Arte & CulturaSociale

Io come James alla ricerca della consapevolezza

Ho sempre pensato che le brutte esperienze aiutino: servono a chiarire che cosa dobbiamo fare davvero.

Stamattina mi sono alzata e ho preso il mio solito caffellatte guardando fuori dalla mia finestra. Sembrava una mattinata apparentemente normale fino a quando sopra il tavolo della cucina non mi è capitato sotto agli occhi un titolo di un libro: Un giorno tutto questo dolore ti sarà utile (Peter Cameron).

In quel momento ho capito che no, non era un giorno come tanti. Che dovrei anch’io, come James, non avere di altre argomentazioni, e che, a certe domande no, non c’è risposta, e che qualche volta le parole non bastano, non servono. 

Non è facile parlare di questo libro. Non è stato facile per me cibarmene. Mi sono sentita spiata, poi tradita, compresa infine. Mi sono imbattuta in una di quelle storie specchio che riflettono tutte quante le mie nevrosi.

Leggere di J. È stato terapeutico; non è mai tardi per rivivere i tormenti adolescenziali, e sopratutto, non è mai tardi per auscultarsi e scoprirsi così dei disagiati. A diciotto anni lo avrei considerato uno dei miei romanzi preferiti. A diciotto anni ero irrisolta, confusa, incasinata. Oggi, a ventinoveanni (se lo scrivo tutto attaccato fa meno male) sono fiera di me e dei miei dispiaceri.  

Ho, come dire, prestato la mia fede a un titolo. Ho amato quel titolo. È stato respiro, novità, notte, luci, riflettori, forme e odori a me sconosciuti, ma neanche troppo. Sir Cameron ha uno stile di narrazione capace di coinvolgerti totalmente. Riesce a mettere in evidenza una realtà dei nostri giorni, con la quale e per la quale, i ragazzi si ritrovano a lottare. E lo fa con naturalezza, non riesci a non pensare che sia capitato anche a te, all’età di James di fare certi pensieri, di avere certe paure, di provare le sue angosce.

È molto facile immedesimarsi, se non rivedersi, nella realtà della storia, cosa che, personalmente, ritengo imprescindibile per poter apprezzare veramente un buon libro. Fulminea è la comprensione dei pensieri di James, chiariti e rifiniti molto bene. Pensieri che ti resteranno cuciti addosso. J. È un personaggio, con una storia, prodigiosa ed indimenticabile. 

James è un diciottenne di New York che lavora nella galleria d’arte della madre. Annoiato dal passare dei giorni. Le sue vere passioni sono la letteratura e l’arte. Ha una sorella universitaria e vede il padre una volta a settimana a pranzo. Odia i suoi coetanei e la sua migliore amica è Nanette, la sua nonna. James si sente diverso: stufo dei ragazzi della sua età, passa il suo tempo cercando case lontane da New York. E da qui comincia il suo viaggio alla ricerca della consapevolezza

“Ho passato tutta la vita con i miei coetanei e non mi piacciono granché.” Io come J. Riuscivo ad esprimermi con poche persone. Malinconica, complicata, ma nel complesso semplice, con lo sguardo puro sulla vita, che non lo è mai.

Ognuno di noi ha la sua normalità, diversa da quella degli altri. Ricordiamoci che la nostra è una normalità preziosa e privilegiata. E leggiamo, leggiamo tanto, cibiamo la nostra mente sempre.

Facciamo pace con i nostri pezzi rotti.

Francesca Scotto di Carlo

Copertina: unlibrotiralaltroovveroilpassaparoladeilibri.it

Vedi anche: Ho dato una voce alle mie mestruazioni

Francesca Scotto di Carlo

Di sé dice di essere un «cumulonembi»,testarda, indistruttibile, assertiva. Scrittrice, umanista, attivista, è una di quelle persone con la voglia di cambiare il mondo, un passo alla volta. Fai rumore, si.
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