Oscar 2023: The Fabelmans
L’autobiografia di Spielberg, già vincitore come miglior film drammatico e miglior regia ai Golden Globe, ha ricevuto le stesse nomination anche agli Oscar.
Ha ricevuto anche le seguenti candidature:
- Miglior attrice protagonista a Michelle Williams
- Miglior attore non protagonista a Judd Hirsch
- Migliore colonna sonora a John Williams
- Migliore scenografia a Rick Carter e Karen O’Hara
- Migliore sceneggiatura originale a Tony Kushner e Steven Spielberg
I film sono come i sogni.
I sogni fanno paura.
Sì, alcuni sì, ma questo sarà un sogno bellissimo. I film sono sogni, tesoro, che non dimenticherai mai.
Inizia così The Fabelmans: con un bambino (Mateo Zoryon) impaurito dal cinema, un padre (Paul Dano) che gli spiega tecnicamente come un film arrivi sul grande schermo e una madre (Michelle Williams) affettuosa che lo incoraggia a vincere le proprie paure.
È così che con la sua camera 8mm, Sammy, inizia a filmare tutto quello che gli sta attorno: prima con la collaborazione dei fratelli, in scene fintamente horror, e poi con video quotidiani dove è presente tutta la famiglia.
Da adolescente realizza veri e propri corti usando i suoi amici come attori e modificando fisicamente la pellicola per creare effetti speciali come gli spari. Forte è per la sua formazione lo zio Boris (Judd Hirsch): è lui che lo induce a credere che tutti nella famiglia sono artisti e, di conseguenza, “portati a soffrire”. Scena che rasenta paradossalmente il comico.
La giovinezza del protagonista risulta inoltre fortemente influenzata dalla figura dei genitori: costantemente presenti in quasi tutte le scene. Inizialmente sembrano avere un rapporto idilliaco, chiaramente idealizzato dal Sammy bambino, ma col tempo, il Sammy adolescente impara a guardare la realtà per quella che è e scopre la relazione extraconiugale della madre col migliore amico, Bennie (Seth Rogen), nonché collega, del padre.
Quando la famiglia si trasferisce in California per la promozione del padre, quello che era sempre stato un idillio, per Sammy, cambia notevolmente. La madre comincia a risentire della mancanza di Bennie e della morte della madre: è quel periodo della vita in cui vengono a galla tutte le questioni irrisolte, come la carriera di pianista interrotta a causa delle gravidanze.
I genitori si separano, a scuola Sammy subisce il bullismo per essere un ebreo ed è in crisi sul suo futuro. Anche nel filmato realizzato per il ballo scolastico dimostra il suo straordinario talento nel montaggio. Prova a iniziare l’università ma non è quella la sua vocazione: lui vuole entrare nel cinema.
La conclusione è segnata dal cameo di David Lynch nel ruolo di John Ford: Sammy si reca alla CBS per un colloquio, prova ad iniziare la sua carriera lavorando in televisione. Ma il direttore comprende le sue inclinazioni cinematografiche e lo conduce direttamente nello studio del suo idolo John Ford: Sammy ne conosce tutti i film e per i suoi primi cortometraggi si è ispirato proprio a lui.
È John Ford che gli dà il primo grande consiglio professionale della sua vita: mai inquadrate una scena dall’orizzonte frontale, risulterebbe noiosa, bisogna inquadrarla sempre da sopra o da sotto. Spielberg seguirà il consiglio, a quanto pare.
L’idea del film era nata già nel 1999 dalla sorella di Spielberg, Anne, ma Steven aveva paura che ai genitori non piacesse quello che sarebbe venuto fuori sulla loro famiglia. È solo nel 2021 che Spielberg annuncia l’idea del film sulla sua infanzia tra l’Arizona e la California e inizia i primi provini per la scelta del cast.
Chi vincerà?
Lucia Russo
Leggi anche: Tár, attraverso lo specchio del potere