La libraia che salvò i libri: un inno alla letteratura e alla donna che ha creduto nel suo potere
Se amate la letteratura e siete alla ricerca di un buon libro da leggere non potete perdervi La libraia che salvò i libri di Kerri Maher, un romanzo esemplare che invita a leggere e ad apprezzare i grandi classici, un elogio a una donna che ha sfidato la legge pubblicando per prima l’Ulisse di James Joyce.
Il romanzo, pubblicato il 7 giugno scorso, rientra nel genere della narrativa storica, poiché ispirato a fatti realmente accaduti nella Parigi degli anni Venti del XX secolo. È ambientato tra il 1917 e il 1936 e vede come protagonista Sylvia Beach, giovane americana trasferitasi nella capitale francese dove resta incantata dalla libreria A. Monnier e dalla sua proprietaria Adrienne.
La storia segue la vicenda di queste due donne, le cui vite si intrecciano a quelle di grandi autori e romanzi, gli stessi che noi oggi consideriamo grandi classici. Sylvia, che ha sempre visto i libri come sinonimo di indipendenza e libertà, realizza il suo sogno di aprire una libreria tutta sua, la Shakespeare and Company, dove propone opere di artisti inglesi e americani.
La libreria diventa un luogo di incontro non solo per artisti di grande calibro, ma anche per tutti coloro che nutrivano un amore smisurato per la letteratura, considerata la miglior medicina per l’anima.
Tutto questo in un momento emblematico: parliamo del 1919, anno in cui si avvertiva l’esigenza di qualcosa di nuovo che potesse aiutare a dimenticare l’orrore della guerra, un’onda di rinnovamento che inglobò anche l’arte e la letteratura.
Ma il merito di Sylvia non fu solo questo: è stata la prima in tutto il mondo a pubblicare, con immense difficoltà, l’Ulisse di James Joyce. La protagonista ritrovava sé stessa in quelle pagine, dove gli altri, invece, vedevano qualcosa di pericoloso e indecente, e per questo da censurare.
Sylvia Beach, quindi, proprietaria di una piccola libreria parigina, stava per fare la storia, sostenuta da grandi personalità del calibro di Ernest Hemingway, Ezra Pound, Gertrude Stein e, appunto, James Joyce, con cui intesse un legame piuttosto particolare per via della personalità dell’autore, non sempre descritta positivamente.
L’autore è innanzitutto tormentato da un problema alla vista che lo ha reso quasi cieco e limitato nel suo lavoro di scrittura, ma sembra anche approfittare dell’aiuto di Sylvia per ottenere il denaro con cui pagare i suoi debiti. Alla fine, però, rivelerà la sua immensa gratitudine nei confronti della Shakespeare and Company e della sua proprietaria, il cui indispensabile ruolo nella diffusione dell’Ulisse non potrà mai essere paragonato alle numerosissime copie vendute dai successivi editori.
Ciò che affascina è l’emergere dalle parole dell’autrice della vita parigina degli anni Venti e Trenta: l’età dei grandi scrittori, musicisti, artisti, dei cosiddetti “bohemien” che impiegavano il loro tempo discutendo di arte e producendo una serie ricchissima e preziosissima di opere. È un viaggio tra i luoghi più affascinanti di Parigi, tra le strade e i musei più belli, un percorso all’insegna dell’arte.
Ma è anche un cammino che segna gli eventi principali della storia del tempo e gli aspetti che caratterizzavano l’ambiente politico francese e statunitense. Quello di Parigi era un ambiente piuttosto aperto di mentalità e non era strano che donne come Sylvia e Adrienne vivessero la loro omosessualità con tranquillità, senza la paura di doversi nascondere. Qui il liberalismo sociale era amplificato dalla tolleranza legale, poiché le relazioni omosessuali erano state decriminalizzate dalla Rivoluzione francese.
Ciò che più di tutto stupisce è che gli Stati Uniti, oggi considerati all’avanguardia proprio per la libertà di pensiero e di costumi, erano all’epoca particolarmente “chiusi”. Era come se l’America volesse bandire qualsiasi cosa offendesse il suo senso del decoro, quindi libri, opere teatrali, attività, film o persone che fossero inclini al vizio o alla diversità.
Con il conservatorismo l’alcol era dichiarato fuori legge, l’immigrazione era mal tollerata e la censura dilagava in seguito alle leggi Comstock e di quella sullo spionaggio. Sono gli anni del Proibizionismo, in cui libri come l’Ulisse, che cercavano di aprire le menti piuttosto che chiuderle, venivano considerati “sconci” e quindi banditi.
Kerri Maher, quindi, ispirandosi alla vera storia di Sylvia Beach, ha dato vita a un romanzo venduto in oltre quindici paesi e che ha riscontrato in poco tempo un grande successo, frutto di numerosi commenti positivi: la Kirkus Reviews lo definisce “un omaggio alla letteratura”, mentre da Telegraph è considerato “un inno al potere che i libri hanno di cambiarci la vita”.
Ed è davvero un inno alla letteratura, e a una donna che dopo essersi battuta per il suffragio universale, va contro la legge mettendo al primo posto il suo amore per i libri.
Se la storia di Sylvia vi ha incuriosito, l’autrice ci consiglia di esplorare un sito web chiamato Shakespeare and Company Project, lanciato dalla Princeton University Library. Sul sito sono state caricate tutte le ricevute e le tessere della biblioteca parigina, catalogate in un database che consente, ad esempio, di cercare quale libro ha preso in prestito James Joyce nel 1926.
Ma se avete in programma un bel viaggio a Parigi potete visitare un’altra Shakespeare and Company, a dieci minuti dall’originale, aperta da un libraio americano per rendere omaggio a quella originaria. Una libreria storica nel cuore di Parigi e a pochi passi dalla Senna che ancora oggi affascina i lettori di tutto il mondo e che è meta ambita dagli appassionati.
Maddalena D’Angelo
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