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Ziggy Stardust compie cinquant’anni!

La maschera di David Bowie compie mezzo secolo e il disco che racconta in musica l’ascesa e la caduta dell’alieno androgino del rock, suona più attuale che mai.

Il fenomeno Bowie ha rappresentato una deflagrazione tale nel mondo della musica che ancora non è stato completamente elaborato. 

Incredibile e affascinante come la sua rivoluzione artistica sia andata di pari passo con una rivoluzione personale che ha cambiato per sempre la sua storia di vita trasformandolo in un’icona immortale quasi per caso.

Il giovane David Jones era alla ricerca di un’identità artistica e forse anche personale, dopo i primi anni di carriera musicale fallimentare.

Ha iniziato inventandosi un nuovo cognome tagliente, come la lama da caccia dei Bowie Knife citati in un testo del suo idolo Bob Dylan e si è liberato parzialmente del fardello delle proprie origini.

Origini scomode che gli ricordano la terribile eredità della sua famiglia, quella della malattia mentale, di cui è vittima anche il fratello Terry, grazie al quale David ha scoperto il rock and roll.

Ma un cognome tagliente non basta, perché per potersi esprimere, David, che è da sempre innamorato del teatro, sente il bisogno di uscire da sé stesso e rifugiarsi in un’identità altra.

Ispirandosi ai deliri di Vince Taylor, rocker autodistruttivo e geniale con l’ossessione per gli alieni, Bowie inventa l’alter ego Ziggy Stardust che usa per ribaltare e sbeffeggiare il terrore che ha della follia.

Rasa le sopracciglia, inizia a confezionare sgargianti vestiti pieni di lustrini fatti su misura prendendo ispirazione dal teatro kabuki giapponese e sul palco inizia a dare vita a delle performance mai viste prima in cui sfrutta le sue capacità di mimo. 

Ancor prima di aver ottenuto un riscontro effettivo, Bowie, ormai immerso nel personaggio di Ziggy, l’alieno caduto sulla terra, inizia a comportarsi come una rock star in maniera così convincente da diventarlo realmente.

Il fenomeno Ziggy Stardust non si limita ad essere una rivoluzione estetica, al contrario pone le basi per la rivoluzione gender molti anni prima che tanti artisti avessero anche solo il coraggio di dichiararsi omosessuali, si pensi a George Michael e Freddie Mercury, che negli anni 80, ovvero il decennio successivo, non sono stati liberi di esprimere le proprie preferenze sessuali.

E non va scorporato dalla storia della musica: basta analizzare il concept del personaggio per comprendere che lo stesso è un pretesto attraverso il quale Bowie ha fatto la propria dichiarazione d’amore al mondo nei confronti del rock.

Ziggy Stardust è un alieno arrivato sul pianeta terra. Qui, le notizie non vengono più trasmesse e Ziggy decide di usare le proprie canzoni per comunicare quello che succede nel mondo. 

Il rock diventa così il medium attraverso il quale le persone possono riconnettersi ad una realtà che viene negata dai media. 

Ecco perché è sbagliato pensare all’alter ego di Bowie come un semplice fenomeno di moda.

Al tempo della conquista dello spazio, Bowie usa la metafora dell’alieno per mostrare al mondo la propria fragilità e rivelare la propria incapacità di sentirsi uguale agli altri terrestri. 

Il tema dello spazio ricorre nelle sue opere dalla prima composizione dell’artista.

Space Oddity è il suo primo successo e al contempo la prima dichiarazione di estraneità dal mondo. In quel caso, Bowie indossa la maschera del Maggiore Tom, che a fasi alterne, tornerà nelle composizioni dell’artista.

L’uomo è tanto meno sè stesso quanto più parla in prima persona, dategli una maschera, e vi dirà la verità se la vita di Bowie fosse una frase, sarebbe di certo questo aforisma di Oscar Wilde, citato non a caso nel film Velvet Goldmine di Todd Haynes. Il film tributo al glam rock, attinge così tanto alla vita del Duca Bianco, da essere stato rinnegato dallo stesso, forse proprio perché la maschera si assottigliava troppo, rivelando troppi segreti scomodi.

Sara Picardi

Credit foto: https://www.quartadimensione.eu/2020/01/22/michele-di-giglio-luomo-delle-stelle/ 

Sara Picardi

Adoro la comunicazione e ho il privilegio di lavorare in questo settore, principalmente in ambito grafico. L’arte ed il gioco sono due delle mie più grandi passioni e trovo si somiglino: permettono di andare in profondità, in se stessi e negli altri in maniera leggera. Venero musica, natura e poesia come divinità pagane; pago loro i miei tributi allevando un gatto con poteri magici, scrivendo e suonando il basso in una band punk. Colleziono crepuscoli, segreti e nuvole delle forme più strane.
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