In Molise l’aborto sembra essere ancora un reato
Dal 1° gennaio 2022 abortire in Molise diventerà quasi del tutto impossibile: è in pensione Michele Mariano, il ginecologo che per anni è stato il solo medico non obiettore di coscienza in Molise.
L’unico medico, ad oggi, non obiettore che rimane è la dott.ssa Giovanna Gerardi. Ma un solo medico non basta per un’intera regione.
La tensione è alle stelle, perché ad aprile scorso la Asrem, cioè l’Azienda sanitaria del Molise, aveva bandito un concorso (prorogato a novembre) per assumere medici non obiettori. Nessuno si è presentato. Mariano doveva andare in pensione già tempo addietro, ma la mancanza di un sostituto ha fatto posticipare il pensionamento. L’Italia non ha una buona nomea riguardo la questione aborto, e il Molise detiene il primo posto, in Italia, per tasso di obiezione.
Era il 2014 quando il Consiglio d’Europa interviene con una condanna nei confronti dell’Italia: la nostra nazione si macchiò della “mancata tutela dei diritti di ogni donna”. Come se non bastasse, a quanto pare poco è cambiato da allora, perché il Consiglio d’Europa intervenne nuovamente due anni dopo, sempre per lo stesso motivo.
Sono ormai 43 anni che la legge 194 è andata in vigore. Ottenuta con sudore e lacrime, quella legge stabilisce un sacrosanto diritto di ogni donna: l’interruzione volontaria di gravidanza. Interruzione che, come da nero su bianco, ha depenalizzato l’aborto. Ma cosa accade, davvero, nel Belpaese? Le donne italiane sono libere di abortire? Quanti medici obiettori esistono?
I dati possono dare una mano. In base alla Relazione del Ministro della Salute sull’attuazione della legge 1978/194, relazione aggiornata al 2018, sappiamo che in Italia il 69% dei ginecologi italiani è obiettore di coscienza, con picchi proprio nel Molise, dove la percentuale arriva al 92,3%. Nonostante, per legge, dovrebbe essere garantito il diritto all’interruzione volontaria di gravidanza (IVG), queste percentuali impediscono alle donne di poter abortire nelle strutture con reparti di ostetricia o ginecologia, secondo una percentuale del 35,1%. Sempre secondo la Relazione del 2018, la diminuzione dell’IVG si è registrata soprattutto in Molise.
Ma ciò è dovuto ad un altro punto dolente e doloroso: le donne sono costrette a spostarsi dalla propria regione (oltre il 20%) per poter abortire. E non solo i ginecologici si rifiutano di aiutare le proprie pazienti: l’obiezione di coscienza è praticata dal 75% tra gli anestetisti e dal 90,9% del personale non medico.
Il problema, pur estremamente forte, dell’obiezione di coscienza non appartiene solo alla regione Molise. Sebbene alcune regioni (Lazio, Emilia-Romagna, Puglia) abbiano cercato di rimediare stabilendo concorsi per medici non obiettori, “c’è chi dice no”, bloccandoli addirittura, come hanno fatto la Liguria e la Campania.
Va ribadito un punto: la legge 194 stabilisce che: “gli enti ospedalieri e le case di cura autorizzate sono tenuti in ogni caso ad assicurare l’espletamento delle procedure e l’effettuazione degli interventi di interruzione della gravidanza”. Questo punto sembra che sia stato quasi del tutto dimenticato, come conferma anche la mappatura (effettuata dalle giornaliste Sonia Montegiove e Chiara Lalli per l’associazione Luca Coscioni) secondo la quale esistono ben 15 ospedali con il 100% dei ginecologi obiettori.
I motivi per cui i medici diventano obiettori sono diversi. Anzitutto, per la religione cattolica. Mariano lo chiarì in un’intervista per la Repubblica, asserendo che: “chi fa aborti non fa carriera. […] In Italia c’è la Chiesa, e finché ci sarà il Vaticano che detta legge questo problema ci sarà sempre”. In più, per i medici l’aborto è un intervento di routine, molto semplice e monotono, per cui non assicura una carriera proficua. Si ricordi anche che il numero degli obiettori di coscienza nel personale medico italiano si aggira al 70%. Facendo un confronto con alcuni paesi europei, si evince che in Svezia tale numero è dello 0%, in Francia del 7%, in Gran Bretagna del 10%.
Ma in un paese dove l’obiezione di coscienza addita i medici non obiettori come dei complici delle donne- assassine-dei-loro-feti, in un paese dove Alfonso Signorini può assurgersi a paladino della propaganda antiabortista, abbiamo un disperato e necessario bisogno di garantire un diritto troppo spesso negato alle donne.
In caso contrario, l’Italia può definirsi tutto fuorché un paese civile.
Aurora Scarnera