Scuola pubblica: chi l’ha istituita?
La scuola è una delle istituzioni più importanti. Si occupa dell’educazione e dell’apprendimento degli studenti fin dalla più tenera età.
Oggi iscrivere i bambini è semplice, basta avere la cittadinanza, i vari documenti e si inizia il percorso scolastico. Questo perché abbiamo la fortuna della scuola pubblica, gestita dallo Stato e aperta a tutti. Le cose però non sono sempre state così. Inoltriamoci in una parentesi scolastica alquanto insidiosa.
Nel Medioevo, e per molti anni successivi, in Italia, l’istruzione era nelle mani della Chiesa. Le scuole erano quelle monastiche, in particolare l’abbazia di Bobbio era il più grande centro culturale monastico dell’intero continente.
In tali strutture si imparava a leggere e scrivere, ma era possibile continuare gli studi e specializzarsi in varie discipline come musica, medicina o astronomia.
Insomma, non erano ancora distinti i livelli d’istruzione.
Esistevano anche scuole private con lezioni tenute da maestri.
Con la nascita dei Comuni, lo Stato inizia ad entrare nelle questioni educative e nascono le prime scuole laiche finanziate dal comune stesso.
Ovviamente non immaginate la scuola odierna, ma classi di 100/150 alunni, un numero troppo elevato per un solo maestro.
Così nacquero le scuole laiche secondarie, per gli studenti che sapevano già leggere e scrivere.
Si arrivò poi al XI secolo con le prime Università, quella di Bologna in particolare.
Nel Rinascimento si assiste alla nascita di scuole comunali gratuite, un vero passo avanti per l’epoca.
C’è da dire che la Chiesa non sparì nel nulla. Durante la Riforma Cattolica furono molte le scuole ecclesiastiche che nacquero, riservate però soprattutto ai ragazzi di ceto elevato.
Una vera svolta si ebbe nel 1700, in particolare nel Regno di Sardegna con Vittorio Amedeo II di Savoia. Vennero istituite le scuole laiche statali di diversi gradi, mettendo da parte l’educazione ecclesiastica.
Seguirono poi il Ducato di Parma e Piacenza, Milano, Granducato di Toscana e i Borbone con il Regno di Napoli.
Quindi possiamo attestare che la vera scuola pubblica nacque nel ‘700, e continuerà nel secolo successivo.
Nel 1859 venne approvata la Legge Casati dal Regno di Sardegna che affermava una scuola elementare composta da due bienni e il primo era obbligatorio. Poi si poteva proseguire per due strade con il ginnasio e le scuole tecniche.
Questo fu un grande successo per la scuola italiana, infatti nel 1871 si registrò un tasso inferiore di analfabetismo.
Con la legge Daneo – Credaro, invece, durante l’era di Giolitti, l’istruzione divenne statale e non più gestita dai comuni come avveniva da molti secoli.
Durante il periodo fascista, in Italia, Gentile riformò il sistema scolastico definendo 5 anni di elementari.
L’obbligo saliva a 14 anni.
Con il passare degli anni diverse furono le riforme adottate per cercare di migliorare le condizioni della scuola, fino ai giorni nostri.
La Legge Quadro del 1997 prevedeva due cicli scolastici. Uno primario con 3 bienni per promuovere l’alfabetizzazione e le personalità dei singoli studenti. Il secondo durava 6 anni per arricchire e sostenere la cultura degli alunni iniziata negli anni precedenti.
Infine, la scuola che conosciamo oggi prevede 3 gradi scolastici e l’obbligo fino al 16 anni.
Insomma, il sistema scolastico ha avuto tantissime evoluzioni nel corso della storia. Partito sotto l’istituzione ecclesiastica, è passato nelle mani dei Comuni e poi dello Stato intero per essere modificato e promosso a favore degli studenti.
Indubbiamente la scuola deve essere accessibile a tutti e gratuita, quindi pubblica.
Questo è uno degli obiettivi che si è riusciti a raggiungere.
Martina Maiorano
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