Ci dev’essere nel mondo un posto in cui vengono conservati tutti i quasi – amore
Quel posto nel mondo, ogni tanto, credo subisca una scossa o un’inondazione, un evento catastrofico che scombussola gli equilibri.
Dove vanno gli amori che non ce la fanno?
La notte è il momento peggiore, quando sei sola con te. Di giorno credi di potercela fare. La notte, tra le lenzuola, le paure diventano gli incubi peggiori. Sei piccola e impotente e tutto ciò che temi si trasforma in grandi mostri che vengono a chiedere di te. Per questo la notte è fatta per dormire. E se non dormo non posso farcela. E quando non riesco a dormire è come se mi perdessi nel tentativo di avvicinarmi a tentazioni più dolci e di allontanare da me quelle più ruvide.
Noi, ad un punto certo, moriamo. Moriamo per la stanchezza di non essere capiti, e nessun virus è potente come il non amore. Non ami qualcuno perché è quello giusto, è quello giusto perché lo ami. Un amore così grande senza il quale non sei più niente, senza il quale non senti più niente.
È impossibile, non amerò mai più così. Io non posso più soffrire, io non posso più annullarmi per lui, devo andare avanti. Io voglio amare ancora, io posso amare ancora. Lui me lo ha dimostrato. Sarà un amore diverso. Sarà un amore che non fa male. Anche se quando sai che esiste qualcuno che ti ha fatto sentire viva come nessun altro c’è mai riuscito, ti senti di appartenere soltanto a lui, a lui e nessun altro.
Non è mai come te lo aspetti. Credi di saperlo, hai le idee chiare, tutto programmato nella tua vita; una scaletta mentale di quello che accadrà. Sai come succederà, con quale ordine e con quali sentimenti. Credi di saperlo, ma in realtà no, non lo sai. E forse un solo destino non basta, e pensa un po’, nella maggior parte dei casi la fortuna non ci bacia. Succede però che ci ripaghi. Raramente, ma succede.
Non tutto riguarda l’amore. C’è anche altro. Forse, qualcosa di meglio. Un quasi – amore a distanza è pur sempre un quasi – amore, no? Mi spiego.
È una persona come tutte le altre, con pregi e difetti, con giorni felici e lune storte. Con un quasi – amore a distanza ci parli al telefono, non bevi il caffè tutti i pomeriggi e non vai a cena tutte le sere. Nella maggior parte delle volte lo conosci per caso. A me è successo. È così che capita. Alcune, tra le persone della mia vita, quelle importanti, le ho incontrate una prima volta pensando che il giorno dopo non mi sarei nemmeno ricordata di loro.
Come in quelle volte in cui siamo semplicemente in un’altra dimensione, quella dell’attesa. L’attesa di qualcosa per cui continuare a vivere, sognare, credere e lottare. Poche parole, quelle giuste. Compresi di sguardi. Compresi di sorrisi. Cresce di nascosto e a tratti è difficile. Un quasi – amore così, non lo abbracci ogni volta che vuoi, ogni volta che dovresti, ma impari ad abbracciare i suoi pensieri da lontano. Ci litighi lo stesso, e succede davvero. Succede che per un giorno o due non ci si sente, non ci si sopporta. Ci si parla un po’ staccati, e non sempre ci si capisce. È triste a volte. Triste perché non sai com’è la sua faccia, com’è la sua voce. E se piange, non sai come sono le sue lacrime, come scendono, se le asciuga o se le tiene sulle guance bagnate come faccio io. Ma la parte peggiore viene dopo.
Un quasi – amore così non puoi abbracciarlo per fare la pace, non subito, non quando dovresti. Puoi solo mandargli un messaggio, una sera che fuori piove e dentro pure, e chiedere scusa. Piangere senza che l’altro ti veda. Piangere senza che l’altro ti senta. Piangere.
E sperare che nella sua risposta ci sia tanto sentimento, lo stesso che hai messo tu. Un cuore rosso sul display del telefono ma non sai quanto cuore ci ha messo. Come qualcosa di eterno, come a parlarne e qualcosa si muove dentro, come sete di vita, come qualcosa che ci tiene la mano senza volere niente. Niente a parte noi. Noi, quasi – amore, che potevamo non conoscerci mai ed invece guarda dove siamo finiti.
E va bene così, così come siamo, godiamoci la bellezza, e sosteniamola, perché c’è.
Francesca Scotto di Carlo
Vedi anche: Conservare un amore al Museo delle Relazioni Interrotte: istruzioni per l’uso