L’altolà di Vittorio Gassman vs Carmelo Bene
Quando Vittorio Gassman prese la parola e apostrofò duramente Carmelo Bene durante un seminario tenuto da quest’ultimo, colpevole di aver trattato male suo figlio
Teatro Argentina a Roma. È il 1984 e durante il seminario “Phoné e Immagine” Carmelo Bene si mostra noncurante e gli studenti non gradiscono. Appare, dal nulla, Vittorio Gassman, e si colloca in platea.
Nello stesso attimo, Carmelo Bene si accende e afferra il microfono per non lasciarlo più. Vittorio è giunto in assetto di guerra. È il Vittorio padre offeso, quello sicuro più temibile. Il giorno prima, dice lui, Carmelo non era stato gentile con suo figlio Alessandro. Episodio chiaramente (ma anche no) smentito dall’accusato.
Da qui un duello storico quello tra Carmelo Bene e Vittorio Gassman; la sfida tra due dei grandi di cinema e teatro, sicuramente gonfiata a livello mediatico, aveva probabilmente un fondo di verità. Troppo tutto difforme tra i due.
Una rivalità vera? Forse sì, ma di sicuro, condita da una evidente e indeterminata stima, come lo dimostrano i loro scontri stessi. Lo scontro continuò toccando sia il piano professionale che quello personale.
Gassman sfidò Bene a spiegare cos’è un anacoluto, dal canto suo Bene propose a Gassman una sfida poetica consistente nel recitare, alternandosi, “Le ricordanze” di Giacomo Leopardi di fronte allo stesso pubblico lì presente, che avrebbe dovuto poi stabilire chi dei due fosse stato il più bravo. In realtà la disfida non ebbe mai luogo, e Bene fornì in quello stesso momento la sua spiegazione del concetto di anacoluto come da Gassman richiesto.
Episodi di tal genere, importanti per comprendere l’entità dell’ostilità tra i due, non tornano utili per capire cosa realmente pensasse Gassman del lavoro di Bene. E se Gassman continuò ad esprimersi su Bene in diverse interviste, Bene, d’altro canto, si pronunciò su Gassman solo in occasione della sua morte, quando rilasciò queste frasi a “Il Messaggero”:
«Mi fa piacere che sia morto. E so che il sentirmelo dire lo avrebbe messo di buonumore. Quella di Vittorio è la storia di un sempreverde che non aveva mai accettato l’indecenza d’invecchiare. Era morto da almeno 20 anni: alla prima ruga. Chi lo amava rimpiangeva l’attor giovane e aitante. E lui era il primo a rimpiangersi.»
Mi piace pensare che faccia parte del loro fascino, e che tra loro ci fosse un’ostilità falsa, costruita dai giornali, quasi necessaria per alimentare il gusto del gossip e dello scandalo. Carmelo Bene, riconosciuto come il “Maestro” della poesia moderna, ha sempre attirato l’attenzione della stampa per la sua personalità controversa.
Riusciva a tener testa ai politici, ai conduttori e ai mostri sacri dello spettacolo. E a proposito di mostri sacri e tecnicamente inarrivabili, Vittorio Gassman, il “Gigante” del palcoscenico, genio indiscusso, una grande icona del teatro italiano, dalla personalità versatile e complessa, e una voce che sprigiona carica espressiva e un’anima malinconica.
Hanno lasciato il segno. Rincorrendo per tutta la vita quel miraggio creativo della grande arte che sempre più sembra mancare al nostro paese.
Francesca Scotto di Carlo
Vedi anche: Carmelo Bene: io contro tutti