La spiritualità cosmopolita di Marc Chagall tra sogno e colore
Un’aura di fascino e magia circonda la figura di Marc Chagall, il celebre pittore bielorusso condensa in sé i contrasti della sua anima da ebreo cosmopolita, amante dei salons, della vita bohemien ma, al contempo, nostalgico della vita spesso povera e monotona ma ricca di spiritualità dei villaggi russi, in particolare di Vitebsk, suo luogo di nascita.
Questi contrasti si riflettono inevitabilmente nella sua pittura, trovando una splendida sintesi armonica nelle sue opere.
I suoi quadri sono la perfetta rappresentazione figurativa e simbolica dell’unione di sacro e profano, di Eros e Thanatos.
Non è raro trovare nei suoi quadri rappresentazioni di città affiancate a stradine dei villaggi rurali russi che furono sempre tra i ricordi più cari a Chagall, come si evince dall’autobiografia intitolata La mia vita, da lui stesso scritta ed illustrata, pubblicata nel 1931 a Parigi.
Si tratta di un testo di estrema importanza per ricostruire l’impatto della sua infanzia a Vitebsk, dei suoi affetti e dei suoi viaggi sulla sua opera.
La vita nei villaggi russi, in particolare nel quartiere ebraico di Vitebsk, le botteghe, le aringhe, la sinagoga, il rabbino, le preghiere serali con la madre, rimarranno impressioni vivide nella mente del pittore e saranno sempre un rifugio per Chagall negli anni più duri, come durante il periodo nazista, che costringerà la famiglia dell’artista e tutta la comunità ebraica ad un nuovo esodo.
Chagall avrebbe dovuto ereditare la professione paterna, lavorando quindi come mercante di aringhe, tuttavia le sue ambizioni sono altre e sono molto lontane, addirittura incomprensibili per l’anima semplice e genuina dei suoi genitori; il giovane vuole essere un’artista.
Nonostante la loro opposizione, Chagall studia prima a Vitebsk presso l’atelier di Jehuda Pen, per poi spostarsi nel 1906 tra grandi stenti e difficoltà economiche, con l’amico Viktor Mekler a San Pietroburgo. Nella capitale russa, Chagall, grazie ad una borsa di studio, può frequentare l’Accademia di pittura Zvantseva, scuola particolarmente aperta agli influssi artistici occidentali.
Soltanto lontano dal paese natale, Chagall può rimembrare e rappresentare con ironia affettuosa e un certo distacco (necessario all’artista) l’atmosfera tipica dello Shtetl, del quartiere degli ebrei orientali. Compaiono nella sua opera a partire da questo periodo i motivi esotici, magici, favolistici di una religiosità e quotidianità semplice ed ingenua che caratterizzeranno, seppur declinati sempre in modi diversi, la sua opera, divenendo in qualche modo il suo marchio di fabbrica.
Il pittore riesce ora a dare una forma organica e compiuta ai suoi ricordi russi, alla sua “anima belante” di fanciullo sempre affamato della via Pokrovskaya. I suoi ricordi infantili e adolescenziali assumono in questo periodo nella capitale una forma compiuta divenendo simbolo di quella spiritualità mistica ma al contempo molto terrena e sensuale di cui nel corso della sua carriera artistica si è fatto portavoce.
A San Pietroburgo nel 1909, grazie a Thea Bachmann, Chagall fa la conoscenza di Bella Rosenfeld, suo grande amore nonché sua musa prediletta, che diverrà sua moglie nel 1915. L’innamoratissimo Chagall in La mia vita, dedica a Bella righe in cui esprime la sua piena devozione all’amata:
“Lei mattina e sera portava nel mio atelier i dolci pasticcini fatti in casa, del pesce ai ferri, del latte bollito, varie stoffe decorative, perfino delle tavole che mi servivano da cavalletto. Io aprivo soltanto la finestra della stanza e l’aria azzurra, l’amore e i fiori entravano con lei. Tutta vestita di bianco o tutta in nero lei vola da molto tempo attraverso le mie tele, guidando la mia arte. Non finisco quadro o incisione senza chiederle il suo sì o no”.
Soltanto nel 1910 riuscirà a trasferirsi a Parigi, centro culturale per eccellenza. L’impatto con la grande città non è dei migliori, infatti come scrive nella sua autobiografia, desidera far ritorno a casa. Gli ci vuole un po’ per ambientarsi e godere pienamente delle opportunità artistiche che la città riserva.
Qui Chagall ha modo di frequentare i salons, partecipare alle esposizioni d’arte e vedere da vicino i quadri di Bonnard, Matisse, Monet, Van Gogh e altri. Il pittore può così confrontarsi con le avanguardie occidentali. Chagall sarà influenzato in particolare dal cubismo, attraverso la mediazione di Robert Delaunay, seppur prendendone criticamente le distanze.
L’artista russo si avvale, almeno nel primo periodo parigino, degli strumenti cubisti, in particolare della scomposizione del quadro, di linee, riquadri, figure geometriche, come si vede chiaramente nel celebre quadro Io e il Villaggio.
L’opera dalla composizione radiale, che parte dal centro, è divisa in quattro sezioni, rappresentanti l’uomo, l’animale, la natura e la civiltà; ciascuno di questi settori che si contrappongono tra loro, diviene un motivo archetipico fondamentale.
Il pittore reinterpreta in chiave simbolica il cubismo; forte è infatti la volontà chagalliana di ricreare una composizione dalla struttura archetipica e simbolica universale, esprimendo una spiritualità che vada oltre le singole fedi e i singoli paesi e che abbracci l’umanità intera.
Chagall intende trasporre sulla tela ricordi, sogni, speranze, in una forma universale. In questo senso, egli sarebbe quasi un precursore del surrealismo, proprio per l’attenzione che rivolge all’interiorità, ai sogni; tutte le sue tele riescono a trasportarci, contemplandole, in un mondo onirico intriso di magia e spiritualità.
L’obiettivo del pittore non è tanto enfatizzare la presenza e la materialità dell’oggetto raffigurato, come ad esempio in Cézanne, quanto utilizzare simboli all’interno di composizioni ben strutturate che richiamino e rendano visibile la psiche umana e i suoi sentimenti.
L’amore, l’Eros sono temi ampiamente presenti nell’opera di Chagall. Coppie di innamorati fluttuanti, tra i fiori, in una barca sul mare, sposi, amanti che assumono sembianze animali (altro leitmotiv chagalliano), caratterizzano ogni sua composizione.
L’amore che Chagall nutre nei confronti della sua musa ispira la sua arte. La profonda felicità domestica e la sensazione di leggerezza, di volare in alto vissuta dalla coppia di innamorati si riflette nelle sue tele.
Come si vede ad esempio in La Passeggiata.
oppure ne Il compleanno
Attraverso i colori intensi e vibranti e le sfumature evocatrici di atmosfere, le sue composizioni simboliche costruiscono un universo allegorico di significati di immediata ricezione.
La ripresa degli stessi motivi rischierebbe di per sé di rendere monotone le composizioni o ancora di neutralizzare e far perdere loro il profondo significato. Tuttavia il pittore utilizza in modo sempre diversificato questi motivi che divengono veri e propri leitmotiv per richiamare la mente del fruitore ad una certa atmosfera, fargli provare determinate sensazioni.
Simboli come il gallo, gli asini, i fiori, gli innamorati fluttuanti, le tipiche case popolari russe, il rabbino, la torre Eiffel e la Senna, il violinista e i contadini vanno a comporre un caleidoscopio di immagini che colte nel loro insieme restituiscono vere e proprie visioni oniriche, come ci ricorda il poeta Paul Éluard nella sua poesia A Marc Chagall:
Asino o mucca gallo o cavallo
Fin dentro la pelle d’un violino
Uomo che canta unico uccello
Danza leggero con la sua donna
Coppia immersa nella sua primavera
Oro dell’erba piombo del cielo
Separati da fiamme blu
Da salubre rugiada
Sangue cangiante cuore che batte
Una coppia il primo riflesso
E in una coltre di neve
Disegna la carica vite
Un viso con labbra di luna
Che mai dorme la notte
Le tele di Chagall sono parlanti, sono come una poesia, una carezza sugli occhi, somigliano alle favole dell’infanzia raccontate dalle mamme, tra i ricordi più cari al pittore. C’è davvero un angelo nella mente di Chagall (come ritiene Pablo Picasso) che gli fa dono di visioni amorose ed estatiche, rappresentate sulla tela, capaci di trasportarci in un’atmosfera genuina ed esotica, di povera quotidianità e leggiadra sensualità.
Quello di Chagall è uno spazio pittorico ricco di contrasti che riflette la sua anima cangiante che per tutta la vita ha sempre cercato una comunione spontanea ed istintiva con il mondo.
Benedetta De Stasio
Fonte copertina La Capanna del Silenzio
Vedi anche: “…e poi fa l’artista” ed è subito Amore