Framing Britney Spears e la manipolazione mediatica
Bazzicando nel web avrete sicuramente visto l’hashtag #freebritney che da mesi fa tendenza su motori di ricerca e social network.
Il movimento di cui si fa portavoce nasce dalla preoccupazione dei fan della nota pop star, che da dodici anni è sotto la tutela legale del padre nonostante sia adulta e perfettamente in grado di intendere e di volere.
Il documentario Framing Britney Spears, realizzato dal New York Times e disponibile in Italia sulla piattaforma streaming Discovery+, offre una panoramica sulla questione, spinosa dal punto di vista legale e morale.
Analizzando la lunga carriera di Britney – dai primi anni dell’infanzia nel Mickey Mouse Club fino alla sua affermazione sul panorama musicale come icona di virginea sensualità – il documentario denuncia innanzitutto la manipolazione e la violenza mediatica subìta dalla pop star fin dalla più tenera età e il modo in cui suo padre ha approfittato della situazione per toglierle per sempre la libertà.
Penserete forse a un’esagerazione, ma non è così. Dal lontano 2009, anno in cui Britney ebbe un tracollo nervoso causato da un brutto divorzio e da una pesante campagna di denigrazione mediatica, la cantante non è più padrona dei suoi soldi, del suo tempo, e in generale della sua stessa vita, poiché ogni cosa che la riguarda è legalmente decisa dal padre Jamie Spears, che detiene il pieno controllo e potere decisionale sulla figlia.
Stando agli avvocati e agli esperti intervistati, questo tipo di tutela legale è solitamente riservata alle persone anziane e/o incapaci di intendere e di volere per salvaguardare i loro stessi interessi. Sembra strano, però, che una donna adulta, madre di due figli, possa esibirsi negli stadi di tutto il mondo e cimentarsi in complesse coreografie quando, stando alle parole del padre e al verdetto di una corte, è incapace di badare a se stessa e di gestire la propria carriera come meglio crede.
Framing Britney Spears solleva dubbi sulla legittimità di questo provvedimento, intervista persone vicine alla famiglia Spears e denuncia il pubblico, i media e i meccanismi del patriarcato che hanno contribuito alla rovinosa débâcle di Britney nel 2009 e alla perdita della sua libertà.
Non si può guardare questo documentario senza provare rabbia verso il sistema mediatico che ancora oggi ci influenza e ha il potere di rovinare le vite altrui. Attraverso una lunga sequela di filmati e testimonianze, Framing Britney Spears mostra come giornalisti e paparazzi, a cavallo tra gli anni Novanta e Duemila, abbiano costruito la sua immagine di ragazza seducente in uniforme cattolica, molestandola in diretta TV con domande intime inappropriate – “Parliamo del tuo seno”, “Sei ancora vergine?” – per poi screditarla una volta maggiorenne.
Dalla fidanzatina che tutti vorrebbero alla sgualdrina che dà il cattivo esempio, i media hanno cambiato la percezione che il pubblico aveva di lei, rendendola bersaglio di minacce, insulti e violenti inseguimenti da parte dei paparazzi. Come stupirsi del conseguente tracollo nervoso e della rabbia nei confronti dei fotografi, che invadevano continuamente la sua privacy, soprattutto in presenza dei figli, allora neonati?
Framing Britney Spears getta luce sulla tossicità della cultura mediatica, che non si preoccupa della salute mentale delle celebrità messe alla gogna finché può lucrare sui loro scandali, e solleva una serie di domande etiche che tutti noi, interessandoci alle star, dovremmo porci: quand’è che la curiosità diventa abuso? Perché screditare solo le donne per la consapevolezza con cui vivono la loro sessualità? E soprattutto, che diritto abbiamo di sindacare sulla vita delle star?
Oggi Britney ha rimesso in piedi la sua carriera e la sua vita, ma entrambe non le appartengono affatto. Il processo per estromettere suo padre Jamie dalla tutela legale è attualmente in corso – recente la notizia che gli è stato affiancato un collaboratore esterno alla famiglia – e voci di corridoio affermano che i rapporti tra Britney e l’uomo si siano ufficialmente conclusi dopo alcuni episodi violenti del padre contro i figli della star.
Possiamo sperare che il movimento #freebritney e la giustizia facciano il loro corso e che la cantante torni presto libera di decidere dove, quando, cosa e con chi.
Claudia Moschetti
Vedi anche: Spice Girls – “STOP” e Ricominciamo!