Dominante o recessivo? Ecco come Mendel fondò le basi della genetica
Tutti noi, almeno una volta nella vita, ci siamo chiesti per quale motivo abbiamo gli occhi marroni invece che azzurri, oppure i capelli biondi e non neri.
Sicuramente sappiamo che dipende dalla genetica, ovvero lo studio dei geni e dell’ereditarietà e variabilità di essi, ma cerchiamo di capire qualcosa in più sull’argomento partendo dalle basi.
Tranquilli, non sarà difficile.
Parlando di genetica non possiamo dimenticare il padre di questa disciplina, ossia Gregor Jhoann Mendel, un monaco moravo del XIX secolo il quale condusse alcuni esperimenti su piante di piselli per poi formulare tre leggi fondamentali, utilizzate per tutti gli studi successivi.
Egli nacque nel 1822 e compì studi di botanica e agricoltura. Inizialmente le sue idee non furono capite ed egli le abbandonò, queste però vennero riprese alcuni anni dopo da Hugo De Vries il quale le confermò.
Ma torniamo agli studi di Mendel.
Il monaco condusse degli esperimenti su piante di piselli, poiché più facili da coltivare e presenti in specie diverse ed effettuò un’impollinazione crociata trasportando il polline da un fiore all’altro manualmente.
Partendo da una generazione parentale di base che differiva per un carattere, egli incrociò fiori viola con fiori bianchi.
Ciò che ne venne fuori, ovvero la prima generazione, che chiameremo F1, era completamente priva dei fiori bianchi e aveva solamente quelli viola.
Vi starete chiedendo il perché.
La risposte è semplice! I fiori viola presentavano il carattere dominante rispetto a quelli bianchi che invece lo avevano recessivo, quindi quest’ultimo era “nascosto” nella prima generazione.
Da qui abbiamo la I Legge di Mendel (dominanza): dall’incrocio tra due individui che differiscono per un solo carattere, si ottiene una F1 in cui si manifestano uno solo dei due fenotipi parentali.
Successivamente il monaco incrociò gli ibridi della F1 tra loro, i quali diedero vita alla generazione F2 che presentava il 75% di fiori viola e il 25% di fiori bianchi.
Ed ecco che il carattere recessivo ritorna nella generazione successiva.
Mendel formulò la II Legge (segregazione): quando un individuo produce gameti, le due copie di un gene (cioè gli alleli) si separano, in modo tale che ciascun gamete ne riceve solo una copia.
Prima di accostarci all’ultima legge, è opportuno parlare di geni ed alleli.
I primi sono segmenti di DNA che determinano un carattere ereditario, i secondi invece sono forme diverse di un gene.
Quindi, ricapitolando, in F1 avevamo la presenza solo di fiori viola, in quanto aventi alleli dominanti, mentre in F2 troviamo di nuovo i fiori bianchi, ma in numero minore poiché recessivi.
A questo punto Mendel decise di mischiare piante con due caratteri diversi prendendo fiori viola con semi gialli e fiori bianchi con semi verdi.
Ancora una volta in F1 trovò fiori viola con semi gialli, quindi alleli dominanti, mentre in F2 vide che i vari fiori e i semi si alternavano, avendo sempre prevalenza dei caratteri dominanti.
Così formulò la III Legge (assortimento indipendente): gli alleli con carattere diverso si distribuiscono nei gameti indipendentemente gli uni dagli altri.
Con queste teorie, il monaco fondò le basi della genetica spianando la strada a tutti coloro che arrivarono dopo di lui e soprattutto, a partire da ciò, si iniziarono a studiare anche diverse malattie di cui prima non si riusciva a dare spiegazione.
Beh, adesso si spiega il perché del nostro aspetto e il motivo per cui abbiamo più somiglianza con un genitore rispetto all’altro.
Insomma, è proprio il caso di dire, grazie Mendel.
Martina Maiorano
Vedi anche: Medicina rigenerativa: tra cellule staminali e tecniche di clonazione