Non ho voglia di guardarmi
Spesso il nostro riflesso allo specchio non ci piace, addirittura ci disgusta.
L’idea di mostrare quel volto ci sconforta.
Se solo si potesse ovviare a questo incomodo standosene chiusi in casa, oppure, camminando con un sacchetto di pane sulla testa, sarebbe davvero l’ideale.
Ma tenendo conto del periodo storico che stiamo vivendo, una soluzione sembra essere venuta in soccorso degli sconfortati: la mascherina.
È odiata, ma amata da chi, grazie ad essa, riesce ad assumere maggiore sicurezza in se stesso, sentendosi Dio sceso in terra anche se, quella mattina, di piacersi non c’era stato verso.
Quanti, a volte, hanno desiderato che dopo il collo non ci fosse nient’altro che un vuoto? Dei Cavalieri senza testa. O altri ancora hanno aspirato in un volto perfetto e libero da ogni tipo di imperfezione, invidiando chi gli sembrava impeccabile?
Ma chi decide cosa è bello o cosa è brutto? Domanda banale che ha una risposta altrettanto banale: non lo decide nessuno. Ma nonostante la banalità della questione c’è ancora chi crede che sia fondamentale incollare queste etichette.
Ma è davvero necessario?
Un capello bianco non definisce la bruttezza, così come gli occhi azzurri la bellezza. Ci sono e fanno parte di noi. Ognuno ha la capacità di giudicare il proprio corpo e decidere se cambiarlo in base ad un giudizio intimo e personale. È una muta scelta stipulata con se stessi.
Ognuno può avere una propria opinione, ma se questa non è richiesta, allora che resti taciuta. Taciuta, soprattutto, perché il suo rivelarsi equivarrebbe ad un pugno in pieno volto.
Illustrazione e didascalia di Enza Galiano
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