Esistono ancora i matrimoni combinati?
Può far storcere il naso o destare parecchi dubbi, soprattutto per un occidentale dell’età contemporanea, la questione dei matrimoni combinati.
Qual è il confine tra “combinare un matrimonio” e “forzare un matrimonio”? Dal punto di vista giuridico, forzato e combinato non sono la stessa cosa.
Ma da quello umano ed etico, invece?
A livello teorico, il matrimonio combinato prevede una guida (i genitori degli sposi; terzi), ma la volontà degli sposi è comunque decisiva. Per cui, i genitori possono anche incitare allo sposalizio con una determinata persona (in genere, dal buon status sociale e/o economico), ma non possono assolutamente forzare il proprio figlio o la propria figlia. Il matrimonio forzato, invece, chiaramente è diverso: gli sposi (soprattutto la sposa, in realtà) non hanno alcun ruolo decisivo. In quest’ultimo caso, si tratta di violazione dei diritti umani.
Prima del ‘900, anche la vecchia Europa non era esente dai matrimoni combinati, anzi. Le stesse dinastie nobiliari e le casate regnanti erano frutto di un legame pratico, che assicurava una certa tranquillità economica e la stabilità del paese. Con il trascorrere dei secoli, l’affermarsi del matrimonio romantico ha cambiato le carte in tavola. Ma non è così per tutti.
I motivi per cui si ricorre al matrimonio combinato (o forzato, a seconda dei casi) sono vari: evitare un matrimonio misto; riparare ad una gravidanza indesiderata; dote che si riceve dall’accasare le figlie; ascendere ad uno status sociale migliore o stabilizzarlo; controllare la sessualità delle figlie; lo sposalizio tra connazionali permette ad uno dei due, ancora sprovvisto di diritto di cittadinanza, di ottenerlo.
I matrimoni combinati sono molto frequenti e si stima che ce ne siano 60 milioni al mondo. In ben 146 paesi al mondo, è legale sposarsi al di sotto dei 18 anni. Se, nel 2016, il presidente del Gambia (Yahya Jammeh) ha vietato i matrimoni forzati e i matrimoni per i minori, tuttora esistono paesi in cui sono soprattutto le donne le vittime predilette di una violenza subdola e forte. Si pensi all’Afghanistan.
I talebani hanno peggiorato la situazione, ma per la maggior parte delle donne afghane rifiutare un matrimonio combinato o scappare dal proprio marito equivaleva a due cose: alla prigione o alla morte.
Le donne pakistane, da un’inchiesta dell’Associated Press del biennio 2018-2019 e riportata da Asia news, sono state vittime di una vera e propria vendita. Queste donne, 629, erano vendute come spose schiave ai mariti cinesi.
Il matrimonio combinato, in moltissimi casi, diventa forzato, perché all’opposizione (della donna, più che altro) l’apparente tranquillità di questo contratto matrimoniale diventa un inferno terreno. Per non parlare della questione delle spose bambine, una vera e propria crudeltà in atto in non pochi paesi al mondo.
Citando solo alcuni paesi, Bruno Contigiani (fondatore del progetto L’arte del Vivere con Lentezza) si occupa, assieme a molti altri, di favorire gli studi nelle bidonville di Jaipur, in India. Il progetto ha permesso di conoscere molte situazioni di forzature e violenze a cui sono sottoposte le ragazze e le bambine indiane.
Come accertato da Contigiani, la situazione indiana è simile a quella pakistana, riguardo al matrimonio combinato, il quale è l’unico tipo di matrimonio disponibile nei villaggi, ma le cose non sono poi così diversi per i ceti superiori e per le città. In più, le ragazze e le bambine sono considerate un peso per i genitori, per via della dote a cui si deve provvedere.
Ma il sesso femminile è anche visto come un ottimo tramite, come una merce di scambio per il diritto di cittadinanza per un connazionale (se la ragazza o bambina abita in Europa, per esempio). O ancora, il caso della Giordania.
Secondo i dati Unicef, oltre il 40% dei minori siriani non frequenta la scuola: i maschi in genere lavorano a nero, mentre il 36% delle femmine è costretto a sposarsi prima della maggiore età (nonostante il matrimonio sia legalmente possibile solo dai 18 anni in poi).
E l’Italia? Come reagisce ai matrimoni combinati/forzati?
Questi sono un reato, disciplinato dall’art. 558 bis c.p. introdotto nel Codice penale dalla legge n.69/2019. L’ultimo Report sulla costrizione o induzione al matrimonio in Italia, risalente al 27 giugno 2021, ha esaminato 24 casi in Italia di matrimonio forzato. L’85% delle vittime è rappresentato da donne, prevalentemente pakistane. Nel 73% dei casi, gli autori della violenza sono gli uomini. Un ultimo caso che ha sconvolto la cronaca nazionale è quello di Saman Abbas, la diciottenne pakistana uccisa per essersi opposta ad un matrimonio combinato con suo cugino.
Il matrimonio combinato non è sempre violenza, ma anche una procedura pragmatica ben accettata, come avviene talvolta in India. Questo paese presenta molte situazioni di violenza nei matrimoni combinati, ma anche persone tuttora favorevoli al matrimonio combinato, per motivi onestamente difficili da comprendere per un occidentale.
La scelta, da parte del partner di vita, fatta dai propri genitori può anche essere percepita molto più affidabile di quanto lo sarebbe scegliere in totale autonomia. Un altro motivo di approvazione del matrimonio combinato è che, alla fine, si imparerà ad amare il proprio partner nel tempo.
Salvo l’aperta condanna delle situazioni violente presenti nei matrimoni combinati, per quanto possa essere lontanissimo dalla cultura occidentale, in determinati casi davvero, e tuttora, il matrimonio combinato è una scelta coerente e percepita come giusta.
Aurora Scarnera
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