Civil war: ti schieri con Pavlov o Skinner?
Se qualche volta vi è balenata nella mente l’idea di voler controllare il comportamento di qualcuno, sappiate che non siete folli e soprattutto che non siete soli.
A farvi compagnia, infatti, non ci sono soltanto scrittori e registi, ma anche alcune menti brillanti che attraverso i propri esperimenti hanno modificato il corso della ricerca in campo psicologico.
In primis dobbiamo fare riferimento al comportamentismo, cioè l’indirizzo psicologico che considera il comportamento come una risposta ad uno stimolo ricevuto. Per studiarne i fattori e le condizioni che lo determinano, bisogna avvicinarsi ad una visione che colloca la psicologia tra le scienze naturali, quindi scienza rigorosa ed esatta che non si presta a valutazioni soggettive.
Il primo esempio lo abbiamo alla fine del XIX secolo grazie a Pavlov e i suoi celeberrimi cani con la scoperta del condizionamento classico.
Pensò di associare sistematicamente alla somministrazione del cibo uno stimolo determinato, concentrandosi sulla reazione delle ghiandole salivari e misurando con strumenti appositi la secrezione di saliva.
Scoprì che il cane salivava non solo in presenza del cibo stesso, ma anche quando compariva l’inserviente addetto alla consegna.
Quando Pavlov associò alla consegna del cibo uno stimolo ben preciso, cioè proprio il suono di un campanello, i cani cominciarono a salivare anche al solo suono del suddetto campanello, un po’ come noi quando il rider suona il citofono per le nostre pizze a domicilio.
Il suono del campanello fu definito stimolo condizionato, poiché era qualcosa di originariamente neutro, e produce una risposta condizionata cioè la salivazione indotta da esso.
Invece il cibo è uno stimolo incondizionato, cioè produce una risposta incondizionata (salivazione), spontaneamente e senza condizioni specifiche.
Burrhus Skinner invece conduceva le sue ricerche su animali di taglia più piccola, come topi e piccioni, chiusi in apposite gabbiette da lui ideate e chiamate Skinner box.
Il suo interesse riguardava principalmente ciò che governa ogni comportamento, sia umano, sia animale: il rinforzo.
Un piccione chiuso in una gabbietta con un tasto al suo interno, premendolo, ha la possibilità di far comparire una vaschetta di cibo. Da ciò consegue che in un primo momento l’animale compirà i suoi movimenti in modo casuale, ma dopo un lasso di tempo che andrà man mano diminuendo, il piccione premerà con il becco questo pulsante proprio per ottenere il cibo.
Il cibo funziona da rinforzo positivo, cioè un comportamento che l’animale seleziona dal suo repertorio di comportamenti per ottenere una risposta determinata. Tuttavia lo stimolo può essere anche negativo, si pensi al caso in cui il tasto una volta premuto produca un rumore assordante, piccole scosse, quindi in tal caso coinciderebbe con l’eliminazione di uno stimolo.
Questi studi rientrano nel condizionamento operante, per cui l’individuo riesce a produrre comportamenti nuovi, mai avuti in precedenza perché essi sono stabiliti in base ad un’associazione.
Skinner era convinto che il rinforzo fosse applicabile anche al comportamento umano, come nel caso di quelle azioni che si ripetono perché rinforzate nelle prime esibizioni come per un bambino che gorgheggia. Se alle sue sillabe senza senso la mamma concede un biscottino, il bambino imparerà ben presto ad associare quei determinati suoni alla richiesta, quindi anche il biscotto equivale ad un rinforzo.
In linea generale un rinforzo intermittente è comunque più efficace di un rinforzo continuo.
E tu quale condizionamento preferisci?
Alessandra De Paola
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