Ecate: se tu lo vuoi, tu lo sarai
Ecate è tutto ciò di cui avresti avuto paura da bambina.
Altrimenti conosciuta come Hekate, Hekat o Zea, è la signora dell’oscurità, invocata da chi praticava magia nera o necromanzia, cioè quella forma di divinazione che trae informazioni dai defunti e dai loro spiriti.
Non solo.
Negli inni onorifici a lei dedicati viene definita dea degli incantesimi, della luna, delle strade e degli incroci e proprio in prossimità di questi erano poste statue raffiguranti la sua immagine come segno di protezione.
Inizialmente è però era rappresentata come figura singola e non nelle sue tre nature: terrestre, marina e lunare. A lei erano anche consacrati alcuni animali, quali la colomba, il serpente ed il cane; anzi proprio cani ululanti sono quelli che seguono la dea, poiché in grado di sbranare i malvagi.
Le origini di Ecate sono misteriose, ma le sue capacità non lo sono altrettanto: in grado di passare dal regno dei vivi a quello dei morti, esercitando la funzione di psicopompa, accompagnava lei stessa le anime nell’oltretomba.
Ad esempio si riteneva che fosse proprio Ecate ad accompagnare Persefone nei suoi viaggi di andata/ritorno. La catabasi – la discesa agli Inferi – era dunque all’ordine del giorno.
Nelle rappresentazioni porta un lungo chitone, cioè una tunica senza maniche di origine orientale e con delle fiaccole nelle mani, poiché anche portatrice di luce, di vita.
La sua natura è trimorfa, ha tre corpi diversi, perché il 3 è il numero a lei consacrato e attraverso il quale concilia in sé la giovane, la madre e l’anziana. In altre immagini, invece, è rappresentata con un unico corpo, ma con tre teste.
A volte ha un coltello – di cui la dea potrebbe servirsi per tagliare il filo della vita – o una chiave dall’alto valore simbolico, per aprire le porte dell’oltretomba.
In alternativa, la dea è raffigurata mentre stringe al petto una sorta di trottola, tratta di una sfera dorata chiamata “iugx” o “strophalos” che Ecate fa girare attraverso una cinghia di cuoio, utilizzata per le invocazioni e che prende il nome di “trottola di Ecate”.
Con essa la dea porta a compimento dei rituali che comprendono dei particolari suoni, simili ad urla di una bestia, ad un pianto o ad una risata dell’aria.
Era una pratica talmente consolidata da essere citata in Ovidio:
«Ella conosce le arti magiche (…)
sa bene quale sia il potere (…)
del filo messo in movimento dalla
trottola che gira»
Sapete poi chi si è sentito ispirato nell’utilizzo della trottola a scopo divinatorio? La camorra, per decidere se proseguire o meno con determinate azioni criminali.
Infine la storia e la letteratura latina da Cicerone a Virgilio (e non solo) ci informano che proprio in prossimità del Lago d’Averno – in Campania – dove ad Ecate era consacrata la Sibilla Cumana, esisteva un boschetto dove si attuavano riti in onore della dea, poiché si pensava che nelle vicinanze del lago si trovasse l’accesso per l’oltretomba.
In realtà, la motivazione di questa credenza è spiegata dal fatto che le acque del lago fossero molto calde, per la loro vicinanza agli Inferi.
Oggi possiamo affermare non solo che non ci sia alcun regno dei morti nelle vicinanze del lago e che si tratti solo un’origine vulcanica.
Inoltre il culto di Ecate continua ad affascinare non solo autori del calibro di Shakespeare, ma soprattutto gli autori de Le terrificanti avventure di Sabrina, che a questa dea hanno deciso di legare le ultime stagioni.
E tu hai ancora paura?
Alessandra De Paola