Non volare via, quando il coraggio e la sensibilità diventano un libro che cambia la vita
di Alessia Miranda
Ho appena finito di leggere un libro che, un po’, mi ha cambiato la vita.
Si chiama “Non volare via” ed è stato scritto dall’incredibile Sara Rattaro, un’autrice dotata del grande dono del saper arrivare dritta al cuore del lettore in silenzio, ma in modo travolgente.
Datato 2012, è un libro che, ristampa dopo ristampa, ha scalfito il cuore di migliaia di lettori, diventando uno dei romanzi più letti negli ultimi anni.
Non importa se la sua pubblicazione non è tra le più recenti, la meraviglia di certe storie è che non conoscono tempo, ed è proprio così che mi viene da definire questa: eterna.
Non volare via è la storia di una famiglia che sceglie di vivere nel nome dell’amore reciproco per far fronte a quelle avversità della vita che decidono di arrivare proprio nel momento in cui non ci si aspetta di dover reagire.
Non volare via parla soprattutto di Matteo, un bambino diverso dagli altri, capace di insegnarci che per essere straordinari non è necessario nascere perfetti, sì, perché Matteo è nato sordo e, forse, proprio per questo è dotato di una sensibilità fuori dal comune che raggiunge quasi lo straordinario.
Un giorno, infatti, durante gli esercizi abituali di logopedia, la dottoressa gli mostra un disegno con tre uccellini. Uno di questi vola via.
«Quanti ne restano?» gli chiede, ma lui non risponde.
Nei suoi occhi c’è soltanto un mondo fatto di silenzio. Un silenzio disperato che lo spinge a pronunciare, con voce gutturale, soltanto una frase: «perché vola via?»
Proprio come l’uccellino, anche un membro della sua famiglia decide di “volare via”, di andarsene lontano, fuggendo dal proprio ruolo. In questo preciso passo del libro si evince come lui se ne sia accorto prima di tutti.
Matteo mi ha permesso di vedere il mondo con i suoi occhi, con la sua anima.
Mi piace pensare che lui sia il “fanciullino” che ognuno di noi si porta segretamente dentro insieme a quella smania implacabile di sentirci sempre all’altezza e che finisce per sgretolarsi ogni volta che ci confrontiamo con le nostre debolezze.
A Matteo, la perfezione pesa.
Il suo difetto gli pesa, forse, anche più della perfezione mancata.
Ma la sua sordità, che da tutti, perfino da lui stesso, viene considerata “handicap”, in realtà è la vera forza, il vero cardine, che tiene unita un’intera famiglia.
È un po’ come quando diamo ai difetti più importanza delle nostre qualità, negando a noi stessi la possibilità di vedere splendere quello che, invece, di bello e grande abbiamo dentro.
In questo libro non si può non stare dalla parte di tutti i protagonisti, perché fin dalla prima pagina ci si sente inevitabilmente integrati in quella famiglia, nella singola vita di ogni suo componente.
Non volare via è una storia all’apparenza fin troppo comune, ma nel profondo e nella sua essenza, parla di tutti noi. Noi che ogni giorno ci troviamo a contatto con tante forme di amore grandi ed imperfette.
Non volare via è un romanzo puro e potente, come la sensibilità di Matteo, che trasmette i valori della speranza e della forza interiore che ci portano in salvo.
È la storia di chi ferisce, di chi cerca di riparare i cocci rotti delle proprie certezze, di chi perdona, di chi crede nelle seconde opportunità o nelle prime che non sono mai finite.
Per me è la storia che cerca di insegnarci che non è importante quale sia l’entità di un errore commesso, ma quanto questo sarà utile, un giorno, per fare qualcosa di grande, perché ogni nuovo inizio, comincia proprio da un dolore, da una mancanza, da uno sbaglio.
Uno sbaglio dopo il quale, nessuno avrebbe scommesso nulla e invece tu ti alzi e vinci ogni pronostico.