Il potere del cane: Jane Champion e il suo western atipico illuminano Netflix
Il potere del cane è roba da Oscar, e la prova che la piattaforma streaming fa della vera e propria concorrenza alla sala cinematografica stessa.
Il film scritto e girato dalla regista Jane Champion – disponibile su Netflix dal 1 dicembre – è un gioiello del cinema contemporaneo.
Un western a dir poco atipico quello riadattato dalla Champion, prendendo ispirazione dal romanzo del 1967 firmato da Thomas Savage. La storia dei fratelli Burbank, George e Phil, calati nel setting di una America degli anni ’20 pronta a trasformarsi da paese rurale a centro industriale del mondo, cattura lo spettatore dai primi frame. I grandi panorami dell’America più selvaggia, profondamente lontana dalla civiltà moderna, fanno da sfondo alla stellare performance di Benedict Cumberbatch nei panni del cowboy e “mandriano” Phil.
Phil Burbank, padrone di un ranch insieme al fratello George (Jesse Plemons), è un uomo rude e duro, dalla scorza doppia e pregiudizi inossidabili. Possiamo definirlo, in termini contemporanei, una vera e propria vittima del patriarcato. Osannato come un uomo di grande carattere e virilità dai suoi uomini e sottoposti, viene guardato con diffidenza e distanza dal fratello minore, i cui desideri vagano in cerca dell’amore e della famiglia. Phil, tra i suoi animali, i suoi cowboy ed in compagnia di George è soddisfatto. O, almeno, così sembra.
L’equilibrio precario tenuto dalla strana, numerosa famiglia Burbank, vacilla quando i fratelli incontrano Rose (Kirsten Dunst), una vedova che vive con suo figlio Peter e gestisce un ristorante-locanda. Il marito di Rose, un alcolista, si è impiccato, lasciando la moglie e il figlio in balia del dolore. Peter, un ragazzo educato che studia medicina e costruisce fiori di carta, lavora come cameriere nel ristorante della madre. E ha, suo malgrado, un incontro con Phil che comincia a sottolinearne la delicatezza, la scarsa virilità, bullizzandolo pubblicamente. Il gentile George, però, si innamora di Rose e la sposa. Da qui, il film si evolve in un lentissimo ma potente thriller che tra ritmi lunghi e sguardi costruisce una trama fittissima di tensioni tra Phil e Rose, ma soprattutto tra Phil e Peter.
La mascolinità apparentemente opposta, ma la sensibilità così simile, uniscono Phil e Peter in una danza pericolosa, misteriosa. Le interpretazioni degli attori e la regia magistrale della Champion rendono questo film bizzarro ed indecifrabile un capolavoro aperto a qualsiasi tipo di interpretazione. L’ambiguità la fa da padrona ed il senso del film lentamente si sfilaccia, solo per ricrearsi sullo scioccante, portentoso finale.
Dunque, vedete il film, perché la puzza di Academy Award si sente già da adesso, a due mesi di distanza dalla premiazione. Dimenticavo di sottolineare l’aspetto più importante della pellicola: Benedict Cumberbatch è bravissimo, sì, soprattutto. Ma è anche bellissimo. E se lo amate già, come me, da sempre, Il potere del cane vi farà innamorare solo di più.
Ti amo, Benedict. Sposami.
Niente, basta, il film è meraviglioso! Correte a vederlo!
Sveva Di Palma
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