Asta a ribasso e coltivazione: la mattanza dei lavoratori
Da molto ormai si sente sempre più parlare dei problemi nei campi agricoli.
Persone sfruttate (a volte fino alla morte) per la coltura di frutta e verdura che ogni giorno abbiamo sulle nostre tavole.
Forse da soli non riusciamo a fermare tutto ciò, ma sapere da dove provengono queste azioni disumane è importante.
L’asta a ribasso è il punto di partenza della nostra indagine.
Si tratta di un’asta competitiva, usata in Olanda per il mercato dei fiori, con procedure contrarie a quella classica. Il banditore parte da un prezzo che via via abbassa in base all’offerta minore. In Italia era usata per il mercato del pesce.
Tutte le offerte sono segrete, come in un gioco di carte, e un partecipante può farne più di una. Ogni concorrente paga una cifra per entrare e il suo obiettivo è cercare di vincere i prodotti al prezzo più basso.
Spesso si ritiene che abbiano pubblicità ingannevole o mancato rispetto delle norme sui giochi d’azzardo.
Problema fondamentale è il controllo e la trasparenza di queste aste. Capita, infatti, che si aggiudichino sempre le stesse persone i prodotti venduti.
Ma, vi chiederete, cosa c’entra questo con la coltivazione e con noi?
Beh, sicuramente quando andiamo a fare la spesa siamo a caccia dell’offerta migliore. Desideriamo pagare meno qualsiasi prodotto e i supermercati lottano per chi deve inserire il prezzo più basso e avvicinare il cliente.
C’è un problema.
Le aste a ribasso si tengono prima che l’industria compri il prodotto agricolo dal coltivatore e quindi chiuderà il contratto ad un prezzo che non è stato ancora stabilito dalla filiera agricola. I produttori dovranno sottostare al costo del prodotto già stabilito in precedenza e quindi risparmiare sulla manodopera.
La merce che andremo a trovare sugli scaffali ad un prezzo bassissimo avrà avuto invece delle ripercussioni economiche sui produttori e, soprattutto, sui raccoglitori.
Il risultato è quello di cui sentiamo parlare ogni giorno: braccianti che lavorano in condizioni disumane, con paga quasi inesistente e senza diritti.
Tutto questo per adescare il cliente con l’offerta migliore e guadagnare di più.
Nel 2019, la deputata Susanna Cenni propose una legge per vietare le pratiche vessatorie della GDO (Grande Distribuzione Organizzata). Se ciò dovesse accadere, segnerebbe un passo davvero importante per il paese, per il lavoro agricolo e per la dignità di tante persone.
Noi, nel nostro piccolo, possiamo solo cercare di muoverci e farci sentire affinché questa orrenda mattanza cessi.
L’asta a ribasso, da metodo unico e comodo, è passato a schiacciare i lavoratori agricoli fino alla morte.
Martina Maiorano
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