San Francesco d’Assisi: il primo poeta della letteratura italiana
“Il saluto di Dio sulla terra”. È in queste poche parole che Hermann Hesse esprime il senso più profondo dell’esistenza di Francesco d’Assisi, icona dell’amore per la natura e per la povertà.
Francesco d’Assisi nasce nel 1181 o 1182 ad Assisi. Dopo una crisi religiosa, nel 1205 si mette al servizio di Dio spogliandosi di tutti i suoi averi e abbracciando “Madonna Povertà”.
Intorno a lui si raduna un’ampia comunità di seguaci, dediti alla predicazione e alla cura dei lebbrosi e riconosciuta ufficialmente nel 1223 come Ordine dei francescani. La filosofia francescana porta avanti un’ideale di povertà e di umiltà, distante dalle concezioni della Chiesa.
Rilevante è anche il ruolo letterario di San Francesco, autore del Cantico delle Creature, conosciuto anche come Il Cantico di Frate Sole e Sorella Luna, fra i primi e più importanti componimenti poetici in lingua volgare e di sicuro la più famosa poesia religiosa della letteratura italiana.
L’opera, probabilmente composta a San Damiano, è stata scritta in tre periodi diversi della vita di Francesco, contrassegnati dalla sofferenza fisica, dalla gioia per la pace raggiunta e dall’apprestarsi della fine.
Il Cantico, scritto in lingua volgare umbra, si presenta come una prosa ritmica che richiama il ritmo delle litanie, e comprende versi di varia lunghezza che creano tra loro consonanze e assonanze oltre che rime. Osserviamo il testo:
Altissimu, onnipotente bon Signore, Tue so’ le laude, la gloria e l’honore et onne benedictione. Ad Te solo, Altissimo, se konfano, et nullu homo ène dignu te mentovare. Laudato sie, mi’ Signore cum tucte le Tue creature, spetialmente messor lo frate Sole, lo qual è iorno, et allumini noi per lui. Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore: de Te, Altissimo, porta significatione. Laudato si’, mi Siignore, per sora Luna e le stelle: il celu l’ài formate clarite et pretiose et belle. Laudato si’, mi’ Signore, per frate Vento et per aere et nubilo et sereno et onne tempo, per lo quale, a le Tue creature dài sustentamento. Laudato si’, mi Signore, per sor’Acqua, la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta. Laudato si’, mi Signore, per frate Focu, per lo quale ennallumini la nocte: ed ello è bello et iocundo et robustoso et forte. Laudato si’, mi Signore, per sora nostra matre Terra, la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti fior et herba. Laudato si’, mi Signore, per quelli che perdonano per lo Tuo amore et sostengono infirmitate et tribulatione. Beati quelli ke ’l sosterranno in pace, ka da Te, Altissimo, sirano incoronati. Laudato s’ mi Signore, per sora nostra Morte corporale, da la quale nullu homo vivente pò skappare: guai a quelli ke morrano ne le peccata mortali; beati quelli ke trovarà ne le Tue sanctissime voluntati, ka la morte secunda no ’l farrà male. Laudate et benedicete mi Signore et rengratiate e serviateli cum grande humilitate.
Il componimento è una preghiera a Dio e un ringraziamento per tutte le cose create, per la sua opera di bellezza che risplende in ogni dove. All’uomo non spetta altro che accettare con umiltà e serenità tutto ciò che proviene da Dio e farne tesoro.
Particolarmente in rilievo è il legame che unisce ogni creatura, un legame invisibile che crea armonia tra tutte le cose esaltando la perfezione del disegno divino e invitando l’uomo a custodirne l’unione come un bene prezioso.
Tra i doni è presente anche la morte, poiché anch’essa glorifica Dio. La sua presenza ricorda all’uomo di conservare e preservare la sua purezza fino al momento della morte corporale, garantendosi così la grazia eterna.
Con la sua semplicità, il Cantico di Frate Sole ha dato vita a una nuova poetica, basata non sulla bellezza esteriore ma sull’armonia tra interiorità ed esteriorità. La bellezza non è più una realtà aggiunta o una veste, ma l’armonia racchiusa nell’essenza della vita e che si può raccontare solo attraverso lo stupore generato dalla perfezione del creato.
È un’opera di poesia assoluta che ha influenzato numerosi artisti e scrittori nel corso dei secoli.
Tra questi Hermann Hesse, che definisce Francesco come “il saluto di Dio sulla terra”, dimostrando la persistenza del fascino francescano in pieno Novecento.
L’autore dedica addirittura un libro al “Poverello d’Assisi”, in cui fa emergere come alcuni grandi siano definiti tali non per le belle parole, ma come San Francesco “soltanto per la loro natura pura e nobile”, divenendo per l’umanità “benevole guide al peregrinare degli uomini nelle tenebre”.
Stupisce il fatto che un faro della cattolicità abbia ispirato uno scrittore protestante, ma non solo. Francesco ha affascinato numerosi scrittori atei e campioni di anticlericalismo: persino la poesia pascoliana e carducciana risentono del richiamo del santo.
Questo perché Francesco ha visto il mondo con occhi diversi, rinunciando al modo di intendere la cultura del suo tempo. Era contro la verbosità e il vuoto delle parole fini a se stesse, dimostrando che la poesia vera è quella che nasce fuori dai condizionamenti e dalle mode.
La sua preghiera è permeata da una visione positiva della natura, poiché nel creato è riflessa l’immagine del Creatore: da qui deriva il senso di fratellanza fra l’uomo e il mondo, una visione rivoluzionaria rispetto al distacco e al disprezzo per il mondo terreno, pervaso dal peccato e dalla sofferenza, tipico della tendenza religiosa medioevale.
Per questo San Francesco continua ancora oggi a rivoluzionare la Chiesa, perché il suo messaggio è intramontabile, perché non è mai stato così attuale il suo invito alla pace, alla fratellanza, al rispetto per ciò che ci circonda. Apprezzare la natura, in ogni suo piccolo dono, e imparare ad amare il mondo e il prossimo.
Imparare ad amare la vita: è questo l’esempio che ha ancora molto da insegnarci.
Il potere della semplicità abbatte ogni frontiera e apre i cuori, ed è quello che ha fatto di San Francesco d’Assisi il patrono d’Italia, padre della nostra lingua e il più Santo degli italiani.
Maddalena D’Angelo
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