È guerra tra Russia e Ucraina
Ore buie di rabbia e tensione sono queste per i cittadini dell’Ucraina.
Venti feroci di guerra soffiavano da mesi, trattative incessanti avevano fatto sperare al mondo che questi venti si affievolissero, che un accordo per evitare un’altra inutile guerra, si potesse raggiungere.
Alle 4 di questa notte, ora italiana, però tutto è bruscamente precipitato. In un discorso alla nazione il presidente russo Vladimir Putin ha annunciato la guerra e l’invasione dell’Ucraina, inutile l’ultimo tentativo del presidente ucraino Volodymyr Zelensky di chiedere un altro incontro a Putin, mentre il consiglio di sicurezza dell’Onu era riunito.
Esplosioni nelle principali città ucraine di Kiev, Odessa, Kharkiv, Mariupol ed altre si sono registrate da questa mattina e le strade si riempiono di file interminabili di macchine, anime che corrono in cerca di salvezza, desolazione che poteva essere evitata.
Questa di Putin è una prova di forza, l’intenzione di voler dimostrare al mondo che la Russia è ancora una delle principali potenze del mondo, non disposta a trattare sui suoi interessi, sulla sua influenza, su quegli stati che anni fa appartenevano al suo impero. Le cause sono quindi molto più profonde e affondano le loro radici nel crollo dell’Unione sovietica, e nella proclamata indipendenza dell’Ucraina nel 1991 che la Russia non ha mai veramente accettato.
Questo è il tragico epilogo di tensioni esplose nel 2014 quando la Russia si impadronì del primo pezzo del ricco territorio ucraino, la Crimea, terra strategica per i suoi porti sul Mar Nero che la Russia non intende lasciare.
Lo zar Putin vorrebbe ricostruire la sua antica potenza, ormai molto indebolita dalla crisi economica e dall’entrata in scena di altri paesi come la Cina del suo amico Xi Jinping, il quale in queste ore resta a guardare sospeso, desideroso di sapere quale sarà la potenza che vincerà e i futuri equilibri geopolitici, che potrebbero, nel caso di perdita degli Stati Uniti, dargli forza per realizzare un suo antico progetto, l’invasione Taiwan e il definitivo passaggio sotto il suo potere di Hong Kong.
Dopo il riconoscimento ufficiale delle repubbliche auto-dichiarate di Donetsk e di Luhansk, nella regione separatista del Donbass, il 21 febbraio scorso e l’entrata dell’esercito russo in queste zone, in cui già dal 2014 la Russia sosteneva i separatisti, oggi con la scusa di difendere questa regione i russi hanno attaccato il cuore dell’Ucraina e truppe russe stanno arrivando anche dalla Bielorussia, fedele alleata della Russia.
Il ricco territorio ucraino con le sue miniere, i boschi e l’immensa produzione di grano, tanto da valergli l’appellativo di granaio d’Europa, fanno gola alla Russia, ma la principale causa di questo conflitto è la volontà da parte della Russia di evitare con tutte le sue forze che l’Ucraina entri a far parte della Nato.
Da quando nel 2014 il presidente ucraino filorusso Yanukovych perse le elezioni e fu sostituito da Petro Poroshenko di gran lunga più aperto all’occidente, il timore che potesse accadere quanto già successo con Estonia, Lettonia e Lituania entrate a far parte dell’Unione Europea e della Nato, ha attanagliato Putin, la cui ossessione per la ricostruzione territoriale dell’antico impero russo e per la caduta dell’Unione sovietica sono ormai palesi.
Con l’entrata dell’Ucraina nella Nato quindi la Russia perderebbe il suo stato cuscinetto e si troverebbe gli americani alle porte di casa, perderebbe un altro pezzo di quell’influenza su quei territori che tanto ancora oggi aspira a controllare, non condividendo quindi la libera e legittima decisione dell’Ucraina di voler entrare a far parte della Nato e aprirsi sempre di più all’occidente.
Decidendo di invadere Putin ha violato deliberatamente la sovranità di un altro stato andando contro gli accordi internazionali.
Ma l’Ucraina è importante anche per l’Europa e per gli Stati Uniti in particolare, che mirano da sempre ad espandersi più ad est, a difendere quei paesi ad ex influenza russa che sono già passati dall’altra parte, ma anche a rimarcare la loro potenza e quella Nato in un momento storico in cui anche loro risultano più indeboliti e lo stesso presidente Joe Biden è in continua discesa nei consensi.
I toni con cui si sono state condotte queste trattative non sono stati cordiali e concilianti, ma sempre più tesi con scambi continui di accuse, l’impressione che se ne ha è che un’accordo non si volesse trovare, nessuno disposto a cedere sui propri interessi.
Il prezzo più alto di questi giochi di potere è come sempre pagato dai civili, dagli indifesi che perderanno lavoro, case, persone care. Soffriranno e moriranno per una guerra che poteva essere evitata.
Beatrice Gargiulo
Vedi anche: Bielorussia e la stampa: odio feroce di un regime bugiardo