Ti piace lo spin-off o è solo la sindrome di Fonzie?
Quando si inizia una serie tv l’investimento non riguarda solo il tempo libero le si dedica, ma è per buona parte emotivo.
Quando incrociamo un personaggio a cui decidiamo di affezionarci ed è capace di mostrarsi in maniera tridimensionale, in nome di quella autenticità si possono perdonare anche strafalcioni, ripetizioni o episodi talvolta banali.
Accade perché la sfera affettiva in cui inseriamo il character lo rende una sorta di ambasciatore di valori in cui ci riconosciamo e di esperienze che ci piacerebbe condividere e questo comporta sempre più spesso il fenomeno del binge-watching.
Grazie alle piattaforme di streaming, si rompe il meccanismo di visione a cadenza programmata, solitamente settimanale, per dedicarsi a vere e proprie maratone che consentono di amplificare l’interesse nei confronti di alcune produzioni.
Ma cosa accade se uno spettatore si immedesima in un personaggio secondario, a discapito del protagonista?
Si ottiene il verificarsi della sindrome di Fonzie.
Nel momento in cui un personaggio secondario è al centro di un enorme ed inaspettato gradimento da parte del pubblico, si può arrivare al punto di rendere egli stesso oggetto di uno spin-off , poiché anche nelle sue caratteristiche i fan riescono a ritrovare un tratto conciliabile con la propria personalità.
Il nome della sindrome deriva da uno dei cult anni Novanta: Happy Days, in cui il personaggio Arthur “Fonzie” Fonzarelli, a cui l’attore Henry Winkler ha prestato il volto, ha riscosso un successo tale da essere interpretato come icona di stile.
Questo fenomeno mediatico si ricollega direttamente a strategie di marketing ed infatti sempre a lui sono state dedicate action figures, posters e oggetti da collezione.
In giorni a noi più vicini possiamo riconoscere la sitcom Young Sheldon che estrapola il personaggio di Sheldon Cooper da The Big Bang Theory e ci introduce all’infanzia del personaggio, già smisuratamente intelligente; o ancora con lo spin-off Better Call Saul che fa anche da prequel per la serie Breaking Bad ed infine con il personaggio di Barney Stinson in How I Met Your Mother che ha portato alla vendita di moltissimi gadget come l’iconico Playbook.
Per l’ambito dei cartoni animati invece possiamo riscontrare lo stesso fenomeno nel caso di Homer Simpson, mentre il protagonista nelle prime tre stagioni doveva essere Bart Simpson, o ancora Stewie Griffin che ha avuto un ruolo sempre più centrale.
Dalla serie Happy Days è stato coniata anche una seconda sindrome, in questo secondo caso relativa alla scomparsa improvvisa di un personaggio dalle scene, si tratta della sindrome di Chuck Cunningham che non prevede un’uscita di scena motivata da uno spostamento; piuttosto i personaggi vengono rimossi dalla storia, mentre tutti gli altri continuano ad andare avanti come se il personaggio non fosse mai esistito.
La famiglia Cunningham è composta dai genitori Howard e Marion e dai tre figli Richie, Joanie e Chuck. Quest’ultimo è il fratello maggiore con il ruolo di mentore verso il protagonista Richie.
Tuttavia, con il progredire degli episodi il pubblico gli preferisce il “ribelle” Fonzie, nato appunto come figura marginale e che invece pian piano assumerà un ruolo sempre più rilevante nelle vicende della serie, prendendo idealmente il posto che doveva essere di Chuck nei confronti del fratello minore. Da quel momento in poi i due genitori parleranno sempre e solo di due figli.
Il meccanismo che spinge a preferire il personaggio secondario è certamente dipendente dalla buona scrittura e dalle affinità che con lui si riscontrano, ma lo spin-off spesso non è solo un modo per farci godere appieno della sua presenza, quanto una strategia bella e buona per venderci un’esperienza continua.
E spesso va benissimo così.
Alessandra De Paola