Strike a pose: 6 storiche “pose” artistiche
Nell’epoca del selfie pazzo e disperato, dei selfie-stick e dei filtri instagram, una cosa riguardo il ritratto è rimasta intocca dalle epoche più remote: l’importanza della posa.
Eppure, prova tu a ricreare la posa plastica del David di Michelangelo.
O ad abbandonarti lungo distesa su una sdraio, come l’Olympia di Èdouard Manet.
Vedrai che questi gesti sono molto diversi da come appaiono, quando messi in pratica da esseri in carne ed ossa: molte delle pose preferite dai grandi artisti della storia, infatti, sono estremamente difficili, quando non impossibili, da ricreare.
Nonostante ciò, queste stesse pose sono state riproposte continuamente dalla storia dell’arte occidentale, tanto da andare a creare un vocabolario visivo per il quale basta un particolare posizionamento di un braccio o di una gamba a trasformare un uomo in un imperatore, una donna in una divinità.
La posa composita
Tipica degli antichi egizi, che rappresentavano il corpo rigirato in una posa innaturale, attorcigliata, combinando prospettive multiple in un unico colpo d’occhio: il torso è rivolto in avanti, mentre la testa, i fianchi e le gambe sono rappresentati di profilo. E nonostante la testa guardi verso il lato, l’unico occhio, lievemente a mandorla, guarda dritto di fronte a sé. Perché contorcere un corpo in questo modo?
La prima ragione è di natura pratica: nasi e piedi sono molto più semplici da disegnare di profilo, mentre dipingere spalle ed occhi riesce più semplice se rivolti frontalmente. Ma questo groviglio di prospettive aveva anche una ragione spirituale: gli egizi credevano che, per vivere oltre la morte, l’anima avesse bisogno di una dimora terrena, come sarcofagi scolpiti, o ritratti. Dipinti a questa maniera, questi corpi così immobili, incrollabili, parlano di eternità.
Il contrapposto
Al contrario della posa composita, il contrapposto, inventata dagli antichi greci, voleva catturare il corpo in movimento. Le figure così colte sembrano sul punto di compiere un passo, con il peso del corpo tutto poggiato su una gamba, l’altra rilassata e appena piegata. Il contrapposto voleva ingannare l’occhio dell’osservatore, fargli credere che un pezzo di marmo o uno straccio di tela fossero esseri umani vivi e vibranti.
Ma per quanto questo movimento sembri naturale, non lo è affatto: prova ne fu l’esperimento dell’artista concettuale Bruce Nauman che, in Walk with Contrapposto (1968), cercò di camminare in linea con questa posa per 60 minuti, ottenendo come risultato solo un goffo zoppicare.
L’adlocutio
Restando fermo in contrapposto, basta alzare un braccio e puntare il dito verso il cielo, ed ecco che siamo passati all’adlocutio, o posa dell’oratore. Nella storia dell’arte, questa posa pensata per incutere rispetto è riservata ai grandi leader, specialmente quelli impegnati a spronare un esercito prima della battaglia. Questi immensi comandanti alzano sempre il braccio destro, perché, nella cultura occidentale, è la parte destra del corpo ad essere collegata alla giustizia ed alla divinità.
Per questo stesso motivo, nei dipinti che rappresentano l’Assunzione, i Giusti si trovano alla destra di Gesù, mentre i peccatori a sinistra e, in certi antiche raffigurazioni coniugali, gli uomini si trovano alla destra delle loro mogli, per sottolineare il loro status più elevato.
La posa pudica
Il primo nudo femminile nella storia dell’arte è rappresentato da Prassitele nel IV sec. a.C. Per questo nuovo soggetto, lo scultore aveva bisogno d’inventare una posa completamente nuova, che in qualche modo ne giustificasse la nudità. Nella posa cosiddetta “pudica”, l’Afrodite di Prassitele, ancora con qualche traccia di contrapposto, si porta le braccia a coprire il pube ed i seni, dando inizio ad una rappresentazione iconica per la sua sensualità: la donna che si nasconde, che non si lascia guardare ma che, proprio per questo, attira lo sguardo e la curiosità dell’uomo su di sé.
La figura serpentinata
Era un freddo mattino del 1506, quando il gruppo scultoreo del Laocoonte (capolavoro dell’epoca ellenistica), venne riportato alla luce in una vigna romana. Ancora non era stata del tutto estratta, che già Michelangelo si era precipitato sul posto, e quello che vide lo lasciò senza fiato: esisteva dunque una maniera di rendere il movimento di un corpo in modo più potente del contrapposto!
Nella figura serpentinata, infatti, l’intero torso è ritorto sul suo stesso centro – la parte inferiore che tira in una direzione, quella superiore nella direzione opposta, in maniera del tutto innaturale, eppure viva, verosimile. Questa posa ebbe molto successo in epoca barocca, utilizzata in particolare nelle opere di Agnolo Bronzino e Gian Lorenzo Bernini.
L’odalisca
Nel 1510, il pittore rinascimentale Giorgione dipinse per la prima volta un nudo di donna reclinato. La sua Venere Dormiente giaceva ad occhi chiusi su drappi preziosi, con la mano a coprirne il sesso. Fu un dipinto scandaloso, ma ancora ammissibile in quanto il soggetto scelto non era una donna, ma una divinità.
Secoli dopo, con la sua Olympia, Èdouard Manet fu il primo ad esporre al pubblico una donna occidentale, nuda e cosciente, quando non apertamente sensuale e lasciva, in questa posa semidistesa. Fu l’inizio di una lunga serie di uomini alle prese con simili ritratti di donna, tanto che, nel 2002, una provocazione artistica delle Guerilla Girls recitava, accanto ad un’altra immagine di donna nuda e distesa: “Dobbiamo solo essere nude, per entrare al Met. Museum?”.
Marzia Figliolia
Vedi anche: Essere ricercati dall’arte