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Tatuaggi: una pratica millenaria

La maggior parte degli adulti di oggi ricorderanno i mille ammonimenti sul doversi tenere alla larga dai tatuaggi, data la loro supposta vicinanza al mondo della delinquenza.

Eppure negli ultimi decenni questa pratica ha avuto non solo una rivalutazione, ma addirittura un completo cambio di prospettiva: si è trasformata in una forma d’arte a tutti gli effetti.

Ma la storia del tatuaggio risale molto all’indietro nei tempi, si parla di 5300 anni fa.

Ebbene sì, già sul corpo di un uomo preistorico, meglio conosciuto come Otzi, son state ritrovate tracce di primitivi tatuaggi creati tramite lo sfregamento del carbone sulla pelle.

Una pratica così antica non poteva non essere connessa ad un profondo significato apotropaico, ovvero di allontanamento della malignità.

Infatti anche in molte culture orientali come quella dell’Antico Egitto ci si tatuava per poter scongiurare l’attacco di animali pericolosi. Ad esempio, uno scorpione sulla gamba paventava la possibilità di sfuggire al suo veleno.

Ma ciò non valeva in assoluto.

Ed è proprio questa caratteristica a differenziare la simbologia dei tatuaggi nel corso della storia: la finalità per cui ci si marchiava la pelle.

Fra i Romani tale pratica era usata spregiativamente per poter bollare gli schiavi. Ciò assume una valenza anche molto triste, perché quando questi venivano liberati arrivavano a strapparsi la pelle pur di non vedere più l’affronto subito.

Ancora.

Col sopraggiungere del Cristianesimo a religione di Stato, l’imperatore Costantino vietò l’uso dei tatuaggi sul viso per non deturpare il volto che era creato ad “immagine di Dio.”

Ed è proprio con la religione cristiana che inizia un’epoca di censura e oscurità per i tatuaggi. La pratica continua ad essere sempre più associata al paganesimo, dimenticandosi però che prima dell’ufficializzazione costantiniana erano gli stessi Cristiani a marchiarsi per poter ricordare il loro legame con Dio.

Sempre più bistrattata nel corso dei secoli, la tatuazione sarà definitivamente associata alla criminalità con l’avvento del positivismo Ottocentesco, a seguito anche degli studi di Cesare Lombroso, famoso per i suoi ritratti del “delinquente nato”.

Ma per poter comprendere perché nel secolo scorso il tatuaggio abbia avuto una rinascita così intensa bisogna guardare al sinificato profondo che ha sempre avuto.

Ci stiamo riferendo allo stretto legame di appartenenza fra un individuo ed il suo gruppo. Non a caso, pur venendo bistrattato dalla società, nei clan il tatuaggio non aveva mai perso la sua antica finalità, ovvero quella di rito di passaggio dall’età adolescenziale all’età adulta.

Proprio per questa ragione esso ritorna in auge nel Novecento, perché col venir meno delle certezze epocali, sia sul piano etico che su quello politico, gli individui iniziano a chiudersi nella ricerca di un proprio gruppo, di un’appartenenza legata ad un bisogno antico quanto l’uomo.

Iniziando dagli hippies e dai motociclisti, il tatuaggio diviene in breve un fenomeno sempre più in voga fra i giovani.

Ad oggi la sua esibizione è arrivata ai massimi storici e ogni persona famosa fa ben mostra dei suoi tatuaggi, generando un interesse sempre più vivo, soprattutto in campo artistico.

Possiamo leggere la sua diffusione come l’ultimo tassello iniziato con la crisi dell’individuo novecentesca: crollati tutti i ponti e i gruppi certi, oggi le persone fanno mostra del proprio corpo e della propria pelle per rappresentarsi da sé.

E possiamo dirlo, ciò ha un fascino e un significato poetico inimitabile.

Santomartino Gabriel

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Gabriel Santomartino

Classe 97, aspetto di laurearmi in lettere moderne e nel mentre mi nutro di romanzi, racconti e miti come ci si potrebbe nutrire solo di ambrosia. O di una pasta al forno, volete mettere? Appassionato in maniera megalomane di letteratura, fumetti e film col segreto proposito di conoscere un giorno una formula per leggere le emozioni all’interno dell’anima. E di diventare scrittore, ovviamente. Quando le idee sono troppe mi rifugio nella natura, magari con una cioccolata calda.
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