Michelangelo Buonarroti: il tesoro di Sant’Anna dei Lombardi si amplia
Sant’Anna dei Lombardi, i cui servizi museali sono gestiti dalla cooperativa ParteNeapolis, amplia il proprio patrimonio artistico e culturale aggiungendo alla sua folta lista di artisti rinascimentali un altro nome di fama smisurata.
Scopriamo insieme di chi si tratta.
Entrando nel Complesso Monumentale di Sant’Anna dei Lombardi ci sentiamo subito investiti da un’aura di antichità.
Un’antichità lucente, fatta di sfarzo e prestigio, che ha contribuito a rendere questa chiesa il luogo privilegiato per la conoscenza dell’arte napoletana, ma anche fiorentina.
Dall’unica navata che ci si para davanti agli occhi non appena entriamo, alle cappelle poste ai suoi due lati, agli altari marmorei posti ai lati del portale e dedicati alle famiglie Ligorio e Del Pezzo, fino ad arrivare alla bellissima Cappella Correale.
Tutto in questa chiesa ci ricorda del passato e ci dà un esempio lampante di quelli che erano i rapporti tra Napoli e il Rinascimento fiorentino.
Di forte fascino e impatto visivo – ed emotivo, come ogni opera d’arte – è la Cappella Correale, anch’essa di impronta rinascimentale toscana. Si tratta di un vano cubico la cui storia è resa celebre da Benedetto da Maiano (uno degli architetti e scultori più importanti e in vista in Italia, specialmente a Firenze), il quale ha realizzato la pala d’altare marmorea, che raffigura l’Annunciazione tra i Santi Giovanni Battista ed Evangelista insieme ai busti di Sibille, Tiburtina e Delfica nello specifico.
La fondazione di questa cappella è antichissima e risale al lontano 1490, quando Marino Correale, conte di Terranova, maggiordomo di casa reale e intimo di Alfonso II, decise di farla costruire per sé e per i suoi discendenti.
Inevitabilmente il nostro sguardo si perde a navigare tra le diverse sculture marmoree presenti in questa Cappella. Ogni minimo dettaglio cattura la nostra attenzione, anche quel piccolo putto posto in alto a destra del bellissimo altare.
Ci troviamo emotivamente coinvolti da quell’espressione da birbantello impressa sul volto marmoreo e quasi non riusciamo a distogliere lo sguardo, anzi ci viene da sorridere e da scuotere la testa.
“Di chi è?” ci chiediamo, “chi è stato così bravo da ideare un tale marmocchio dall’aria dolce e birbante allo stesso tempo e da posizionarlo in questa Cappella che sembra il solo posto perfetto per lui?”
Noi la risposta ce l’abbiamo e il nome che stiamo per darvi si andrà ad inserire nella già lunga lista di nomi di artisti importantissimi che rendono Sant’Anna dei Lombardi una delle chiese più importanti di Napoli.
Questo nome è Michelangelo.
Ebbene sì, tra le bellissime opere di Benedetto da Maiano che adornano la Cappella, c’è anche un’opera scolpita direttamente dalla mano di un Michelangelo quattordicenne.
Una delle sue primissime opere.
Ma come ci è arrivato un putto di Michelangelo a Sant’Anna dei Lombardi?
Secondo uno studio condotto dalla studiosa tedesca Margrit Lisner nel 1958, mettendo a confronto le opere in marmo della fase matura di Benedetto da Maiano e quelle della fase d’esordio di Michelangelo, non si può non pensare che tra i due un legame ci fosse.
A detta di Lisner, infatti, la presenza di Michelangelo quattordicenne presso la bottega di Benedetto da Maiano – luogo di grande fama nella Firenze del ‘400 – è da considerarsi più che realistica.
Quasi ce lo figuriamo, questo artista quattordicenne agli esordi che, sotto l’occhio attento e vigile di Benedetto da Maiano, scolpisce le sue prime opere.
La Lisner, tra le diverse opere che ha analizzato, ha preso in esame proprio il putto presente nella Cappella Correale, lo Spiritello reggifestone.
Attenzione, però: tale attribuzione non è supportata da documenti ufficiali, ma è piuttosto un’attribuzione di stile.
Si sono, cioè, analizzate tutte le opere di Michelangelo e si è cercato di trovare anche in questo putto elementi che rimandassero al suo stile scultoreo.
Ma quali sono questi elementi?
Innanzitutto, la struttura del capo; l’espressione particolare, quasi satirica, del viso (da birbantello, come l’abbiamo definita poco fa); ma, soprattutto, la postura.
Si tratta di una postura del tutto singolare: il putto sorregge un festone col braccio destro sollevato che mette in vista l’ascella ed è proprio questo particolare che spinge gli studiosi a trovare uno schema riconoscibile e ricorrente nelle altre opere di Michelangelo.
A confermare la tesi della Lisner è stato anche Francesco Caglioti, nel 2000 prima e nel 2014 poi.
Caglioti, importantissimo accademico e storico dell’arte, nonché grande conoscitore della scultura del Rinascimento e dell’arte di Michelangelo, sostiene infatti che questo Spiritello non possa essere attribuito a Benedetto da Maiano, in quanto l’innovazione nello stile scultoreo è troppo significativa.
Si capisce, quindi, che l’attribuzione di questo putto alla mano di Michelangelo investe Sant’Anna dei Lombardi di un’importanza e di un prestigio ancor più grandi, aggiungendo la firma di Michelangelo a quelle di altri artisti fondamentali, come Giorgio Vasari, Andrea della Robbia, Antonio Rossellino e, ovviamente, Benedetto da Maiano.
Tutti nomi di artisti che, con l’ausilio delle loro mani, hanno contribuito a rendere questa chiesa una delle più prestigiose di Napoli.
Anna Illiano
Photo credits Giovanni Allocca
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