Il peso della farfalla di Erri De Luca
Era da un po’ di giorni che non prendevo in mano un libro, ci sono dei momenti di vero down per me, momenti in cui non trovo reale sollievo dalla lettura e preferisco fissare il soffitto o un punto fermo per lasciare liberi i pensieri, liberi di vagare e di ritrovare il loro rifugio. È la mia anima poi a farmi sentire nuovamente il bisogno di leggere, di trovare ristoro attraverso le parole di altri. Ed è ciò che mi è successo poco più di una settimana fa entrando in libreria. Ne sono uscita comprando due libri: Il peso della farfalla di Erri De Luca e Lettere a Milena di Franz Kafka. Dato il poco tempo libero ho optato per il primo avendo esso meno pagine.
Il peso della farfalla è la descrizione/narrazione degli ultimi giorni del “re dei camosci” e del suo peggiore cacciatore, un uomo. Il loro è stato un rapporto perpetuatosi negli anni, un rapporto di rabbia, rimorsi e orgoglio.
Il giovane uomo cacciatore ha ucciso la madre del re dei camosci quando esso era ancora un cucciolo, l’ha scuoiata ed è risceso a valle; il camoscio orfano e in compagnia della sorella, “si farà da solo” e conquisterà il rispetto di tutti.
È novembre, il tempo delle femmine, il tempo di duelli, il tempo dei colpi, il tempo dell’odore della polvere da sparo…
Dopo anni di fughe, e di inseguimenti, si ritrovano.
Il “re dei camosci” è uno e duo: il camoscio e l’uomo cacciatore – così chiamato nella valla a fronte dei tanti camosci uccisi – accomunati dalla solitudine.
‟In ogni specie sono i solitari a tentare esperienze nuove,” dice l’autore. E qui si racconta, per l’appunto, – attraverso varie vicissitudini che li han visti protagonisti – di questi due “animali” che si fronteggiano per una vita intera ad una distanza sempre meno percettibile, fino alla morte pietosa che li ha colti nella stessa giornata.
Una farfalla, file rouge della narrazione, perché presente in ogni momento importante, poserà le sue esili zampe sui loro corpi inermi e comincerà a scendere la neve lieve. I loro corpi saranno ritrovati intatti nella primavera successiva, l’inverno li proteggerà per tutto il tempo.
Difficile essere super partes quando si tratta di Erri De Luca, ma ci proverò. Il suo “Il peso della farfalla” non supera le 60 pagine, eppur nonostante la brevità è un libro che ha bisogno di attenzione e tempo.
È denso, compatto, ricco di phatos. I temi affrontati non riguardano solo l’eterna lotta tra natura e uomo, ma anche la difficile accettazione dello scorrere degli anni, la difficile accettazione del ricambio generazionale. L’autore di cui è innegabile la capacità scrittura, in questo testo mostra quanto dura possa essere la vita in natura, quanto la morte – un po’ a la “ ‘A livella ” di Totò – azzeri le differenze tra ricco e povero, tra marchese e spazzino, tra cacciatore e cacciato.
Il romanzo è un inno alla vita e alla morte: due amiche, complici, ma mai in compresenza. È sublime la descrizione dell’eterna lotta che vivono i due protagonisti dell’opera, così come profonda è la riflessione esortazione a “resistere” – al freddo, ai lutti, alle donne, agli uomini, alla natura matrigna, all’età – sempre a capo dritto, con il peso di una farfalla, ma con l’indole di un camoscio, di un re delle pareti che salta da un punto all’altro creando “un rammendo tra due bordi, un punto di sutura sopra il vuoto”.
Contenuto: ⭐⭐⭐⭐ (bisogna rileggere per comprendere a pieno alcuni punti)
Stile: ⭐⭐⭐⭐ (destinato a tutti, ma non per tutti)
Linguaggio: ⭐⭐⭐⭐
Antonietta Della Femina
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