I BES e le nuove frontiere dell’insegnamento
I BES (Bisogni educativi speciali) sono stati riconosciuti, dopo anni di riflessioni e di lotta, solo a partire dal 2010.
Ma di che cosa si tratta? Che passi in avanti hanno fatto l’insegnamento e la scuola in merito?
L’insegnamento moderno punta a essere sempre più inclusivo (almeno sulla carta). Grazie a una serie di battaglie, dal 2010 i ragazzi con BES (Bisogni Educativi Speciali) hanno ottenuto diritti e tutele inimmaginabili fino a un decennio prima.
Prima di entrare nel vivo della questione, partiamo dalla base: cosa si intende con BES?
Con questa sigla si identifica un insieme eterogeneo di individui: dai soggetti con una disabilità riconosciuta in base alla legge 104/92; agli alunni con DSA (Disturbi Specifici dell’Apprendimento), ovvero dislessici, disgrafici, disortografici o discalculici.
Sono inclusi nella categoria gli alunni affetti da iperattività o da disturbo dell’attenzione e anche tutti coloro i quali hanno difficoltà socio-economico-linguistiche-culturali.
In sostanza, BES è un breve acronimo che finisce però per trasformarsi in un grosso calderone. Calderone di cui gli insegnanti devono tenere ben conto durante le loro ore di lezione.
In seguito alla crescente attenzione dedicata al tema della inclusività e della compartecipazione, il focus sui BES è divenuto sempre più centrale nei discorsi del ministero.
Su un piano prettamente normativo, ci sono stati effettivamente dei progressi, poiché con la L.170/2010 i DSA sono stati ufficialmente riconosciuti e con essi una serie di buone pratiche – comprendenti strumenti compensativi e misure dispensative essenziali – per il miglioramento del profitto scolastico degli studenti.
Dei veri passi da gigante sono stati compiuti grazie all’evoluzione del discorso psicopedagogico e all’esperienza sul campo del corpo docente. Di fatti, gli insegnanti hanno finalmente preso atto dell’esistenza di questa problematica a lungo sottaciuta e spesso causa di ingiuste valutazioni nei confronti dei discenti con BES.
Sono state sviluppate diverse tecniche di insegnamento che, rispetto a quelle tradizionali, meglio si adattano ai bisogni dei ragazzi con BES.
Vediamo insieme quali.
- INSEGNAMENTO INTERATTIVO.
È stato dimostrato che la lezione frontale, cattedratica e tipica di un vecchio lignaggio di educatori, appare agli occhi degli studenti (BES e non) noiosa e difficile da seguire.
Sarebbe invece preferibile svolgere lezioni più coinvolgenti, che interpellino costantemente l’uditorio. A questo proposito, sono tante le tecniche d’insegnamento disponibili: la lezione dialogata, il circle time e l’elaborazione di progetti (giusto per citarne alcune).
È chiaro che solo l’insegnante, calato nel contesto-classe, sarà in grado di elaborare la strategia più funzionale per entrare nelle corde della sua platea.
È stato inoltre confermato che il ricorso a strumenti tecnologici (LIM, tablet) e applicazioni multimediali (Kindle, Kahoot!, CMap) può avere un riscontro positivo sull’apprendimento degli alunni.
- INSEGNAMENTO MULTISENSORIALE.
Per abitudine, siamo portati a ritenere l’insegnamento come un processo che ruota solo ed esclusivamente attorno alla parola. In special modo, alla parola stampata su carta.
Tuttavia, non dovrebbe essere così. In base a numerosi esperimenti condotti da studiosi in tutto il mondo (Fleming e Mills su tutti), è emerso che sarebbe fruttuoso ricorrere a un insegnamento capace di lasciare un segno su vari livelli sensoriali, in grado cioè di soddisfare le diverse attitudini meta cognitive (legate al proprio personale processo di elaborazione delle informazioni).
Ciò vuol dire che alcuni alunni preferiranno apprendere tramite il canale scritto (libri di testo, riassunti), altri mediante quello uditivo (audiolibri, dettati, podcast), altri ancora faranno riferimento al canale cinestetico (ovvero preferiranno apprendere in movimento, magari ripetendo ad alta voce e passeggiando).
Sarebbe quindi compito del docente riconoscere le predilezioni degli alunni, aiutandoli ad autonomizzarsi nello studio personale e consegnando loro, fin da piccoli, una chiave per decriptare il mondo e il marasma di informazioni che li circonda, nella maniera a ciascuno più congeniale.
- INSEGNAMENTO COLLABORATIVO.
Quale modo migliore per aiutare gli studenti a sentirsi integrati in un gruppo coeso se non proponendo lavori di gruppo? Progetti, studi di caso, lezioni laboratoriali, roleplay: sono tutte risorse didattiche importanti non abbastanza sfruttate.
È pur vero che lezioni di questo tipo richiedono tempi di preparazione lunghi e complessi, ma è sicuramente un modo vincente per creare stima, fiducia e motivazione nel gruppo classe.
Il riconoscimento degli alunni BES ha aperto nuove frontiere nel mondo dell’insegnamento, portando a un rinnovamento generale della scuola, al fine di renderla più inclusiva, accogliente e personalizzata.
Ciononostante, la distanza tra le disposizioni dei palazzi del potere e gli istituti scolastici è ancora abissale: come si suol dire “tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare”.
Giusy D’Elia
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