La più antica biblioteca civica d’Europa: la Biblioteca Malatestiana di Cesena
Sorta alla metà del Quattrocento grazie al volere di Malatesta Novello, Signore di Cesena, la biblioteca Malatestiana è perfettamente conservata negli arredi e nella collezione libraria, composta da volumi in pergamena originali.
Un lungo corridoio intervallato da venti di colonne e diviso in tre navate; l’illuminazione naturale delle finestre che, all’occhio moderno inquinato da neon e schermi, appare quasi fioca e fin troppo limitata; due file di banchi in legno, nei quali ripiani sono riposti con cura centinaia di volumi antichissimi legati ad una catena.
È in questa atmosfera affascinante che si presenta a noi la Biblioteca Malatestiana di Cesena, la più antica biblioteca civica d’Europa, inserita dall’Unesco nel 2005 nel prestigioso registro della Mémoire du Monde.
La biblioteca porta il nome del mecenate che ne volle la costruzione, Malatesta Novello (1418-1465), Signore di Cesena, uomo di grande cultura, assiduo studioso e lettore. Durante la seconda metà del secolo, Malatesta si prese carico della costruzione di una nuova libreria per il convento di San Francesco, abbattuto nel 1842.
I lavori dell’architetto Matteo Nuti cominciarono, con molta probabilità, nel 1447. Come riportato sulla robusta porta in legno posta all’ingresso della biblioteca, la Malatestiana venne inaugurata e aperta al pubblico il 15 agosto 1454.
Il convento di San Francesco disponeva di uno spazio destinato al deposito di antichi e preziosi volumi. Malatesta decise di trasformare la sala in quella che oggi è la Biblioteca, permettendo la lettura e la consultazione di centinaia di volumi delle più disparate materie: oltre allo studio delle religioni, erano e sono ancora oggi presenti libri di scienza, medicina, geografia e filosofia.
Per l’occasione furono costruiti 58 banchi appositi, detti plutei, ancora oggi conservati in perfetto stato. I plutei si compongono anche di un ripiano sul quale vengono custoditi i volumi legati ad una catena di ferro: è il primo esempio di catalogazione di una biblioteca, in quanto ogni catena permetteva agli studiosi di lasciare il libro al suo ordine originale e facilitare la consultazione a chi veniva dopo.
Nel 1461 Malatesta Novello dispose che la Biblioteca diventasse una responsabilità dell’amministrazione cittadina: con la nomina di un custode, la Malatestiana divenne a tutti gli effetti la prima biblioteca civica, d’Italia e d’Europa. Questa manovra innovativa per i suoi tempi ha permesso la conservazione della biblioteca fino ai giorni nostri, diventata a tutti gli effetti un patrimonio collettivo.
La gestione secolare della Biblioteca Malatestiana è stata brevemente interrotta dall’occupazione francese durante le campagne di conquista napoleoniche. Ogni volume e ogni pluteo fu spostato nel dormitorio dei Filippini, mentre i soldati francesi utilizzarono la sala della biblioteca come dormitorio. Le pareti furono imbiancate per la prima volta in tre secoli, cancellando iscrizioni e decorazioni originali. La collezione era, fortunatamente, in salvo, grazie al prezioso lavoro dei francescani.
È solo nel 1926 che l’intera Biblioteca Malatestiana torna alla sua postazione originale, unico caso in Italia di biblioteca rinascimentale giunta indenne a noi, nell’arredo e nella collezione. Essa è aperta al pubblico per visite guidate, la consultazione dei suoi volumi (più di 250.000, compresa l’ala moderna) è accessibile su internet, merito di un attento lavoro di digitalizzazione.
Alessia Capasso
Foto di Alessia Capasso
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