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Il Grammelot non è un personaggio di Narnia, ma potrebbe

Di origine incerta tra il francese grommeler cioè «bofonchiare, borbottare» e il veneziano «gramlotto» il grammelot è un modo di recitare che mette insieme suoni, onomatopee, accenti e parole privi di significato come a formare un discorso.

Nel passato molti attori se ne servirono per liberarsi della censura, permettendosi, durante le proprie rappresentazioni, di fare riferimento a nobili e religiosi, senza il rischio di essere accusati di diffamazione, non avendo, effettivamente, detto nulla di senso compiuto.

Pare che questo artificio fosse utilizzato da giullari, attori itineranti e compagnie di comici della commedia dell’arte, realizzando dialoghi attraverso intrecci di lingue e dialetti diversi miste a parole inventate, affidando la buona riuscita della performance alla gestualità e alla mimica.

Gli attori utilizzano il grammelot con lo scopo di farsi comprendere dal pubblico anche senza articolare enunciati che avessero significato, soprattutto nell’imitazione di una lingua straniera, oppure per fare una caricatura stereotipata di accenti o personaggi.

La sua riuscita si deve a due fattori.

Ogni lingua naturale possiede sonorità e cadenze tipiche che la caratterizzano. In più l’intonazione con cui una frase viene pronunciata informa l’ascoltatore sull’intenzione del parlante: affermare, domandare, esclamare… nonostante l’assenza di vere e proprie parole.

Un caso noto è quello di Dario Fo che, nei suoi spettacoli, per imitare accenti inglesi o francesi, ne caricava lo stile formale e controllato che tradizionalmente si associa ai gentiluomini britannici o la gestualità e la cadenza che generalmente è tipica dell’accento francese.

Probabilmente si deve proprio al grande Fo, dalla seconda metà del Novecento, la diffusione di questa parola nella lingua italiana.

Esempi di grammelot cinematografico si trovano in Tempi moderni e nel monologo di Adenoid Hynkel nel film Il grande dittatore entrambi di Charlie Chaplin. In epoca successiva questo filone è stato recuperato, come è stato menzionato, dall’attore Dario Fo, che lo ha valorizzato nell’opera Mistero buffo. Anche il maestro Gigi Proietti si è esibito più volte in grammelot linguistici, fra i più noti, quello in inglese e quello in napoletano.

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La Redazione

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