori della storia dell’arte e della letteratura (collaborando anche con numerosi artisti, come Salvador Dalì), rimodellandoli e trasformandoli a suo piacimento per creare i suoi capolavori d’animazione.
Cominciamo con uno dei film più conosciuti ed amati dal pubblico Disney, ossia Snow White and the seven Dwarfs, in italiano Biancaneve e i sette nani. Il lungometraggio uscì nelle sale statunitensi nel 1938 e fu un successo strepitoso. Il film si ispira all’omonima fiaba dei fratelli Grimm, che viene personalizzata e rinnovata con numerosi dettagli narrativi, ma soprattutto illustrativi.
La fiaba dal carattere gothic-dark viene alleggerita ma non per questo banalizzata da Walt Disney, con uno stile illustrativo a metà tra la pop art e un Medioevo rivisitato dai colori accesi e brillanti. Colpisce infatti, da questa prospettiva, la fisionomia della regina cattiva, Grimilde, che non ricalca affatto lo stereotipo della strega vecchia e brutta, al contrario sembra quasi una primadonna, con un trucco molto marcato e sensuale da diva di Hollywood.
Nella creazione dei tratti del volto della regina, Walt Disney si ispirò alla statua del Maestro di Naumburg, in arenaria dipinta, di Uta Von Ballenstedt, situata nella cattedrale di Naumburg. La donna fu margravia di Meißen e moglie di Eccardo II, i due coniugi vissero assieme fino alla morte di questi nel 1046.
Uta di Naumburg è scolpita accanto al marito, tuttavia è lei ad attrarre principalmente l’attenzione; la sua bellezza, i tratti aggraziati, armoniosi del volto e al contempo la freddezza del suo sguardo altero creano un mix che lascia stupefatti e che affascina ancora a distanza di secoli.
Il viso di Biancaneve rappresenta invece un mix perfetto tra Betty Boop e le bambole di porcellana dal viso chiarissimo e capelli scuri, dando così vita ad una delle principesse più note ed amate di sempre.
Non possiamo non citare Fantasia, oggi considerato unanimemente un capolavoro, quando vide la luce nel 1940 non fu particolarmente apprezzato, anzi, fu un vero insuccesso, forse troppo sperimentale, non incontrò il gusto ed il favore del pubblico. Fantasia, o Concert Feature è un vero e proprio concerto in immagini, un viaggio onirico, sonoro e visivo attraverso una serie di simboli ed archetipi, sulle note di alcune delle ballate e composizioni più celebri di sempre. Il film ci trasporta come in un flusso di coscienza in un viaggio dentro noi stessi, attraverso la storia dell’arte in tutte le sue forme.
Fantasia non è solo un collage, una sequenza di opere d’arte, ma è un allestimento del tutto originale di fiabe, quadri e composizioni in una nuova tipologia di film.
L’idea originaria era quella di un cortometraggio su Topolino nelle vesti di Apprendista Stregone, Walt Disney si rifà infatti al celebre poema sinfonico di Paul Dukas sulla ballata di Goethe del 1797. L’idea del cortometraggio fu sostituita da quella di un lungometraggio, ma l’episodio dell’Apprendista Stregone vi fu comunque inserito.
Altro celebre riferimento è quello al balletto dello Schiaccianoci, la cui musica fu composta dal russo Tchaikovsky; sulle sue note, prendono vita danzando fate e fiori in un tripudio di colori scintillanti.
Ma la conoscenza artistica e la capacità di Walt Disney nel riplasmare capolavori per crearne dei nuovi non si ferma qui. Nel film, Disney recupera la Sinfonia n.6 “Pastorale” di Beethoven su cui monta un breve racconto mitologico ambientato sul monte Olimpo; vi troviamo infatti divinità come Zeus, Dioniso ma anche creature mitologiche, ad esempio, unicorni, centauri e fauni. Infine possiamo notare che i disegni, ma soprattutto i colori forti ed accesi utilizzati in queste scene richiamano alla mente i quadri dei pittori Nabis.
Ma Walt Disney non si limitò a studiare e valutare disegni, opere d’arte, fiabe o illustrazioni ma collaborò anche con numerosi artisti tra cui l’eccentrico surrealista Salvador Dalì. La collaborazione tra il pittore e John Hench, collaboratore di Walt Disney, cominciò nel 1946, con la preparazione dei primi bozzetti, schizzi e disegni e portò, seppur molto più tardi, nel 2003, alla produzione da parte di Roy Edward Disney, del visionario cortometraggio intitolato Destino.
Il film parla di una classica storia d’amore, topos dei film disneyani, nello specifico di una ballerina innamorata e della lotta dei due amanti contro il tempo, elemento ricorrente nelle opere del pittore; in un viaggio onirico, sognante nella psiche collettiva, che esplora il desiderio e la malinconia e nostalgia dell’amore.
Nel cortometraggio, la mano di Dalì è chiara, le figure sono estremamente plastiche, molli, come i suoi famosi orologi, si estendono fino a deformarsi, divenendo così caricaturali e grottesche. Insetti, statue mutilate danzanti, curve sinuose, spazi desolati popolati da oggetti sparsi, sono solo alcuni degli elementi che ci rimandano alla pittura surrealista del genio spagnolo.
Anche dopo la scomparsa di Walt Disney, a riprova dell’impronta artistica ed illustrativa che era riuscito a dare ai suoi film, nei suoi capolavori più recenti e contemporanei, ritroviamo tracce di opere d’arte che hanno verosimilmente ispirato gli animatori Disney.
Un esempio per tutti è Rapunzel, che trae ispirazione dall’omonima fiaba dei fratelli Grimm, la protagonista infatti ha dei lunghissimi e magici capelli biondi che cala all’occorrenza dalla torre in cui è stata rinchiusa dalla sua matrigna. Nella torre in cui vive, tra le mille attività con cui Rapunzel cerca di riempire le sue monotone giornate, c’è la pittura, hobby che passa quasi inosservato tra i tanti che ci vengono mostrati dai rapidi frame, tuttavia possiamo notare che la giovane principessa dipinge un cielo con delle lanterne che si innalzano, librando come stelle nel cielo.
Queste lanterne, come luci fluttuanti nel cielo, che costituiscono un leitmotiv centrale del film, le ritroviamo in molteplici scene (la più conosciuta e amata è forse quella in cui Rapunzel e Flynn sono su una barca, di notte sul mare in un’atmosfera romantica e sognante, circondati da lanterne luminose come stelle). Queste scene, non possono non richiamare alla nostra mente le famose notti stellate dipinte dal pittore olandese Vincent Van Gogh. In particolare la Notte stellata sul Rodano.
Questi sono solo alcuni dei tantissimi esempi che si potrebbero citare, ma attraverso questi riferimenti artistici e culturali, possiamo comprendere come i film Disney abbiano stravolto la tradizione del cinema d’animazione, creando un nuovo repertorio estetico ed artistico, un immaginario collettivo di sogni, speranze e desideri che sembrano potersi davvero realizzare.
Benedetta De Stasio