Gli antichi romani andavano in vacanza?
La divisione del nostro tempo in una parte dedicata al lavoro ed un’altra per il tempo libero è un’invenzione che dobbiamo agli antichi romani.
Furono loro circa nel II secolo a.C. a sviluppare i concetti di otium et negotium, ossia la ripartizione della vita in uno spazio dedicato ai doveri, alla propria attività di politico, avvocato o letterato ed uno spazio dedicato al riposo, al tempo per se stessi, in cui rigenerarsi dalle fatiche della quotidianità e godere dei piaceri della vita.
Sempre ai Romani dobbiamo anche il concetto di viaggiare, nell’accezione che riteniamo ancora oggi, cioè spostarsi dal luogo di residenza per visitare posti diversi, anche lontani dal luogo di origine, per poi farvi ritorno.
A spostarsi dalle loro ricche dimore urbane erano i potenti, i più facoltosi cittadini, mentre alla restante parte della popolazione, la plebe, che non disponeva delle ingenti risorse economiche della nobilitas, non era concessa tale possibilità.
La Campania per lo splendido paesaggio e per il clima mite fu subito eletta a meta prediletta dall’aristocrazia e copiose nel corso del tempo sorsero le ville, in cui i proprietari non mancarono di far sfoggio, spesso come una gara, di tutta la loro opulenza, per dimensioni delle strutture, arredi e decorazioni parietali.
Numerosi sono stati nel corso del tempo i colti e ricchi romani che hanno descritto la vita che si svolgeva in queste residenze. Plinio il giovane, ad esempio, nelle sue epistole ci ha fornito un quadro dettagliato della giornata tipo di un aristocratico romano durante il tempo dedicato all’otium.
Egli racconta che la sua giornata cominciava all’alba e subito si dedicava alla studio e a piacevoli letture, non mancavano le passeggiate in terrazza e nei giardini solo per meditare o in compagnia dei suoi servitori, spazio dedicato alla conversazione, riceveva amici, banchetti serali in cui si esibivano attori e suonatori e l’immancabile attività della caccia.
L’eruzione del Vesuvio avvenuta nel 79 d.C. che travolse le città della Campania, ha permesso di farci conoscere queste dimore.
Pompei, Stabia, Oplonti, Ercolano ci danno l’immagine della vita che si è fermata in quel preciso momento storico, bloccata dalla natura che inesorabile ha interrotto ogni fermento.
Così ville lussuose come quella di Poppea, seconda moglie dell’imperatore Nerone ad Oplonti, la villa dei Papiri di Ercolano o Villa Arianna a Stabia, con i loro spettacolari mosaici, pitture parietali, marmi, biblioteche e arredamenti ci descrivono un’epoca, gli usi e costumi della classe dorata dell’antico impero romano.
Beatrice Gargiulo
Fonte copertina da Wikimedia Commons
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