Dismorfofobia, quando lo specchio non riflette bene
Il rapporto con lo specchio riflette quello che abbiamo col nostro corpo.
Si tratta di una relazione complessa, nella quale giocano un ruolo molto notevole svariati elementi.
Tra questi primeggia la società capitalista in cui viviamo, che ha settato un modello ben preciso di corpo e che ha attuato vendite specifiche di prodotti indirizzati al raggiungimento di standard impossibili da soddisfare.
E ancora a incidere fortemente è il condizionamento dato dallo sguardo altrui.
Il rapporto col nostro corpo perciò non è mai soltanto nostro.
Purtroppo non siamo ancora arrivati alla consapevolezza conscia e inconscia del fatto che un corpo sia valido in quanto esistente.
Che presenti chili in più, grammi in meno, rigonfiamenti, ossa sporgenti, differenze rispetto alla media o disabilità di vario tipo, ogni corpo merita di esistere poiché lo fa già, e lo fa come meglio può.
La strada per arrivare a una realtà più inclusiva e libera è ancora lunga.
E per questo il numero di persone con una relazione complicata col proprio corpo è oggi maggiore rispetto a quello che si potrebbe superficialmente pensare.
Si passa dalle lotte con la bilancia a quelle col bilanciere, e ancora alle guerriglie all’ultima caloria di troppo e a tanti altri dettagli che possono diventare ossessioni.
E si può sfociare anche in disturbi veri e propri. Tra questi figura infatti in maniera molto ingente il Disturbo di Dismorfismo Corporeo, noto anche come dismorfofobia.
Il Disturbo di Dismorfismo Corporeo è una problematica che si può presentare in adolescenza, nel momento dei cambiamenti e dell’affermazione di se stessi, dinanzi a qualche modifica fisica e in qualsiasi altro momento della vita.
Nasce dal pensiero costante di una imperfezione fisica. Il difetto in questione può essere davvero presente o assente del tutto, può essere immaginato soltanto dal portatore di dismorfofobia o può esistere in minima parte, risultando insignificante per chiunque altro.
Sono contemplati vari gradi di questo disturbo come per qualsiasi altro, che lo rendono più o meno invalidante per lo svolgimento di una vita sana e tranquilla.
Il disagio che il soggetto prova è però sempre presente, e gli provoca comportamenti ripetuti. Quali ad esempio controllare ossessivamente il proprio aspetto allo specchio, o tirare di continuo giù la maglia per nascondere la pancia, o curare ossessivamente la pelle per migliorare l’acne.
E il tutto può raggiungere dei livelli tali da sabotare se stessi senza motivo alcuno, compromettendo l’attività sociale, invalidando la propria presenza, danneggiando la vita lavorativa e anche quella scolastica.
La dismorfofobia è perciò una questione non di poco conto, che necessita di un consulto professionale. E da questo si può anche comprendere la necessità di terapie psicoterapiche e farmacologiche.
Appurato ciò, di fronte a un commento estetico mosso da chiunque sul proprio aspetto, che sia evidente o meno, è sempre il caso di reagire con attenzione ed empatia, senza reazioni superficiali e scorbutiche, senza accrescere il problema fiutato e al contempo senza sminuirlo e invalidarlo.
Giovanna Iengo
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