Ovidio, in amore vince chi inganna
Publio Ovidio Nasone è stato uno dei più importanti rappresentanti della poesia elegiaca latina.
Nasce a Sulmona il 20 marzo del 43 a.C., ma si trasferisce giovanissimo a Roma per studiare grammatica e retorica.
Completa poi la sua istruzione con un viaggio ad Atene e, dopo essersi recato anche in Asia, Egitto e Sicilia, torna a Roma. Il padre avrebbe voluto che diventasse oratore, ma Ovidio non riesce a resistere al fascino della poesia. In un primo momento entra a far parte del circolo di Massalla Corvino, e solo in seguito si avvicinerà a quello di Mecenate.
Ovidio vive ai tempi della pax Augusta, un momento storico in cui, dopo le guerre civili, Roma attraversa finalmente un periodo di tranquillità. La produzione letteraria in questo periodo si divide in due gruppi: quella volta a celebrare il nuovo regime di Augusto e l’imperatore stesso, e quella che, invece, proprio come la poesia elegiaca, si dedicava a temi leggeri e poco impegnati.
L’amore è al centro della prima parte della produzione poetica di Ovidio, che però si differenzia dagli altri poeti elegiaci per il modo in cui viene trattata la tematica amorosa. Cornelio Gallo, Propezio e Tibullo cantavano un amore che porta a sofferenze e dolore, un amore che non era mai corrisposto, un desiderio che non veniva mai appagato. Le donne da loro amate giocavano con i loro sentimenti con crudeltà.
Ovidio no. In questa sua prima produzione poetica, racconta l’amore come gioco di seduzione e di conquista. Non è un amore eterno, anzi. È effimero e dura soltanto finché se ne ha voglia e, quando finisce, è solo per lasciare spazio a una nuova storia.
È di questo stampo l’amore cantato nell’opera chiamata proprio Amores, una raccolta di quarantanove elegie, divisa in tre libri, composta tra il 23 a.C. e il 14 a.C. Racconta la storia d’amore del poeta con Corinna, non una donna realmente esistita, ma un personaggio letterario. Secondo le convenzioni dell’elegia amorosa, anche Ovidio si assoggetta alla sua domina, ma lo fa senza prendersi troppo sul serio. Non si aspetta davvero fedeltà dalla sua donna, poiché anche lui, confessa, l’ha tradita spesso. Chiede solo che i tradimenti di lei siano meglio nascosti, in modo da non provare la pressante morsa della gelosia. In poche parole: occhio non vede, cuore non duole.
E sempre di amore trattano le Heroides, composte tra il 26 ed il 16 a.C.
Qui la prospettiva si ribalta e le donne innamorate prendono la parola. Si tratta di una raccolta di ventuno epistole in distici elegiaci, immaginariamente scritte da famose eroine della mitologia greca o latina, come Penelope o Didone, e indirizzate ai loro mariti o innamorati lontani. Queste eroine immortali, attraverso i versi di Ovidio, si mostrano come donne comuni ed esprimono sentimenti tipicamente umani. In questo modo, il poeta disegna un ritratto completamente innovativo di personaggi noti del panorama letterario antico.
Ma l’opera che più rappresenta la concezione dell’amore di Ovidio è l’Ars amatoria, un’opera divisa in tre libri, pubblicata tra l’1 a. C. e l’1 d. C. Qui Ovidio si presenta come precettore dell’arte di amare e si propone di insegnare ai suoi discepoli le tecniche migliori con cui sedurre una donna. Secondo Ovidio, bisogna imparare e godere solo del bello che l’amore ti regala e lasciar perdere tutte le sofferenze. Per imparare a farlo, suggerisce una serie di consigli pratici, accompagnati da exempla tratti dalla letteratura e dalla mitologia.
Come si conquista una donna?
È semplice: con l’inganno e la simulazione.
Fingere di sottomettersi completamente alla propria amata, assecondare ogni sua richiesta, accontentare ogni suo capriccio, le farà credere di aver trovato un amante fedele e prodigo. L’amore è quindi concepito come una vera e propria guerra di conquista. In questa guerra, le donne non sono solo preda, ma anche predatrici e, nell’ultimo libro dell’opera, assumono anche loro il ruolo di discepole di Ovidio.
Loro non hanno bisogno di apprendere l’arte dell’inganno, perché per natura la conoscono già benissimo. Allora, il precettore si limita a dare una serie di consigli su come risultare più attraenti agli occhi degli uomini, e fornisce anche qualche piccante suggerimento per rendere gli incontri privati ancora più divertenti.
Si pensa che quest’opera, dal contenuto considerato scabroso, abbia causato ad Ovidio qualche problemuccio. Da questo momento in poi, la sua produzione letteraria cambierà abbastanza radicalmente.
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Nadia Rosato
Fonte copertina Studia rapido
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