Julian Assange, dalla fondazione di WikiLeaks all’epopea giudiziaria
Divenuto simbolo della libertà di espressione grazie a WikiLeaks, Julian Assange sta vivendo una situazione giudiziaria altalenante da quando fu accusato di stupro da due donne svedesi, nel 18 novembre 2010.
Giornalista e programmatore australiano, Julian Assange è il co-fondatore e caporedattore di WikiLeaks.
Quest’ultima è un ente non profit lanciata nel 2006; con una garanzia di massima protezione informatica possibile, sorretta da un sistema di cifratura efficiente, i dissidenti di tutto il mondo possono inviare informazioni riservate e denunce segreti all’ente, al fine di denunciare i Governi e le personalità politiche di spicco di tutto il mondo. WikiLeaks non ha una sede ufficiale e ai dissidenti viene garantita l’anonimità.
Pur essendo stata fondata nel 2006, è dal 2007 che WikiLeaks conosce un forte incremento. Tra i casi più eclatanti resi noti da WikiLeaks, vi è la gestione del Campo di prigionia di Guantanàmo. L’ente ha avuto il compito di aver rivelato, tra le tante notizie: la corruzione di alcuni governi arabi; la repressione cinese della rivolta in Tibet; l’accusa rivolta alla banca svizzera Julius Bar, riguardo al supporto della banca del riciclaggio del denaro sporco e dell’evasione fiscale (in seguito la banca riuscirà a far chiudere il sito web, momentaneamente, nel 2008).
Il bersaglio principale, e preferito, di WikiLeaks però è il Governo americano. Nel 2010 l’ente ha collaborato anche con il New York Times, The Guardian, e il giornale tedesco Der Spiegel svelando il contenuto di documenti riguardanti la guerra in Afghanistan.
La raccolta è fatta di ben 91.731 documenti, che rivelano dettagli agghiaccianti: l’esercito statunitense e britannico avrebbero ucciso civili afghani, occultandone i corpi; l’Iraq e il Pakistan avrebbero sostenuto i talebani. Un’altra questione dolorosa e motivo di vergogna per l’esercito statunitense è la guerra in Iraq.
Il tramite fondamentale per questa immensa fuga di notizie (700 mila documenti classificati girati ad Assange) è Chelsea Elizabeth Manning (nata Bradley Edward Manning, ex soldato e attivista statunitense). Manning era l’analista di intelligence durante le operazioni militari in Iraq. Il suo coraggio ha consentito di scoprire gli abusi, le torture e le violenze da parte dei militari statunitensi. Grazie ai documenti, si è conosciuta anche la morte di 15.000 civili in circostanze sconosciute.
Il cablegate 2010 è un’altra imponente fuga di notizie di WikiLeaks, stavolta riguardante le informazioni confidenziali inviate da 274 ambasciate americane in tutto il mondo al dipartimento di Stato degli Stati Uniti d’America. Vengono analizzati alcuni tra i più conosciuti leader europei, come Silvio Berlusconi (definito dall’ambasciata americana a Roma come un leader “inefficace”); Angela Merkel (“evita il rischio ed è raramente creativa”); Nicolas Sarkozy (definito come “un imperatore nudo”).
Allo stato attuale, WikiLeaks è ancora un ente attivo, ma Julian Assange si trova in difficoltà. La sua epopea comincia il 18 novembre 2010, quando due donne svedesi lo accusano di stupro. Assange si difende affermando di aver avuto rapporti consenzienti con le donne, poi si consegna alla polizia britannica il 7 dicembre. Frattanto, la Svezia richiede l’estradizione alle autorità britanniche, richiesta che per alcune fonti si tradurrebbe nell’intenzione di estradare Assange negli Stati Uniti, dove è accusato di spionaggio. Nel febbraio 2011, la richiesta svedese è sottoposta ad un tribunale londinese.
Per il timore di essere estradato negli Stati Uniti e poi condannato a morte (negli USA lo spionaggio è un reato che può costare l’ergastolo o la morte), Assange trova rifugio nell’ambasciata ecuadoriana, il 19 giugno 2012. Il giornalista australiano chiede diritto d’asilo all’Ecuador, diritto concesso dal 16 agosto 2012 all’11 aprile 2019, momento in cui Assange è arrestato dalla polizia londinese. L’arresto avviene in quanto il nuovo presidente ecuadoriano, Lenin Moreno, aveva accusato Assange nel 2 aprile del 2019 di aver violato le condizioni per l’asilo politico. Quindi la polizia britannica può entrare nell’ambasciata ecuadoriana, mentre Assange perde la cittadinanza ecuadoriana.
Si riapre l’indagine per stupro, che termina momentaneamente il 1° maggio 2019 con la condanna a 50 settimane di prigione da un tribunale di Londra. Assange sconta la condanna, ma resta in attesa del verdetto sull’estradizione. Anche se il 19 novembre 2019 la magistratura svedese, in assenza di prove, chiude l’indagine per violenza sessuale, l’epopea per Assange non è finita, anzi.
Pochi mesi prima di novembre, precisamente il 23 maggio 2019, gli Stati Uniti aggiungono ben 18 capi d’accusa a quello della pirateria informatica, compresa l’accusa di aver messo in pericolo la vita di agenti e soldati dell’esercito statunitense. Resta, quindi, il pericolo concreto dell’estradizione. Il giornalista, però, gode di un forte appoggio: decine di Ong continuano a mobilitarsi per la salvaguardia di Assange, il quale ha subito torture psicologiche durante questi anni di indagini.
Il 7 settembre e il 25 settembre 2020 la giudice Vanessa Baraitser (corte penale londinese di Old Bailey) concede tempo in più alla difesa di Assange. Ma il 4 gennaio 2021, Baraitser dichiara la necessità di far restare Assange nel Regno Unito (in quanto è a rischio suicidio). Ad oggi, l’Alta Corte britannica ha concesso l’appello ad Assange contro la sentenza di estradizione negli Stati Uniti. Ma è tutto in divenire, ancora non si è giunti ad una condanna definitiva. Intanto, l’ente non profit Amnesty International ha lanciato una petizione per annullare le accuse contro Julian Assange.
Numerosi giornalisti si sono schierati al fianco di Assange, come l’attivista statunitense Robert Meeropol Rosenberg (figlio dei comunisti Rosenberg), mentre risale al dicembre 2019 la petizione Speak up for Assange (richiedente la liberazione di Assange) da parte di un gruppo di giornalisti provenienti da quasi 100 nazioni.
Nell’anno 2020, diverse personalità belga affermano di voler concedere un permesso di soggiorno in Belgio ad Assange, al fine di scongiurare l’ipotesi di estradizione negli Stati Uniti. Anche la Germania manifesta solidarietà per Assange, così come l’Italia: diverse sono le manifestazioni nel nostro paese che gridano alla libertà di Assange. A Londra, è sostenuto in piazza da personalità come il musicista Roger Waters e la stilista Vivienne Westwood.
Parte della comunità medica non si sottrae alla solidarietà per il giornalista: diversi medici da tutto il mondo, riunitisi nel gruppo “Doctors for Assange”, hanno manifestato le loro preoccupazioni per le condizioni cliniche di Assange, con un’accorata lettera rivolta al Governo Australiano e pubblicata sulla rivista The Lancet.
Qualora il giornalista australiano dovesse essere estradato, rischiando 175 anni di carcere negli Stati Uniti, ciò significherebbe la morte della libertà di stampa. Di seguito, le parole di Julian Assange su WikiLeaks:
«Questa grande biblioteca, costruita con il coraggio e il sudore di molti, ha avuto un confronto quinquennale con il potere senza perdere un solo “libro”. Allo stesso tempo, questi “libri” hanno educato molti e, in alcuni casi, in senso letterale, hanno liberato gli innocenti»
Aurora Scarnera
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