Mikhail Gorbaciov: nato sovietico, morto russo
Mikhail Gorbaciov: ideatore della Perestrojka e ultimo leader dell’URSS, è stato un politico sovietico, dal 1991 russo.
È morto ieri, 30 agosto 2022, all’età di 91 anni, l’ultimo segretario generale del Partito comunista dell’Unione Sovietica, padre della perestroika e protagonista della scena mondiale alla fine degli anni Ottanta del Novecento.
A poche ore di distanza dalla comunicazione della sua morte, ripercorriamo brevemente le tappe del suo cammino politico.
Mikhail nasce il 2 marzo del 1931 nel villaggio di Privolnoye, nel Caucaso settentrionale, in una famiglia povera. Dopo aver lavorato per anni come meccanico di macchine agricole, viene ammesso all’Università di Mosca, dove si laurea in Giurisprudenza nel 1955.
Alla prima segue, nel 1967, una seconda laurea, questa volta in Economia agraria, ambiente a cui era vicino fin da piccolissimo.
Sono questi gli anni in cui si iscrive al Partito comunista dell’Unione Sovietica e in cui incontra la compagna e futura moglie Raisa Maksimovna Gorbačëva.
Io e Raisa abbiamo convissuto quasi 50 anni senza mai separarci ed essere di peso l’uno per l’altra. Insieme siamo stati sempre felici.
Nel 1970, a 39 anni, prende il via la sua carriera politica: diventa deputato al Soviet Supremo e primo segretario del Comitato del Partito nel Territorio di Stavropol, ai margini settentrionali del Caucaso, entrando nella Komsomol, Lega della gioventù comunista.
La vera svolta necessitò tempo e maturazione ed è nel marzo del 1985, quando viene eletto Segretario Generale del PCUS, raggiungendo la carica amministrativa più alta nella gerarchia di partito e del Paese.
Aveva 54 anni ed era il più giovane della storia.
Proprio in quell’anno, Gorbačëv annunciò la necessità di riorganizzare l’economia sovietica, per contrastare la stagnazione in cui questa continuava ad affogare.
Il suo programma di riforma si basava essenzialmete su: accelerazione, controllo statale sulla produzione, liberalizzazione (perestrojka), apertura, trasparenza (glasnost’) e ricostruzione. Il fine era il raggiungimento di una nuova e stabile popolarità per l’Unione Sovietica.
Il primo passo a cui si dedica Gorbačëv è la lotta al consumo dell’alcool, con lo scopo di limitare la diffusione dell’alcolismo. Viene proibito il consumo di bevande alcoliche in treni e luoghi pubblici, si censurano le scene di consumo di alcolici nei film e vengono alzati i prezzi di vodka, vino e birra, al fine di limitarne le vendite.
I nuovi princìpi strategici in poco tempo conducono alla fine della guerra fredda, arrestando la corsa agli armamenti tra USA e URSS e diminuendo di gran lunga il rischio di un conflitto nucleare.
Un cambiamento radicale fu la concessione di maggiore libertà di espressione per la popolazione, fino ad allora fortemente limitata e costretta in qualsiasi forma espressiva.
Dopo aver assunto la carica di capo dello Stato nel 1988, nel marzo 1990 il Congresso dei rappresentanti del popolo dell’URSS lo elegge come presidente dell’Unione Sovietica.
Il 15 ottobre dello stesso anno, gli fu assegnato il Premio Nobel per la pace, come riformatore e leader politico, e per il profondo contributo offerto alla conclusione della guerra fredda.
Sia la glasnost che la perestrojka, punti fondamentali del programma di riforma, cui si applicò con dedizione, ebbero effetti collaterali catastrofici per il regime.
Da una parte, l’apertura a una maggiore libertà di espressione causò un aumento dei moti rivoluzionari e delle agitazioni in tutte le repubbliche socialiste; dall’altra, l’imposizione di riforme dall’alto peggiorò la crisi economica, mettendo in ginocchio un sistema già compromesso.
Il 25 dicembre 1991 Gorbačëv rassegnò le sue dimissioni da Capo dello Stato, facendo seguito alla firma dell’Accordo di Belaveža, il trattato che sancì la dissoluzione dello Stato sovietico, l’8 dicembre 1991, confermata il 26 dicembre di quell’anno dal Soviet Supremo.
«L’avevo detto: se il processo di riforma del nostro Stato multinazionale avesse superato la soglia di disgregazione dell’URSS, non ci sarebbe stato posto per me. Adesso inizia un’altra vita».
Se ne andò così, senza troppo rumore, e se è andato ieri, l’ultimo presidente dell’URSS.
Stefania Malerba
Leggi anche: È guerra tra Russia e Ucraina