Parole e pennelli di Viola Vistosu
di Valentina Febbraro
Viola Vistosu Villani è un’artista sarda, nata a Quartu Sant’Elena nel 1985; una delle sue tante particolarità è quella di aver unito la passione da pittrice a quella di modella e indossatrice a tempo pieno: da molti anni infatti posa per diversi marchi di lingerie, abiti e scarpe.
Dai suoi dipinti risulta chiara l’ammirazione referenziale che nutre nei confronti della sua terra, la Sardegna, ma anche una passione non certo nascosta per la pittrice messicana Frida Kahlo, che si manifesta esplicitamente soprattutto nei suoi autoritratti.
Moltissimi sono i suoi quadri in posizione frontale in prospettive completamente simmetriche; troviamo nubi, farfalle ed uccelli ma anche il mondo vegetale, con fiori e frutta, attraverso il quale punta a omaggiare il territorio sardo; la totalità di questi elementi mira quindi con uno straordinario surrealismo a descrivere concretamente la realtà.
Abbiamo avuto il piacere di farle alcune domande, per conoscere un po’ meglio questa atipica pittrice che cerca di ritagliarsi il suo spazio nel panorama artistico italiano con la sua bellezza ed il suo talento. Ecco quello che le abbiamo chiesto:
“Quando è iniziata la tua passione per l’arte e quando è avvenuto il tuo primo incontro con la pittura?”
“Dai miei primi anni sono sempre stata attratta dall’arte naturale delle cose come la forma delle pietre, la simmetrica anatomia degli insetti o le trame variegate delle piante. Riprodurre e imitarne i colori è sempre stata una delle mie priorità tra i giochi dell’infanzia. Amavo anche inventare delle storie, cercando di imprimere nella carta i tratti dei personaggi fantastici che mi affollavano la mente. Ancora conservo dei momenti vividi dei miei primi anni: una volta in particolare all’asilo rimasi affascinata dalla dote eccezionale di un bambino nel disegnare in prospettiva le tegole di un tetto. Rimasi incantata ad osservarlo e mi ripromisi già da allora di migliorare le mie capacità imitandone la tecnica. Il mio primo autoritratto, come ho già avuto modo di raccontare, l’ho eseguito a due anni e ancora lo conservo. L’arte ha sempre fatto parte di me, ha accompagnato i miei passi e ha nutrito la mia essenza come l’acqua e il cibo nutrono il mio corpo.”
“In che modo la tua pittura reinterpreta il mondo reale?”
“In forma allegorica: gli elementi naturali sono la cornice viva di espressioni ermetiche la quale verità è percepibile attraverso l’interpretazione metafisica del simbolismo.”
“I tuoi quadri sono spesso ricchi di evidenti simmetrie nella prospettiva; è una scelta volontaria? Cosa significa per te?”
“È una involontà cosciente di esistere, l’automatismo del tratto che delinea certe simmetrie deriva dalla naturale predisposizione all’armonia. Un’inclinazione che sottomette la percezione dell’ordine figurativo e che non riguarda unicamente me, che solamente mi limito a raccontarla, bensì tutto; un riscontro immediato lo si ha nella natura matematica di ciò che ci circonda.”
“Quali sono gli artisti che ti hanno maggiormente ispirata?”
“Ne scopro di nuovi in ogni momento. Per lo studio della luce non vi sono maestri migliori dei grandi classici ove regna incontrastato Caravaggio, ma per le espressioni più interiori mi ispiro a vari autori della metafisica e dell’espressionismo. Non posso però negare che il contributo maggiore a una mia visione personale è stata data grazie ad alcuni esponenti del surrealismo, come Dalì e Magritte.”
“Con quali materiali e strumenti preferisci dipingere di solito?”
“L’olio su tela è da sempre la tecnica che prediligo, ma amo spaziare anche con gli acquerelli e le chine in tecniche miste o con gli acrilici per eseguire opere murarie o su pietra. Nonostante le mie predilezioni però mi diverte sperimentare con diversi materiali e tecniche, importante per l’espansione creativa di un artista.”