Il Vasari dietro l’angolo
di Anna Russo
Mettiamo che una mattina ti ritrovi a girare per le strade di Napoli e mettiamo che, per caso, giri l’angolo e trovi una piazzetta, l’aspetto è mal curato, un poco trasandato, noti dei gradini e su quelli, dei giovani ragazzi che recitano Shakespeare, cosa fai, non ti avvicini?
Beh, io ero incuriosita e, a dir la verità, faceva anche caldo… Mi sarei finta Giulietta pur di sedermi all’ombra. Così mi avvicino, noto un’epigrafe, c’è scritto Chiesa di Sant’Anna dei Lombardi, nota come Chiesa monumentale di Santa Maria di Monteoliveto.
Salgo i pochi gradini e la curiosità per i provetti attori è ormai svanita, mi chiedo cosa ci sia di monumentale dietro quell’austera facciata grigia. Mi accingo all’entrata e, immediatamente, sono catapultata nel Rinascimento toscano (scopri le foto qui).
Si apre al mio sguardo un’ampia navata chiusa da un altare decorato con moltissimi marmi colorati, un sorprendente soffitto cassettonato e cinque meravigliose cappelle per ognuno dei due lati, oltre le tre cappelle presbiteriali, per non parlare dello straordinario organo dorato alle mie spalle.
È facile stupirsi alla vista di qualcosa di bello, ma non affascinante quanto conoscere nei dettagli la storia di ogni monumento, la difficoltà della manifattura, la rivalità delle nobili famiglie che, commissionando l’opera, intendevano affermare il proprio potere.
Tutto ciò e molto altro mi è stato illustrato da una preparatissima guida della Cooperativa Sociale ParteNeapolis che mi ha fatta pienamente immergere in uno spaccato fiorentino giunto a Napoli al termine del XV secolo.
Non mi dilungherò nel ripetervi tutto quanto mi è stato impartito, vi basti sapere che la mia cappella preferita è stata la Cappella Piccolomini, gemella della cappella del cardinale del Portogallo appartenente alla Chiesa di San Miniato al Monte a Firenze. A tale capolavoro lavorarono Giuliano da Maiano, il fratello Benedetto e Antonio Rossellino, rendendola uno dei più elevati esempi di architettura fiorentina a Napoli.
Ero ormai totalmente entusiasta della mia scoperta del giorno quando mi si dice che la vera perla del complesso non mi è ancora stata svelata. Camminiamo lungo i corridoi, di cappella in cappella, finché giungiamo ad una grande porta, la mia guida la apre colma di orgoglio… glielo leggo dagli occhi, io sbircio e una luce mi riempie la vista, è la Sagrestia del Vasari: il soffitto contrassegnato da affreschi ovali di allegorie eseguite dal maestro e la fascia sottostante che percorre tutte le pareti impreziosita da stupefacenti tarsie lignee realizzate da Fra Giovanni da Verona.
Le parole non possono spiegare il misto di sensazioni che portai con me al ritorno da quella mattinata partita così noiosamente e poi diventata una delle più belle domeniche del mese.
Bisogna vedere per capire, lasciarsi catapultare in un altro luogo, in un’altra epoca, e ricordarsi che dietro ogni angolo potrebbe celarsi la svolta della giornata.