Alzheimer: Quasi… D… Imenticavo. Una nuova speranza con il farmaco di Eisai e Biogen
Il 15 maggio è morta mia nonna: quasi non mi riconosceva più, ma è vivido nella mia mente l’ultimo saluto che ci siamo scambiate, le avevo promesso di regalarle una pigotta (amava le bambole); anche se per lei non ero più io, anche se per lei io non esistevo più, io l’ho amata incondizionatamente fino alla fine dei suoi giorni.
Mi son ripetuta tante volte “ora è libera”, ed ora libera lo è davvero. Per chi come me crede e ha fiducia in una vita dopo la morte, lei ora è in cielo e vola, vola insieme alle nuvole, agli uccelli e alle farfalle.
Mia nonna era malata, malata di Alzheimer; fino alla fine ha mantenuto un barlume di lucidità, ma spesso ci ripeteva “ma è vita questa?” e noi egoisticamente le rispondevamo di sì, perché non volevamo nemmeno lontanamente immaginare una vita senza di lei.
Ma chi vorrebbe vivere una vita che non gli si calza perfettamente addosso? Una vita che a tratti è “non – vita”. Nessuno. Eppure negli ultimi anni i malati di demenza, i malati come mia nonna, sono ben oltre gli 1,4 milioni e di questi ben 600mila sono affetti da Alzheimer.
Non sta a noi, non sta a me, analizzare e trovare le cause, i fattori scatenanti della diffusione delle malattie neurodegenerative, ma è nostro dovere, è dovere di tutti, giornalisti e non, informare ed informarsi sui passi della scienza.
È di pochi giorni fa la notizia secondo cui la Fda, Food and Drug Administration, americana ha autorizzato la commercializzazione del farmaco per il rallentamento dell’Alzheimer delle aziende Eisai e Biogen.
Il farmaco Lecanemab, che sarà venduto con il nome Leqembi, è un’infusione di anticorpi monoclonali somministrati ogni due settimane: uno studio clinico di fase 3 su 1.795 pazienti ha evidenziato come Leqembi abbia rallentato del 27% il declino cognitivo dopo 18 mesi nelle persone che lo hanno ricevuto.
Secondo quanto dichiarato a NBC News da Ivan Cheung, presidente della farmaceutica giapponese Eisai, il farmaco dovrebbe costare circa 25.000 dollari all’anno (circa 24 mila euro) per ogni paziente.
Difatti attualmente i Centers for Medicare & Medicaid Services statunitensi (negli USA la sanità è privata) limitano la copertura assicurativa dei farmaci che incidono sulle amiloidi del cervello: almeno tre decessi sarebbero collegabili alla somministrazione del farmaco dopo che i pazienti hanno manifestato un’emorragia cerebrale.
Cheung ha, ciononostante, affermato che la società resta «fiduciosa» che i benefici del farmaco superino i suoi rischi. «La malattia è devastante», ha detto «e provoca una moltitudine di tumulti emotivi su tutte le famiglie coinvolte».
Ed è così: il paziente perde sé stesso, ancor prima che il corpo muoia; ed è così anche per i familiari, che vivono anche su di sé un declino interiore. Veder soffrire, fa soffrire e per quanto ci si impegni, è difficile accettare che la persona che si ha amato, non c’è più. È un lutto, un silente e lento lutto.
Antonietta Della Femina
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