La legge di Lidia Poët: il riscatto femminile
Dal 15 Febbraio Netflix ha reso disponibile la serie sulla prima avvocatessa italiana iscritta all’albo: La legge di Lidia Poët.
Matilda De Angelis, attrice ormai lanciata dopo il suo primo debutto in Veloce come il vento interpreta nella serie la protagonista Lidia Poët, che per tutta la sua vita ha dovuto lottare per esercitare la professione da avvocato, nonostante fosse laureata ed iscritta all’albo. Tutto questo solo perché nata donna.
La serie tv targata Netflix è suddivisa in 6 puntate, è regia di Matteo Rovere che ha voluto come protagonista la pupilla che ha esordito nel film Veloce come il vento: l’attrice Matilda De Angelis accompagnata da Eduardo Scarpetta.
La trama della serie è basata su una storia vera, Lidia Poët è davvero stata la prima avvocatessa iscritta all’albo degli avvocati, ma ha dovuto aspettare più di 30 anni per far sì che la sua abilitazione al lavoro fosse riconosciuta, perché rappresentava la minoranza fra i molti uomini del settore.
Una serie dunque dal genere crime e perché no giudiziario ma non manca certo il tratto romantico. Sì, perché La legge di Lidia Poët non è strettamente fedele al fatto storico, ma la sua realizzazione cinematografica ha permesso ancora una volta la testimonianza di una improbabile, quasi onirica, idea di modernizzazione della nostra società. Inoltre essendo un prodotto italiano, è stata avvalorata l’idea di un perfezionamento del cinema italiano, proponendo dunque questa miniserie che potrebbe esser un tipico capolavoro estero. La legge di Lidia Poët ha sicuramente suscitato attrazione nel pubblico internazionale merito sia della trama, che degli attori protagonisti di alto calibro come Matilda De Angelis ed Edoardo Scarpetta.
La serie Netflix è stata elaborata probabilmente con l’intento di rendere noto un fatto storico realmente accaduto, e che certamente ha preso per mano il mondo femminista, ma non è un prodotto biografico su Lidia Poët. Matilda De Angelis ha dato vita ad una Lidia un po’ troppo sfacciata, non tipicamente quello che ci si aspettava dalle donne dell’Ottocento; al contrario, si dimostra una donna quanto più simile ai giorni nostri, mentre rimane fedele l’ambientazione del capoluogo piemontese, i vestiti di scena e le carrozze come mezzo di trasporto. Questa mescolanza temporale è stata volutamente compiuta dai registi?
Sicuramente non ha reso nota ad una tra le storie più importanti per l’emancipazione femminile. Netflix ha puntato molto su La legge di Lidia Poët, la scelta però di fondere un linguaggio semplice ad una fittizia donna dell’Ottocento ha fatto senz’altro perdere l’importanza di ciò che si racconta. Diversamente viene ritenuta da Netflix una serie riuscita, si trova certamente sul podio delle più viste al mondo.
I numeri di visualizzazione ci sono senza dubbio, ma la serie è piena di scene esplicite e di un linguaggio che non appartiene ad una donna così erudita come la Poët. Più che un elogio, per non risultare perfidi, sembra quasi una parodia. La Lidia della De Angelis ha ben poco da condividere con la reale Lidia Poët.
Ciò che ne esce è sicuramente un prodotto di svago, una miniserie poco impegnativa, fresca ma che non riesce nell’intento di far conoscere ed informare.
Arianna D’Angelo
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